t w e l v e

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A normal morning routine

-sei mattiniera, Carolina- disse Harry entrando in cucina con la faccia ancora assonnata ed il pigima addosso, aveva addirittura il segno delle grinze del cuscino sulla guancia.

Elena era girata verso i fornelli, peró si voltó per guadarlo.
I capelli spettinati, i tatuaggi che uscevano dalla maglietta e quelli che si intravedono. Tutto fece riaccendere la passione di lei che si era consumata ieri notte.
-la miglior cura per i postumi sono i miei pancake con il cioccolato- gliene mise tre sul piatto e poi ci spruzzò una buona dose di nutella e sciroppo di acero.

-grazie, la mia testa sta scoppiando- le si avvicinó e ancora assonato si domandó se la ragazza ricordasse qualcosa della festa.
-no...umh, grazie a te. Immagino non sia stato facile portarmi a casa da ubriaca sotto la neve, mettermi a letto e farmi indossare un pigiama-
-quella è una mia maglietta, in aggiunta ti ho anche tolto il trucco con le salviette che avevi in bagno e ti ho lavato i denti. Hai idea di quanto sia difficile passare lo spazzolino tra i denti di una persona che continua a tenere la bocca chiusa perché è addormentata?-
-oh, wow- disse lei sgranando gli occhi, la situazione si stava aggravando.
-non c'è di che, miseriaccia, questi pancake sono i migliori che io abbia mai mangiato- sembrava davvero un bimbo felice mentre mangiava la sua colazione.

-ricordi qualcosa di ieri notte?- le chiese mentre anche lei si accingeva a mangiare.
-oh sì, ogni singolo dettaglio- parló con la bocca piena.
-anche il ditalino che ti ho fatto?-
Per poco lei non si strozzó con un pezzo di puncake.
Tossicchió per un bel pezzo prima di riprendersi.

-sì anche quello, tranquillo, prima o poi ricambieró il favore- si avvicinó pericolosamente a lui e appoggió la mano molto vicino al suo inguine facendogli l'occhiolino.
Lui risucchió un respiro per non cedere alla tentazione di scoparla lì sull'isola della cucina, ancora ricordava i gemiti contro il suo orecchio.

Lo sguardo le cadde sulle labbra, erano più rosee e sembravano più appetitose di ieri notte.
Voleva terribilmente baciarle e morderle. Ricordava ancora il sapore della vodka su di esse. 

-oh scusate ragazzi, non volevo interrompere niente, me ne vado- entrambi si allontanarono dall'altro appena sentirono una voce.

-che vuoi Felicia? Di solito ti tieni lontana dalla cucina prima di mezzogiorno- esclamó sarcastica la sorella.
-stanotte, mentre tornavo a casa dal club ho visto questa fantastica tinta per capelli così stamattina sono tornata a comprarla, non è che la vorresti applicare? Ho già chiesto a Javi e mi ha mandato a fare in culo in qualsiasi lingua-
-non può andare dalla signora Johnson?-
-è mezza cieca, in caso tu non lo ricordi-
-e va bene, sorellina cara- roteó gli occhi al cielo.

Elena osservó la scatola della permanente, voleva farsi davvero i capelli rosa confetto? La sua sorellastra era davvero matta da legare.

Inizió ad applicare la tintura, non era mai stata brava con i pennelli grandi (era più abituata a quelli del trucco, decisamente più piccoli), così decise di stenderla direttamente con le mani coperte dai guanti.

Il tutto sotto lo sguardo di. Harry che cullava un Joaquin davvero spaventato dai capelli strani della mamma, finchè non si addormentó.

Allora andó a giocare sul divano con le sue sorelline Carolina e Margarita

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Allora andó a giocare sul divano con le sue sorelline Carolina e Margarita.

Tra varie risate finì la seduta di parrucchiera improvvisata nella loro cucina ed andó a cambiarsi, avrebbe passato quasi tutta la mattina fuori con Harry

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Tra varie risate finì la seduta di parrucchiera improvvisata nella loro cucina ed andó a cambiarsi, avrebbe passato quasi tutta la mattina fuori con Harry.

-allora, dove mi porti di bello, cara fidanzatina?- chiese ironico lui calciando una montagnola di neve sul marciapiede.
Era stata creata dalla macchina spazzaneve che era passata quella mattina presto.

-che ne dici di andare al campo dal basket e fare due tiri? Lì sicuramente troveremo qualcuno per giocare in squadra-
-va benissimo, ma io sto già morendo di fame e sono solo le undici del mattino-
-santo cielo sei impossibile, vorrà dire che prima di andare da mia nonna ci fermeremo a qualche diner-
Lui le prese la mano intrecciando le loro dita ed insieme camminarono verso il posto del giorno prima.

-non serve che tu lo faccia. I giornalisti hanno paura a venire nel South Side-
-cosa? Perché?-
-essere derubati, finire nei casini con le bande locali, quelle cose lì- alzó le spalle ed in lontananza intravide la collina di ieri pomeriggio.

C'erano dei ragazzi in pantaloncini corti seduti sul cemento ghiacchiato del campo.
-ci avevo visto giusto, ieri sera eri alla festa! Mi hermosa- un ragazzo venne ad abbracciarla.
-anch'io sono felice di vederti, Rafael, ma lasciami respirare-
-il culo bianco chi è?- gridó un tipo di colore con fare minaccioso. Aveva appena mollato la palla da basket con cui stava giocando.
-sta' calmo Jabal, è il mio fidanzato Harry-
-è uno a posto, quindi-

Fece la conoscenza dei ragazzi che si rivelarono davvero simpatici e alla mano, nonostante fossero diffidenti al primo impatto.
L'inglese aveva capito che crescendo in quel quartiere si imparava a fidarsi mal volentieri del mondo.

Giocarono con loro per un po', in realtà il riccio se ne stava seduto a guardarli, fino a quando i due amici non furono costretti ad andarsene, ma lasciarono a loro la palla.

-vuoi fare uno scontro uno contro uno?- chiese Elena facendo roteare il pallone solo sull'indice, come i professionisti.
-sono una schiappa nel basket- si alzó da terra pulendosi dalla neve.
-non puoi dirlo, sono sicura che non ci hai mai giocato- rise.

Le dinamiche furono circa queste, Elena faceva canestro da una parte e dall'altra ridendo e Harry che le correva dietro per cercare di starle al passo. Senza successo, ovviamente.

-sono morto, dammi tregua, Carolina- ansimó con il fiatone. Sembrava stesse per esalare i suoi ultimi respiri.

-forza, lancia il pallone su quel terrazzo e ti porto a mangiare il miglior Hot Dog di tutta Chicago-
-non è newyorkese?-
-mi offendi così, dai, lancia la palla al terzo piano: lì abita Jabal-

Harry fece come gli era stato detto, solo che la palla da basket non finì in un terrazzo del terzo piano, bensì contro il vetro di una finestra, che ruppe, al quarto piano.

-oh merda- esclamó lui.
-oh merda, sì! Quello è l'appartamento del poliziotto che mi ha arrestato per aver fatto la stessa cosa tre anni fa. Corri, Harry, corri!- esclamó e gli prese la mano proprio nello stesso momento in cui un uomo grande e grosso si era sporto a controllare.

Scapparono il più velocemente possibile, passarono davanti alla piscina comunale di ieri notte e proseguirono fino ad un vicolo stretto e sudicio.
-Gesù, devo riprendere fiato- annaspó Elena mentre si appoggiava al suo petto con la testa.

That girl from Carolina- Harry Styles Where stories live. Discover now