7. Mio figlio è scomparso

3.9K 197 32
                                    

ABIGAIL

<<Papà mi ha lasciato davanti al cancello e se n'è andato, così io non sono entrato...>> finì di raccontarmi il bambino sotto la mia espressione tra il basito e il panico totale.

Ero seduta accanto ad un bambino che non solo era scappato da scuola ma che probabilmente stavano tutti cercando. Ci mancava solo che mi arrestassero accusandomi di averlo rapito.

<<Non lo dirai a papà, vero?>> mi scongiurò poi congiungendo le mani davanti al viso.

<<William, ma sei impazzito?! Tuo padre sarà preoccupatissimo e anche se non sarà il miglior padre del mondo, hai sbagliato scappando in quel modo! Adesso sarai in un mare di guai ed io con te!>> sbottai in ansia per le conseguenze che tale gesto avrebbero provocato.

<<Ma tu non hai fatto nulla. Sono stato io a scappare...>>.

<<Will, questo non c'entra niente. Sai che ti poteva accadere qualsiasi cosa? È molto pericoloso quello che hai fatto!>>. Ero desolata di doverlo sgridare ma le sue azioni erano state molto rischiose per lui. Era solo un bambino, doveva dar retta al padre e non mettersi in pericolo in quel modo. Come gli era saltato in mente?!

<<Non mi importa. Così impara! Lui si è comportato molto male con te ieri e quando gliel'ho detto mi ha messo in punizione! Ti sembra giusto questo?>>.

Era stato messo in punizione a causa mia? Ora sì che mi sentivo in colpa. Non volevo che Will prendesse le mie difese, volevo solo che quel maleducato di Lucas capisse di aver sbagliato. Era tutta colpa mia se Will si era messo in pericolo ed ora dovevo rimediare.

<<No, non è giusto ma tu non saresti dovuto scappare da scuola...>> addolcii il tono rivolgendogli un sorriso sincero. Era un bambino adorabile che non meritava affatto di essere messo in punizione. Aveva semplicemente fatto ciò che riteneva più giusto.

<<Tanto non importa a nessuno. La maestra mi odia e non fa altro che sgridarmi>> sospirò a testa bassa, <<dice che faccio troppo casino in classe e che non faccio i compiti. Secondo lei dovrei andare da uno psicoso ma, papà non vuole perché dice che io non sono pazzo. Io non penso di essere pazzo, magari non sono un bambino normale come gli altri ma, in fondo non lo sono. La mia mamma ed il mio papà si sono lasciati qualche tempo fa ed io passo molto tempo con la babysitter, è per questo che sono strano, dice zia Ellie>>.

Sentire parlare in quel modo e con tanta naturalezza un bimbo così piccolo mi commosse. Quel piccoletto a soli otto anni aveva dovuto affrontare la separazione dei suoi e lo pseudo abbandono di entrambi. Doveva essere molto forte ma a volte questo non basta. Forse la sua maestra non si sbagliava quando diceva che fosse necessario l'intervento di uno psicologo, o psicoso come lo chiamava Will. Sorrisi di fronte alla sua ingenuità. Era un bambino davvero stupendo e non meritava di soffrire così.

<<Tu non sei strano, Will. Sei solo un bambino ed è normale essere un po' estroversi e irrequieti>>.

<<Estro-che ed irre-che?!>> mi guardò come se avessi detto chissà che cosa.

<<Voglio semplicemente dire, che non c'è nulla di strano in te e non devi preoccuparti. Andrà tutto per il meglio, vedrai>> gli feci l'occhiolino afferrandogli una manina.

La Principessa Che Non Credeva Alle FavoleWhere stories live. Discover now