XI

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ATTENZIONE!

Siccome ho ricontrollato gli appunti mi sono accorta di un errore, ebbene si mi vorrei defenestrare.

E' un errore di termini, perché io ho fatto la splendida e mi sono fidata della mia memoria, ignorando il fatto che la mia età cerebrale è di circa ottant'anni ewe.

Jimin è lo Skoll di Namjoon, non l'Ulfric, che è in realtà come chiamano l'Alfa nell'universo di Anita Blake, mi sono confusa con il termine Fenrir, pensando fosse quello il termine riferito all'Alfa.

Quando leggerete avrò già corretto la faccenda, vi chiedo scusa, non è da me, di solito controllo seimila volte ma ho pubblicato questa fanfiction in un impulso e fidandomi, ahimè, della mia scadente memoria.

Vi chiedo anche mille sorreh per il ritardo di aggiornamento ma ho avuto mille vicissitudini sia lavorative che personali, quindi pubblicherò due capitoli di seguito per farmi perdonare.

Grazie a tutti, vi sono davvero grata che leggiate ciò che scrivo.

Ve se ama, Besos.


Jungkook saltellava contento con il suo Gris Gris al collo, felice di essersi composto da solo il suo amuleto, anche se sotto la supervisione del suo maestro, J-Hope tirò fuori i popcorn dal microonde, l'aria  pregna dell'odore invitante dello snack.

Entrambi stavano aspettando che Suga riemergesse dalla soffitta, dove aveva buttato tutte le cose di zia Sage

-E' possibile che non abbia nemmeno una ciotola?- si lamentò il barista, impegnato a cercare un contenitore abbastanza grande da contenere i popcorn, il minore aggrottò la fronte.

-Ma gli avevamo regalato quella grande fatta come la confezione del cinema.- borbottò perplesso, alzandosi dal divano, dirigendosi verso la cucina per dare man forte nella ricerca.

La casa di Yoongi non aveva un granché di accessori o personalizzazione, solo due foto di gruppo tra loro, una di zia Sage che raccoglieva erbe nel suo orto nella casa vicina al Bayou, i magliaia di spartiti sparsi qua e là, due posate, quattro bacchette coreane, due piatti, fine. Solo la piccola credenza nel salotto era piena di oggetti esoterici e ricordi che Suga accatastava disordinatamente al suo interno, lì teneva anche le poche cose a cui era affezionato.

Degli sbuffi provenienti dalle scale che portavano alla mansarda annunciarono la discesa del maggiore che una volta arrivato in salotto scagliò malamente lo scatolone sul tavolino da tè davanti al divano con un grugnito.

-Dalla casa di zia ho recuperato solo questo.- brontolò, inarcando la schiena, infastidita dallo sforzo, gli altri due si voltarono

-Solo?!- esclamarono all'unisono, vedendo la scatola dalle dimensioni di Suga, dietro di loro tutti gli sportelli della cucina aperti, il negromante inarcò un sopracciglio.

-Ma che succede?- domandò spaesato, gli altri due si guardarono.

-Stiamo cercando una ciotola per i popcorn.- spiegò J-Hope, Suga formò una piccola o con le labbra, dirigendosi sicuro nel mobile del salotto dove teneva le cose a lui più care, tirò fuori la ciotola che gli avevano regalato a Natale, entrambi lo guardarono sornioni, soddisfatti che tenesse così tanto a un loro dono.

Suga dimostrava raramente i suoi sentimenti a parole, inoltre i suoi atteggiamenti erano sempre duri, ma alle volte faceva piccoli gesti come quello, totalmente inconsci, che facevano intuire quanto tenesse a una persona.

J-Hope versò i popcorn nel contenitore mentre Suga iniziò ad aprire lo scatolone, deglutì, senza farsi vedere, sapeva che lo scavare negli appunti di zia Sage avrebbe risvegliato la sua malinconia per la perdita. Dopo che era stato costretto a lasciare la Corea lei era stata l'unica persona a conoscere il suo nome, l'unica a consolarlo nelle notti dove piangeva in silenzio per il dolore della separazione dai suoi genitori, dalla sofferenza che veniva dal sapere che era diverso, diverso e potente.

Coiled SoulsWhere stories live. Discover now