Capitolo 13

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La sveglia suonò troppo presto.

Volevo spegnerla.

Rigirarmi nel letto.

E dormire ancora qualche ora.

Ma un'immagine mi balenò in testa.

La faccia arrabbiata di Conti.

Sospirai stanca.

Mi alzai lentamente.

Evitai di fare colazione.

Indossai una t-shirt dei Queen.

Sopra una felpa con cappuccio verde.

E soliti jeans strappati.

Passai in bagno per prepararmi.

Sembravo un cadavere.

Avevo delle occhiaie oscene.

Ricordo di una serata parecchio strana.

Uscii di casa quasi correndo.

Le luci dell'alba si infrangevano contro i muri delle case.

Casa di Pierpaolo era ancora chiusa.

Non era tornato.

Meglio per lui.

Mi incamminai verso la parte bassa del paese.

Lì c'era l'unica fermata dell'autobus.

Per fortuna ero largamente in anticipo.

Notai che il bar era aperto.

Passai a salutare la Betty.

Ma soprattutto a scusarmi.

"Ciao Betty, scusami per ieri davvero" quasi la stritolai in un abbraccio.

"Ehi, piccola, tranquilla, piuttosto come stai?".

"Stanca, ma bene, adesso prendo il bus e vado all'università".

"So tutto, mi ha chiamata Pierpaolo ieri" disse rompendo quel momento di serenità.

"Ah".

"Sì, mi ha chiesto se potevo andare a controllare se avesse chiuso le finestre di casa...e poi non mi sono trattenuta e l'ho rimproverato per quello che ti ha fatto" buttò lo stracciò umido nel lavandino dietro al bancone.

"Non dovevi, è una questione tra me e lui".

"Amy, non ci si comporta in quel modo" era seria.

"Lo so, ma avrà avuto i suoi motivi".

"I suoi motivi si chiamano Alessia" confessò.

"Lo sapevo che c'entrava lei".

"Lo ha obbligato a partire per Milano".

Ora si spiegava quel comportamento.

Ma parlerò con Pierpaolo.

Per chiarire.

"Ora Betty scendo alla fermata, ci vediamo per le due" le lasciai un bacio sulla guancia.

"Sì, tranquilla, buona mattinata".

Mi sentivo il cuore un po' più leggero.

Almeno la Betty non era arrabbiata con me.

Puntuale il bus arrivò.

Salii.

Il viaggio fu breve.

Ma quello seguente fu più lungo.

CartapestaWhere stories live. Discover now