34. Non averti mai incontrato

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ABIGAIL

Riposi anche l'ultimo dei biglietti di condoglianze che, da due giorni, non facevano che arrivare da parte di tutti coloro che non avrebbero potuto partecipare al funerale di mio padre e non riuscii a trattenere una lacrima al pensiero che mio padre non ci fosse più ma, anche per il fatto che la maggior parte dei suoi cosiddetti "amici" avessero trovato il tempo per un ultimo saluto. Era una delle cose più tristi in quelle circostanze. Oltre al fatto che tutti non facevano che rivolgersi a me con appellativi come "Duchessa" o "Vostra Grazia".

Il silenzio straziante nel quale mi ero abbandonata, venne interrotto dalla domestica che mi stava aiutando. <<Vostra Grazia, date a me>> mi sorrise gentile e piena di compassione. 

Non sopportavo quel trattamento. Non ero io la vittima ed era normale che soffrissi. Volevo solo essere lasciata in pace.

Mandai giù l'appellativo che la donna aveva appena utilizzato e mi concentrai su altro. <<Mia madre ha intenzione di venire a darmi una mano?>> domandai infastidita.

<<Lei è... molto addolorata per la perdita di Vostro padre>>.

Sorrisi amaramente. <<Questo però non le ha impedito di mentirmi spudoratamente da quando sono tornata a casa. Avrebbe potuto dirmi quanto mio padre fosse grave!>>.

Non ce l'avevo con lei. Con qualcuno però dovevo prendermela.

<<Loro hanno pensato che per il Vostro bene fosse meglio non sapere niente. La precarietà della salute del Duca era di dominio di chiunque qui>> spiegò imbarazzata e forse leggermente spaventata.

<<Tranne della figlia, complimenti! Secondo te è stato un bene per me non sapere nulla?! È stato molto meglio passare gli ultimi giorni di vita di mio padre a conoscere pretendenti dal sangue blu, giusto?>>. Ero furiosa, non con lei poverina. Mi stavo solo sfogando su quella ragazza invece di farlo con colei che lo meritava davvero. Giorni sprecati ad imparare nomi di uomini senza la minima personalità. Tutti uguali e con la stessa probabilità di essere scelti dalla sottoscritta. E, tanto per essere chiari, le loro possibilità erano inesistenti.

<<Vostra Grazia, i-io n->>.

<<E smettetela di chiamarmi così! Aspettate almeno di aver sotterrato mio padre prima di affibbiarmi questi inutili appellativi!>> la interruppi sul punto di scoppiare. L'esaurimento nervoso era alle porte e, con lui, anche la crisi di pianto. Avevo davvero bisogno di lasciarmi andare ma non l'avrei mai fatto davanti alla servitù.

Con un po' di incertezza sentii qualcuno bussare alla porta. Feci dei respiri profondi, sperando di riuscire a calmarmi e di recuperare un po' di contegno. Sembravo una pazza e mancavano solo poche ore al funerale. Dovevo darmi una regolata, ormai ero io il volto della nostra Casata.

Il maggiordomo entrò non appena gli diedi il permesso. Aveva un'aria desolata e sapevo che se non fosse stato assolutamente necessario, non mi avrebbe disturbata.

<<Perdonate, Duchessa, ma c'è un uomo all'entrata che desidera parlarvi>>.

Sorvolai sul modo in cui mi aveva chiamata per concentrarmi sul fatto che a mia madre non fosse ancora entrata in testa la mia volontà di non vedere nessuno dei suoi pretendenti quel giorno. Ero in lutto.

<<Qualunque sia degli uomini scelti da mia madre, ho già detto che non avrei visto nessuno. E, se proprio ci tiene a farmi le condoglianze, potrà venire al funerale questo pomeriggio>>.

<<Non è uno dei Vostri pretendenti>> si affrettò a spiegare imbarazzato. <<A dirla tutta non so chi possa essere ma, sembrerebbe americano>>.

La Principessa Che Non Credeva Alle FavoleWhere stories live. Discover now