XLV

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Jimin era riverso a terra, gli occhi fissi sul muro di ossa, la sensazione bruciante dell'argento sulla sua pelle ormai era diventata così insopportabile da lambire la sua sanità mentale, alzò lo sguardo verso Namjoon in lacrime, che era intento a cullare tra le braccia Jungkook, febbricitante e privo di sensi a causa del processo di trasformazione.

Erano stati trascinati con forza in un'altra stanza, più ampia, al cui centro c'era un altare, anch'esso fatto di ossa, come ogni cosa presente in quello schifo di posto, aveva provato a resistere, ma l'unico risultato fu che la strega lo aveva percosso con una barra d'argento, aumentando la sua sofferenza e fratturandogli anche qualche costola.

Lo Skoll avrebbe voluto avere una speranza, ma non ne aveva più alcuna, la sua unica possibilità era uscire di lì con Taehyung, non voleva nemmeno che Suga si avvicinasse, sarebbe morto e lui non voleva assistere a una cosa del genere, pensò che morire era sicuramente l'unica soluzione possibile, solo avrebbe preferito farlo velocemente.

Ci fu un boato e Jimin sbiancò, perché voleva dire una sola cosa, provò ad illudersi tra il dolore bruciante e la paura, che non era ciò che temeva di più, ma lei apparve, il freddo riempì la stanza e il licantropo iniziò a piangere in silenzio. Suga stava arrivando, il suo incubo si stava avverando.

La porta esplose e volò via, completamente scardinata da un'impulso di energia inarrestabile, che non appena investì la stanza, tolse qualsiasi speranza a Jimin, la riconobbe immediatamente ma non riuscì ad esserne felice, Suga era lì e non avrebbe mai dovuto esserci.

Il negromante entrò a passo deciso, completamente vestito di nero, lo sguardo glaciale, la pelle bianco porcellana, Jimin non poté fare a meno di pensare quanto fosse bello, ma terribile allo stesso tempo.

-Suga vattene, ti prego.- mormorò supplichevole, cercando di sedersi, Suga si voltò verso di lui, gli sorrise dolcemente, nonostante provasse una sofferenza inenarrabile a vederlo ridotto così.

-Andrai via da qui, non ti preoccupare.- lo rassicurò, il tono fermo e senza nessuna inflessione di dubbio.

-Non credo.- insinuò gelida Baba Jaga, che camminò lenta verso di lui, il negromante si voltò, fulminandola con lo sguardo.

-Cosa vuoi?- chiese Suga, secco, anche se sapeva perfettamente cosa volesse e cosa dovesse fare.

-Il tuo nome e la tua data di nascita, così potrò finalmente assorbire il tuo potere.- disse con voce acuta, sorridendo in modo inquietante, unendo le mani sul grembo coperto dall'armatura di pietra -Ho provato a chiederlo a colui che ami, ma non ne era a conoscenza, così come il tuo protetto e il tuo amico. Sei prudente.- constatò allegra, ma su di lei, con quel suo tono acuto e innaturale, risultò macabro, tanto da far rabbrividire i presenti.

-Non posso farne a meno.-

-Dimmelo e li libererò, lo sai che non puoi nulla contro di me, lo hai già visto, accetta la tua morte e rinascerai Grande.- il tono della strega cambiò, non fu più acuto e fastidioso, ma profondo e vischioso un pozzo senza fine.

Suga chiuse gli occhi e inspirò, l'urlo di Jimin che lo pregava di andarsene e di lasciarlo lì a morire gli straziò l'anima. Sapeva perfettamente che Baba Jaga aveva ragione, non poteva competere con lei, d'altronde aveva assorbito tutta l'intera Congrega di New Orleans, Suga era potente, ma lei era antica e senza pietà.

-D'accordo, te lo dirò, avrai il mio potere, ma loro usciranno di qui, ora.- cedette, la rassegnazione scolpito sul suo volto, Jimin lo pregò, in pieno terrore; il negromante in una muta richiesta fece cenno verso i licantropi e il suo allievo, la strega capì subito e annuì.

-Pochi minuti.- concesse parca Baba Jaga, guardandoli glaciale.

Suga si avvicinò a Jimin velocemente, gli prese il viso tra le mani, appoggiò la sua fronte su quella dell'altro e lo baciò dolcemente, il sapore di sangue e del salino delle sue lacrime gli riempì la bocca, spezzandogli il cuore.

-Suga no, vattene ora, non farlo.- lo implorò il licantropo, la voce rotta dal pianto, il petto scosso dai singhiozzi, non voleva credere a quello che stava vedendo, non poteva credere che Suga si stesse arrendendo.

-Jimin, ascoltami, ti prego.- Suga parlò con voce calma, tranquilla -E' così che deve andare, mi ascolti? Ho avuto una profezia, lo sapevo, mi devo sacrificare...- cercò di spiegargli, ma più parlava più Jimin si sentiva annegare nella disperazione, non riusciva a sentire quelle parole, non nell'esatto momento in cui poteva percepire il suo cuore battere all'unisono con quello del negromante.

-NO! No, no... non è vero, non posso...Suga non posso sopportarlo.- lo interruppe urlando, aggrappandosi a lui con le mani insanguinate, il negromante gliele baciò teneramente, inspirò cercando di richiamare a sé una forza che, guardando il licantropo che lo supplicava, non sapeva dove trovare; aveva paura, ma la cosa che lo terrorizzava di più di qualunque altra era perdere Jimin, non la sua vita.

-Lo sai cosa siamo io e te? Siamo Fiamme Gemelle, è una cosa unica e bellissima, ma...c'è un ma, non è un'unione facile. Le Fiamme si devono separare, è proprio della loro natura, una di loro deve farlo, per poi tornare e riunirsi di nuovo, per sempre. E' un percorso e io, io mi separo da te, per tornare. Nella prossima vita io sarò lì, ti sceglierò, ti sceglierò sempre.- provò a spiegare, disperatamente, le mani tremanti sul viso del licantropo, che lo guardò completamente perso, le lacrime che continuavano a rotolargli sulle guance.

-Cosa stai dicendo? A me non interessa un cazzo, perché non capisci che io non voglio nessun universo dove tu non sia presente.-rantolò Jimin al colmo della disperazione, gli sembrò che il cuore gli si stesse lacerando, entrò in apnea, la paura di perdere Suga era tale da impedirgli anche una funzione così vitale come il respiro.

-Lo so Jimin, provo la stessa cosa perché io ti amo e ora, ora ti dirò una qualcosa che non ho mai detto a nessuno, ma tu mi devi promettere una sola cosa. Vivi, so che soffrirai, non mi illudo che non sia così, ma tu mi devi promettere che sopravviverai e la ucciderai aiutato da Jungkook e Namjoon. Promettimelo.- ora era il negromante a supplicare Jimin, che si bloccò, di nuovo si guardarono negli occhi, entrambi stavano piangendo, entrambi stavano soffrendo, dentro di loro la consapevolezza straziante che dopo quella notte non si sarebbero più visti, che nonostante si amassero e non ci fosse mai stato nessuno nella loro intera esistenza che li facesse sentire amati esattamente come quando stavano l'uno accanto all'altro, erano destinati a separarsi.

Suga si avvicinò all'orecchio di Jimin, gli lasciò un bacio leggero, poi la sua voce bassa e roca gli accarezzò il lobo Mi chiamo Yoongi, sono nato il nove Marzo e in questa vita ti amo, esattamente come ti amerò in tutte le vite che vivrò.

Il negromante si alzò di scatto, sapendo che se fosse rimasto vicino a Jimin un secondo di più non sarebbe più riuscito a lasciarlo andare, le lacrime continuavano a scivolare sulle sue guance, inesorabili e mute, lo sguardo carico di dolore, con quelle parole gli aveva consegnato tutto sé stesso.

-NO, NO...- Jimin riprese a urlare, cercò di alzarsi, ma non ci riuscì.

Taehyung era entrato di soppiatto, richiamato dalla strega, li aveva aggirati mentre erano concentrati su loro, ciechi a qualsiasi altra cosa, non se n'erano accorti, colpì forte lo Skoll alla nuca facendogli perdere i sensi, Namjoon lo insultò sonoramente, ma Suga alzò la mano facendolo zittire.

Il negromante e la tigre si guardarono intensamente, senza dire una parola Taehyung prese in braccio Jimin, tirò su malamente Namjoon e poi, frettolosamente si avviò verso l'uscita.

Il negromante sentì il rumore dei loro passi che si affievolirono piano, non ebbe bisogno di guardare dietro di sé per sapere che la parete si sarebbe ricostruita, non appena aveva messo piede nella casa d'ossa aveva saputo di essere in trappola.

Baba Jaga era davanti a lui, sorridente, in modo inquietante cambiò il suo aspetto sotto gli occhi di Suga, prendendo la sua forma originaria, quella di una vecchietta gobba, dagli occhi chiarissimi e antichi, la stessa vecchietta che aveva visto al Black Cat.

-Quindi? Il tuo nome, negromante?- gracchiò la strega.

-Yoongi, il mio nome è Yoongi.-

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