Capitolo 34

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I giorni passavano.

La mia presentazione prendeva forma.

L'avevo quasi conclusa.

Ci stavo lavorando con impegno.

Volevo dimostrare che non ero una stupida.

Dopo la scena penosa in aula tutti mi prendevano in giro.

Ridacchiavano alle mie spalle.

Come se non me ne accorgessi.

Pensavano che fossi un'ignorante.

Che non meritassi il mio posto all'interno del corso.

Ma li avrei fatti ricredere.

Nel caso di vittoria avrei rinunciato.

Non volevo rimescolare le carte in tavola.

Ormai Giulio Conti non era affare mio.

"Amelia, usciamo a cena stasera?" mi voltai verso Pierpaolo.

Quasi tutti i momenti liberi li passavamo insieme.

A casa mia.

O a casa sua.

"Va bene".

"Pizza?".

"Certo" gli sorrisi.

Entrambi eravamo sommersi dal lavoro.

A volte Pierpaolo era distratto.

Assente.

La colpa è di quel progetto.

Il suo telefono non smetteva un secondo di suonare.

Riceveva molte chiamate.

Altrettanti messaggi.

Per non disturbarmi se ne andava in camera a rispondere.

Poi tornava con uno sguardo strano.

Inizialmente pesavo avesse problemi lavorativi.

Ma lui negava.

Dovevo preoccuparmi?

Nel frattempo non avevamo ancora parlato di noi.

Non avevamo ancora dato un nome a quello che ci univa.

"Andiamo allora, molla quei libri" sorrise.

"Grazie per prestarmi il tuo pc, il mio è talmente vecchio che per accendersi ci mette un'ora".

"Figurati, piccola studentessa" mi lasciò un bacio in testa.

Mi cambiai al volo.

Avevo ancora la divisa del bar addosso.

Ed uscimmo.

La pizzeria era vicino al Lago.

Passeggiammo felici.

L'uomo mi stringeva la mano.

Forte.

Come per rassicurarmi che sarebbe rimasto al mio fianco sempre.

Ed era quello di cui avevo bisogno.

Quando ci sedemmo a tavola notai che il nostro tavolo era leggermente appartato.

Dal nostro posto si poteva vedere il sole calare.

Era una bella atmosfera.

"Ti piace?".

"Molto".

"Questa pizzeria è di un mio amico" spiegò.

"È arredata in modo molto moderno e il punto è fenomenale per il paesaggio".

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