XLIV

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Freddo, Suga sentiva freddo, dolore bruciante e tristezza, li percepiva con un'intensità tale da faticare a respirare, eppure, nonostante percepisse tutto ciò come reale non riusciva a sentirle come sensazioni realmente sue.

Nel buio questa cosa lo confuse, tutto quello che sentiva era reale, ma non gli sembrò essere realmente sulla sua pelle, fu un lampo, nell'oscurità del suo torpore un flash istantaneo, vide la figura di Jimin piangente, riverso a terra dal volto tumefatto, sussurrava il suo nome con voce flebile e disperata.

Si svegliò di soprassalto, il cuore che gli martellava il petto, il fiato grosso, si guardò attorno alla ricerca di Jimin, non trovandolo si precipitò barcollando in cucina, trovando solo J-Hope intento a guardare sovrappensiero il tramonto fuori dalla finestra.

-Dov'è?- chiese solamente, con urgenza, mentre dentro di sé crebbe il desiderio che ci fosse una qualunque scusa stupida che giustificasse l'assenza del licantropo, ma non appena il suo amico incrociò il suo sguardo si sentì sprofondare.

-Baba Jaga ha preso Taehyung e sono andati a salvarlo.- lo informò in tono mesto il suo amico, sul volto un'espressione dispiaciuta.

-Senza di me, sono degli imbecilli! Da quanto sono partiti?- domandò spazientito, il cuore che non smetteva di sbattergli con violenza contro le costole.

-Sono spariti da un giorno ormai, Namjoon, Jungkook e Jiminie non si trovano da nessuna parte e quelli del branco che erano con loro non si ricordano nulla.- gli rispose cauto, studiando attentamente ogni movimento dell'altro, come se fosse preoccupato che potesse esplodere; Suga chiuse gli occhi, espirando tutta l'aria che era imprigionata nei polmoni.

Cercò di mantenersi lucido e calmo, soffocando il terrore che Jimin stesse realmente soffrendo come aveva visto nel sonno, non immaginando nemmeno come stesse Jungkook, sperando che Namjoon li stesse mantenendo in vita entrambi.

-Non puoi andare alla loro ricerca. Sei debole, ho avvertito Seokjin, mi ha detto che ci penserà lui.- lo anticipò Hoseok, osservandolo attentamente, anche se sapeva perfettamente che quella rassicurazione non sarebbe bastata.

-E una volta incontrato Baba Jaga che vuoi che faccia? Che le chieda dove va dal parrucchiere? Hoseok sei serio? Quella è un'entità superiore, uno come Seokjin se lo mangia a colazione!- gli urlò addosso incredulo del fatto che il suo amico non riuscisse a essere scosso dalla gravità della situazione.

-Anche un umano come te.- gli fece notare gelido, Suga non gli diede corda, si morse il labbro e chiuse gli occhi, conscio che da lì non sarebbe mai uscito se Hoseok non l'avesse voluto.

-Ma io devo andare Hobi, devo farlo, non posso lasciarli morire mentre mi aspettano, lo capisci questo?- lo implorò, il tono pregno di un bisogno impellente: quello di vedere Jimin che ancora respirava e di riabbracciarlo.

-Lo capisco, ma non puoi permetterti sforzi, ti sei visto? Avrai perso tre chili nel Sogno e sei più bianco del solito e hai delle occhiaie da spavento. No, non sei al massimo della forma, non uscirai di qui.- sbottò Hoseok, perentorio, sul viso un'espressione risoluta, Suga serrò la mascella; il barista aveva ragione, ma la visione di Jimin tumefatto e dolorante per lui erano una richiesta d'aiuto più che sufficiente.

-Ho bisogno di parlare con Seokjin.- disse solamente, guardando l'amico negli occhi, che sostenne lo sguardo per qualche minuto, per poi cedere e annuire, estraendo dalla tasca il cellulare e chiamando velocemente il Master della città.

Il negromante aggrottò la fronte, interdetto, chiedendosi come mai il suo amico barista, umano, avesse il numero di uno dei vampiri più importanti della città e come mai questi gli aveva risposto all'istante, alzò il sopracciglio perplesso, cercando di carpire qualche informazione dalla conversazione, anche se essa fu normalissima.

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