33. Difficile per lei

3K 182 23
                                    

LUCAS

Erano da poco passate le nove del mattino quando misi piede in ufficio. Avevo appena lasciato Will a scuola ed evitato uno spiacevole incontro con la mia ex moglie nella hall. Stava discutendo con l'organizzatrice di eventi per qualcosa relativo alla presentazione della nostra, da poco cominciata, collaborazione. Mio padre era ancora convinto fosse l'idea migliore mai avuta, io non avevo smesso un attimo di pentirmene. Grace era ovunque e, ad ogni angolo, Travis mi si parava davanti con quel sorriso soddisfatto. Karen e il bel marchese venivano a trovarci ogni due settimane presentandoci nuovi gioielli o riproponendocene di vecchi e Douglas era stranamente sereno e soddisfatto. 

Per questo quella mattina, quando avevo raggiunto il mio piano, mi sorpresi nel constatare che ci fosse molto più movimento del solito. Mi feci largo tra un gruppetto di neo stagiste proprio quando i due addetti alla sicurezza tentavano, invano, di trascinare via Raquel, ancorata ad una sedia della sala d'aspetto come una sanguisuga.

<<Vi ho già detto e ripetuto che io da qui non mi muovo>> fece notar loro alzando gli occhi al cielo.

Esasperato, vidi Logan sospirare. <<Raquel, per favore, non obbligarci a chiamare la polizia>>.

<<Se mi aveste dato il numero di Lucas, non ci sarebbero problemi>> ribatté prontamente la ragazza.

<<Raquel...>>.

<<Non metterti contro di me, Steel, perché non puoi vincere. Non mi muovo da qui fino all'arrivo di O'Connor>>.

Non sapevo che cosa fosse successo tra il mio amico e la pazza isterica del Cole's ma, da qualche tempo a quella parte, la mora sembrava avere una certa influenza su di lui.

Sospirai consapevole del fatto che non avrei potuto tentare la fuga neanche volendo. Se l'avessi fatto probabilmente sarebbe scoppiata una rivolta in ufficio. Così mi feci avanti, cercando di sembrare il più possibile disinvolto.

<<Questa situazione è ridicola. Tornate al vostro lavoro, vi paghiamo per questo>> esordii lanciando un'occhiataccia a chiunque si trovasse nella mia visuale. Fui fortunato. Erano settimane che non facevo altro che rivolgermi con tono sgarbato a tutti ed il mio pessimo caratteraccio era peggiorato ulteriormente. In un attimo il corridoio rimase deserto. 

<<Signor O'Connor, questa donna dice di volerle parlare>> si fece avanti uno dei gorilla assunti da mio fratello.

<<Che cosa vuole?>> sospirai passandomi due dita sugli occhi.

Raquel, a quel punto però, perse un po' della sua faccia tosta. Mi parve addirittura che stesse tergiversando. Avrei dovuto capirlo subito invece di farla proseguire. Mi sarei risparmiato un'ulteriore sofferenza.

<<S-si... tratta di Abigail...>> mormorò abbassando il capo, come se potesse immaginare quanto quel nome mi ferisse e si sentisse in colpa ad averlo pronunciato. Anche se non abbastanza evidentemente, dato che non accennò neppure un secondo a ritrattare.

Mi schiarii la voce, recuperando un po' di dignità. <<Qualunque cosa sia, non mi riguarda. Buona giornata>>.

Senza rivolgerle più uno sguardo mi diressi verso la porta del mio ufficio, mentre i gorilla tentavano di nuovo di liberarsi di lei. 

<<Lucas>>.

Incapaci.

<<So che non vuoi avere più nulla a che fare con lei ma->>.

<<Nessun "ma". Non voglio più avere nulla a che fare con lei. Punto. Ed ora vattene>>.

<<Okay, mi sta bene. Però almeno leggi questo>>. 

La Principessa Che Non Credeva Alle FavoleWhere stories live. Discover now