XXV

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Jungkook tamburellava le dita sul bancone, il viso era appoggiato sul braccio, lo sguardo fisso sul bicchiere sfaccettato. Era irrequieto, il fatto che Suga fosse fuori senza di lui e, soprattutto, dopo che il suo specchio di ossidiana si era rotto era inaccettabile, J-Hope si allungò sul bancone incontrando lo sguardo perso del minore.

-Jungkook dovresti fidarti di Namjoon.- gli disse inaspettatamente, il giovane negromante aggrottò la fronte.

-Detto da te suona strano, non eri tu quello contro al fatto che Suga socializzasse con i licantropi?- domandò perplesso, il barista annuì, per poi incrociare le braccia e posarle sul bancone, appoggiandoci il mento.

-Vero, ma tra tutti loro Namjoon mi sembra il più affidabile, quindi stai tranquillo. Poi, se vogliamo dirla tutta, non eri tu quello a favore del fatto che uscisse con Jimin? Invece non fai altro che scontrarti con lui?- puntualizzò con un sorriso malizioso.

-Il fatto che io voglia che Suga se la spassi- dato che se lo merita- non vuol dire che Jimin mi vada a genio.- commentò facendo spallucce, J-Hope scosse la testa.

-Suga non ha bisogno solo di spassarsela, ma è testardo come un mulo e non vuole nemmeno pensare di accettarlo, tuttavia è la sua vita e ha il diritto di fare ciò che vuole.- constatò J-Hope, rialzando il busto.

-Vero, però non smetterò mai di dirglielo, non sia mai che prima o poi mi dia ascolto.- entrambi si guardarono negli occhi per qualche secondo, per poi ridere alla battuta di Jungkook.

In quell'istante il suo cellulare squillò, lo tirò fuori e appena vide il nome sul display deglutì, Mark lo stava chiamando.


Di nuovo Jungkook si trovò su una scena del crimine, aspettava appoggiato alla macchina mentre osservava la tipica villetta dallo stile francese appena fuori dalla città, il giardino rigoglioso pieno di alberi non era recintato, le acque del Mississippi che scorrevano poco più in là, il rumore assordante del frinire dei grilli non lo distrasse dal fatto che, in quella casa, probabilmente, c'era stato un altro massacro, esattamente come il precedente, il giovane negromante serrò le labbra pregando non ci fossero altri bambini coinvolti.

Era in attesa di Suga, avevano deciso che ad un nuovo attacco avrebbero visto la scena del crimine assieme, magari il suo maestro avrebbe potuto notare qualcosa di più, data la sua esperienza. Sentì il suono inconfondibile del motore dell'Impala e si girò verso quella direzione, l'auto si fermò di colpo, a qualche metro di distanza, uno Suga alterato scese per poi sbattere la portiera, Jungkook vide il viso di Jimin nel sedile del passeggero e aggrottò la fronte, appena il licantropo si mosse per scendere, il suo maestro sbuffò.

-Che succede?- domandò con la fronte aggrottata, il negromante lo fulminò, limitandosi a prendere un fucile a canne mozze dal bagagliaio, Jimin si diresse verso Jungkook, il viso preoccupato.

-C'è odore di sangue.- disse, guardando la casa che avevano davanti con intensità, i lampeggianti della polizia coloravano i pannelli di legno bianchi di rosso e blu, rendendo la scena ancora più inquietante.

-Speriamo che lo stronzo sia ancora in giro perché ho davvero voglia di sparare a qualcosa.- commentò ringhiando Suga, per poi sorpassarli e dirigersi verso la casa a passo svelto, il giovane negromante guardò interrogativo il licantropo.

-Non gli va a genio l'ordine che mi ha dato Namjoon.- spiegò Jimin, iniziando a seguire il maggiore, mentre con lo sguardo scandagliò la zona, Jungkook gli si affiancò.

-Che ordine?- chiese curioso, guardando Jimin, ma fu Suga a rispondere, mentre alzava le mani davanti ai poliziotti che gli avevano intimato di lasciare l'arma a terra, cosa che, ovviamente, non aveva fatto.

Coiled SoulsWhere stories live. Discover now