QUIDDITCH-quidditch

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I giorni e le settimane passarono molto velocemente tra quelle mura che ormai sapevano di casa per tutti gli studenti.

Dorea si stava guardando allo specchio , osservando con attenzione la sua corporatura abbastanza adatta per un campo da Quidditch.
Quell'estate si era allenata come una matta, facendo tanto esercizio sotto il sole cuocente ed e imparando varie mosse utili sul campo, ma il suo unico problema era la sua famiglia che a quanto pareva non voleva assolutamente che una ragazza purosangue giocasse ad un gioco così rozzo adatto più ai ragazzi. Lei era una Black ed essendo una donna le era vietato fare molte cose. In molti momenti odiava la sua famiglia, si sentiva oppressa e schiacciata da quel peso che solo una ragazza purosangue poteva capire, doveva essere sempre al top, andare ai balli, fare inchini, farsi baciare la mano da vecchi e luridi strampalati, ma le due cose più importanti rimanevano la buona educazione e la purezza del sangue.

Passò una mano tra i lunghi capelli neri, scostandoseli per metterli di lato.
Si avvicinò allo specchio chiudendo gli occhi per poi sbarrarli per guardasi da sola dritta negli occhi.

Scorse determinazione e tanta voglia di fare, ma sotto ciò, dietro le sue scure pupille, si celava un velo di paura, paura di fallire e umiliarsi.

Indossò la divisa di prova che le aveva consegnato svogliatamente Gray la settimana prima e uscì nel sole pomeridiano.

Nessuno animava i prati, fatta eccezione per qualche gufo che cinguettava debolmente dalla guferia.
Scorse in lontananza il campo di Quidditch e vedendo tutte quelle persone che si erano presentate quella mattina per i provini le fecero salire l'ansia fino alle stelle; si avvicinò con aria determinata alla piccola folla e con un po' di stupore notò che nessuna ragazza era presente oltre a lei.

«Vedo che alla fine ti sei presentata» disse Edward Gray squadrandola.

«Vedo che alla fine sei il solito arrogante» ribatté alzando un sopracciglio.

Edward gli voltò le spalle e iniziò a parlare dei requisiti necessari per entrare nella squadra, di alcune tecniche e della squadra di Grifondoro, che per due anni di fila aveva vinto la coppa.

I provini per Dorea andarono bene, sentiva l'adrenalina lacerarle le vene ogni volta che le veniva bene una tecnica oppure quando sentiva l'aria nei capelli. Sentiva dentro di se una sorta di elettricità per il Quidditch, ogni volta che lo praticava si sentiva libera ed era il suo modo per sfogarsi. Non sapeva perché non si fece mai avanti prima per la squadra dei Serpeverde, forse un velo di insicurezza si celava dietro quelle pupille nere, ma con se aveva la determinazione, l'ambizione e tutte quelle qualità per diventare ciò che voleva essere.
Non c'erano dubbi, la Black era davvero portata per quello sport, il suo fisico agile le permetteva di muoversi velocemente e di scattare quando era opportuno, ma purtroppo Gray sembrava cieco, il suo essere una femmina le era d'ostacolo, ma nonostante ciò non voleva arrendersi, voleva far rosicare il mondo, voleva dimostrare che le sua capacità valevano davvero qualcosa e anche tanto.

Anche Aiden e Abraxas facevano parte della squadra ed entrambi erano molto bravi, soprattutto Aiden che aveva una tale agilità da fare quasi invidia ad un battitore professionale.

Sudati ed un po' affaticati tutti i partecipanti, uno dopo l'altro, scesero dalle loro scope, camminando verso la parte del campo dove il capo squadra li stava piano piano valutando.

«Il  cercatore sarà scelto da me e della mia squadra che è laggiù- disse indicando dei ragazzi sugli spalti- oggi stesso, ma la persona scelta verrà annunciata tra un mese nella sala comune».

«Un mese?!» Esclamò un ragazzo.

«Nessun fatto personale, solo per il gusto di tenervi sulle spine» rispose Edward tirando sù un angolo della bocca.

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