XVII: palazzi

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Il treno arrivò alla stazione di Firenze alle dieci in punto e dopo essere sceso dal vagone Noah chiese a Vittorio << allora, cosa vuoi fare?>>.

<<Eh?>> rispose  confuso il ragazzo <<non avevi tipo delle commissioni da fare o delle persone da vedere?>>
Noah guardò Vittorio aggrottando la fronte e con un secco "no" gli rispose.
Vittorio lo fissò sbigottito << e allora perché avevi programmato di venire qui?>>
Noah lo guardò e poi gli disse <<così... mi mancava Firenze>>
Vittorio lo guardò negli occhi ammiccando ad un sorriso, in quel momento stava finalmente riuscendo a vedere quella sua dolcezza di cui Carolina gli aveva parlato da sempre, ma che Vittorio aveva sempre negato con supponenza e superiorità.
Noah gli sorrise e avvicinandosi al suo orecchio gli sussurrò << non sai quanto vorrei baciarti in questo momento>>. Vittorio era tentato di dirgli quello che provava veramente "fallo, ti prego, fallo ora" ma non aprí bocca e il suo cuore rimase come socchiuso, le emozioni uscivano da ogni spiffero, ma non era ancora pronto a spalancarne le ante e dirgli tutto quello che provava e come raggelandosi si limitò a guardare Noah negli occhi e ad alzare il sopracciglio destro, facendo quella sua solita e ormai distintiva espressione ammiccante.

I due allora uscirono dalla stazione e girarono per la città per qualche ora, videro tutto ciò che la città aveva da offrire. Vittorio spesso si fermava ad ammirare palazzi e opere d'arte, ma non con quella finzione ipocrita che molti suoi coetanei mostravano nei confronti dell'arte, anzi la sua era vera passione e lo si vedeva benissimo. Noah invece si limitava a cercare i più piccoli dettagli di quella grande città, i dettagli che gli ricordavano la sua Firenze: le passeggiate con la nonna, gli scorci variopinti, i vicoli in cui si nascondeva per fumare e quelli in cui invece si ritrovava spesso con qualche ragazza.
Erano entrambi concentrati dell'ammirare quella città, ma non si erano accorti che in realtà la cosa che si fermavano ad ammirare  di più erano l'un l'altro. Noah amava vedere Vittorio perdersi nell'arte e nell'architettura. Ammirava la maniera in cui nonostante la stanchezza, volesse camminare per evitare di perdersi qualcosa e il modo in cui accarezzava le colonne del palazzi, come se volesse in un qualche modo legarsi ad esse. Vittorio invece guardava la nostalgia negli occhi di Noah, il modo in cui alzava la testa al cielo, verso i palazzi, ma non per ammirare qualche dettaglio architettonico o decorativo, bensì per cercare qualcosa, come dei piccoli dettagli che avevano costituito la sua infanzia: la casa di un vecchio amico, una piazza in cui si era sbucciato il ginocchio da piccolo...
Non parlarono molto quel giorno, ma erano uniti più che mai, si guardavano e riuscivano a vedersi veramente, senza aver paura di niente e di nessuno. Erano solo loro.

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