Capitolo 12

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"Ti ho vista allontanarti" si sedette affianco a me.

"Sì, avevo bisogno di un po' di tranquillità" mi portai le ginocchia al petto.

"Quello non è il tuo ambiente, giusto?".

Scossi la testa.

"Neanche il mio".

"Allora perché ha scelto di festeggiare qui il suo compleanno?".

"Perché i miei amici sono più giovani come avrai notato, purtroppo con il lavoro non riesco a vederli molto perciò mi andava di entrare nel loro mondo".

"Ma è il suo compleanno, dovrebbe essere libero di scegliere dove passare la serata".

Fece spallucce.

Come fosse un bambino.

Cadde il silenzio.

Non avevo nulla da dire.

E lui neanche.

Il venticello gli scompigliava il ciuffo sempre ordinato.

Con la mano se lo risistemava.

"Ha freddo?".

"Un po'".

"Tenga" mi passò la sua giacca.

Non l'avevo notata prima.

"Non dovrebbe prestare la sua giacca ad una studentessa" gli feci notare.

Mi infilai l'indumento.

Venni travolta dal profumo della sua colonia.

Era davvero buono.

Elegante.

Come lui.

"E lei non dovrebbe essere alla festa di compleanno del suo professore" sorrise.

Aveva ragione.

Non dovrei essere qui.

"Uno a uno, palla al centro" commentai distratta.

"È riuscita a trovare la stazione oggi?".

"Sì, ma c'era lo sciopero" sbuffai.

"Posso chiederle cosa è successo? Non volendo l'ho sentita parlare al telefono e sembrava irritata, poi il suo sguardo quando è rientrata in aula non era dei più sereni".

Perché mi aveva osservata?

Perché doveva impicciarsi?

"Una persona doveva venirmi a prendere all'uscita invece mi ha dato buca, così ho perso il mio primo giorno di lavoro...poi sono andata in stazione, c'era lo sciopero e alla fine ho chiamato Elisa per farmi dare un passaggio".

Più ci ripensavo e più volevo parlare con Pierpaolo.

Il suo comportamento era stato alquanto infantile.

"Colpa del suo fidanzato?".

"Cosa? No, non ho un fidanzato" puntualizzai.

L'uomo sembrò riflettere.

"Che lavoro fa?".

"Mi hanno assunta come cameriera del bar di San Costanzo, io abito lì".

"Io abito qui invece, come Elisa".

"Siamo vicini allora".

L'uomo al mio fianco annuì.

"Domani prenda l'autobus delle sei e mezzo da San Costanzo e poi scenda qui alla stazione e prenda il numero otto. Se non ricordo male dovrebbe riuscire ad arrivare in tempo per le lezioni, poi cerchi il bus di ritorno, dovrà fare lo stesso tragitto ma al contrario" disse gentile.

CartapestaWhere stories live. Discover now