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* Spazio sproloquio gratuito *

Allora in primis volevo ringraziarvi per le dodicimila letture, grazie veramente, anche per ogni commento e stellina che lasciate, adoro leggervi e non sapete quanto sia bello per me farlo.

In secundis questa settimana è stata davvero impegnativa, ho avuto varie botte e non le ho rette benissimo, quindi volevo ringraziare una persona che mi è stata molto vicina in questo momento di merda, per dirla con un raffinato francesismo.

DeboraRebai  questo capitolo te lo dedico, in ritardo, per il tuo compleanno e per il tuo sostegno, sei una persona speciale e ti meriti tutto il meglio di questo mondo, spero ti piaccia.


Jimin seguiva le schiene di Jungkook e Suga nel Bayou, percepì il familiare formicolio sulla pelle non appena ebbe messo piede nella palude, che rientrava nel territorio del branco; sentì i muscoli fremere e un estremo bisogno di correre, che soffocò, ben sapendo che era lì per tutt'altro che la caccia o le ronde per il branco.

I due umani davanti a lui piegarono verso sinistra, seguendo un sentiero che si inoltrava nel folto del Bayou, una di quelle aree che non erano di solito scandagliate dai loro turni di guardia; camminarono per qualche minuto ancora per poi ritrovarsi in una piccola radura circondata da alberi di salice e betulle, delle pietre lisce delimitavano un cerchio, al centro di esso un braciere in pietra, rozzo e pieno di cenere e fuliggine, Jimin si guardò attorno incuriosito mentre gli altri due iniziarono a agire immediatamente, con una decisione e eleganza di movimenti che, come quando aveva visto per la prima volta Suga farlo, lo Skoll trovava ipnotica.

Jungkook si lavò le mani con una bottiglia di acqua di luna per tre volte, mormorando qualcosa, poi iniziò a sistemare una tovaglia verde a nord, Suga lo squadrò e tirò fuori il suo athame.

-Dai Jungkook lascia stare il rito, ci teniamo per mano e lo creiamo energeticamente il cerchio.- lo fermò sbrigativo, porgendogli la mano, il giovane negromante si girò verso di lui, il sopracciglio alzato.

-Non esiste, non sappiamo cosa possa accadere, è meglio che facciamo un cerchio classico e chiediamo ai guardiani delle torri di mantenerlo, così qualsiasi cosa accada non avremmo problemi di cedimento e saremo al sicuro. Non sappiamo cosa possa succedere.- continuò ad allestire l'altare, tirando fuori diverse candele bianche, una nera ed una rossa, alcune ciotole, della frutta, del vino e un athame dal manico particolarmente bello, il licantropo si avvicinò curioso e allungò la mano, volendolo prendere in mano per osservare meglio gli intagli sull'impugnatura, ma Suga, che lo stava tenendo d'occhio, lo fermò, afferrandogli la mano, baciandogli poi il collo.

-No, Jiminie, non si toccano gli strumenti magici non tuoi.- gli sussurrò all'orecchio, il tono canzonatorio, il licantropo si voltò verso di lui, sul viso un'espressione confusa, per lui era un semplice pugnale, dal manico nero intagliato finemente, delle borchie ad adornarne la cima dell'elsa, per il negromante era molto di più -Vedi uno strumento magico viene trattato in modo particolare, purificato, caricato e consacrato. Diventa un nostro prolungamento, se tu lo toccassi rovineresti un lavoro complesso, gli imprimeresti la tua energia e non è piacevole. A casa ne ho uno uguale, te lo preparerò se vuoi, sarà solo tuo.- gli spiegò il maggiore, facendogli passare il braccio attorno alla vita, Jimin gli sorrise e si mise a osservare ancora Jungkook che ora stava ponendo al centro dell'altare un pentacolo in pietra.

Una volta che il giovane negromante finì di allestire l'altare e porre le candele ai punti cardinali, si tolse la camicia e così fece anche Suga, che tirò fuori dal suo borsone della tintura mista di erbe rossastra, entrambi si dipinsero dei simboli sulla pelle che il licantropo non conosceva, restò muto e in timoroso silenzio, sentendo nell'aria quell'aura di sacralità che la rendeva elettrica e palpabile.

Coiled SoulsWhere stories live. Discover now