16. Te l'avevo detto

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LUCAS

<<Will?>>.

Appena sentii la voce di mio figlio dall'altro capo del telefono mi allontanai all'istante da Abigail. Era molto tardi e non era normale che un bambino così piccolo mi chiamasse a quell'ora soprattutto perché non doveva neppure avere un telefono.

<<Che cosa ci fai ancora sveglio?>>.

Il bambino dal canto suo singhiozzò preoccupandomi ancora di più. Che diamine stava succedendo?!

<<Perché non mi sei venuto a prendere? Avevi detto che saresti venuto prima di cena...>> disse poi tra le lacrime.

<<Ho...>> litigato con tuo zio che mi ha impedito di venirti a prendere... No, non potevo dirgli una cosa simile. <<Ho pensato che volessi restare ancora un po' lì dato che non vedevi le tue cugine da tanto...>>.

La ragazza che poco prima si trovava tra le mie braccia si avvicinò con un'espressione confusa. Sentendo il nome di mio figlio doveva essersi preoccupata anche lei. Una parte di me fu sollevato dalla sua presenza perché probabilmente, se fossi stato solo in casa, sarei corso subito da lui e dubito che sarebbe stata una buona idea.

Vista l'apprensione che le vidi negli occhi posai il telefono sulla scrivania e misi Will in vivavoce perché potesse sentire anche lei.

<<Non ti credo! Avevi detto che saresti venuto a prendermi! Vuoi abbandonarmi anche tu come la mamma, vero? È perché non vado bene a scuola? O perché non ho messo a posto la camera l'altro giorno?>>.

Ma che fandonie stava dicendo? <<Will, io non ti abbandonerei mai e neanche tua madre ti ha abbandonato. Ti voglio un mondo di bene. Sei solo stanco, adesso vai a letto e domani ti passo a prendere>> dissi distrutto passandomi una mano sul viso.

<<Anche mamma ha detto così prima di portarmi da te e sparire! Voglio che mi vieni a prendere subito!>> piagnucolò dall'altro capo del telefono. Non stava urlando, doveva essersi nascosto ed aver composto il numero. Mi si stringeva il cuore nel sentirlo così disperato ma non potevo presentarmi a quell'ora a casa di mio fratello, mi avrebbe dato del pazzo.

<<Will, ti sto dicendo la verità. Non ti ho abbandonato né ho intenzione di farlo. Sei la mia vita, piccolino>>. Sperai davvero che bastasse. Non avevo idea che si sentisse così fragile e intimorito all'idea che potessi lasciarlo. Grace l'aveva rovinato, ora non si fidava più neppure delle mie parole. Che cosa potevo fare?

Una mano su posò sul mio braccio facendomi riscuotere. Mi ero quasi dimenticato di non essere solo. Abbie mi guardò dritto negli occhi lasciandosi scappare un tenero sorriso.

<<Posso parlarci io?>> domandò poi sottovoce chiedendomi il permesso.

Annuii piano invitandola a compiere quella strana magia di cui solo lei sembrava essere capace. Will l'adorava, la stimava e soprattuto si fidava di lei più di chiunque altro.

<<Hey piccolino, che cosa fai ancora in piedi?>> esordì con un sorriso dipinto sulle labbra avvicinandosi al telefono.

<<Abbie? Che cosa ci fai lì?>> chiese stranito il bambino già molto più calmo.

<<Stavo lavorando ad un progetto con il tuo papà. Allora? Che cosa succede?>> gli diede corda restando tranquilla.

La Principessa Che Non Credeva Alle FavoleWhere stories live. Discover now