25. Odi et Amo

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ABIGAIL

<<Penso sia la scelta migliore dormire qui, signore>> continuò il suo infinito sproloquio Frederick accompagnandoci su per le scale. Non ne potevo più, era tutto un "signore" di qui ed un "signorina" di là. Avevo lasciato la mia vecchia vita per evitare quel finto rispetto dato dalla superiorità della propria posizione ed ora mi ritrovavo nella stessa situazione, se non peggiore.

Sbuffai mentalmente per la terza volta ormai e seguii i due uomini, uno troppo loquace, l'altro che non sapevo neppure se respirasse. Fuori il tempo era da paura. Pioveva a dirotto e i tuoni facevano un tal frastuono da farmi accapponare la pelle. Quando avevano proposto di restare lì a dormire ero combattuta tra il voler fuggire da quella gabbia di matti e il sollievo nel sapere che non avrei dovuto affrontare il temporale all'esterno. Sì perché il temporale c'era anche dentro. Non so che cosa si fossero detti Lucas e suo padre ma, dopo le urla che avevamo sentito, la situazione era diventata molto più tesa. Pensavo addirittura che avrei potuto usare il coltello del dolce per tagliarla.

In tutto questo però, ciò che mi aveva forse sconvolta di più era stato quel piccolo ed insignificante appellativo con cui lo stilista mi aveva chiamata. Amore... Amore?! No, non poteva avermi chiamata così. Un conto è uscire ogni tanto, baciarci e dormire insieme qualche volta. Amore, implica il fatto che la nostra pseudo relazione si sarebbe spostata su un altro piano ed io non ero pronta. Non lo sarei mai stata, dato che per me l'amore era sempre stato un fatto di convenienza sociale ma, ancor meno in quelle circostanze. Non conosceva neppure il mio vero cognome, chi fossi davvero! Non potevo fargli questo!

<<Allora?>> mi riscosse il maggiordomo fermandosi improvvisamente di fronte ad una stanza. Lucas era in imbarazzo forse perché non avevo risposto alla domanda postami dall'uomo.

<<Può ripetere, per favore?>> mi schiarii la voce scuotendo il capo. Troppi pensieri.

<<Le ho chiesto se preferisse dormire con il signor Lucas nella sua stanza o nella stanza degli ospiti>> mi sorrise cordialmente anche se leggermente nervoso dovendo sistemare anche altri ospiti oltre a noi.

Guardai un istante il ragazzo al mio fianco completamente immerso nei suoi pensieri. Così non mi era di nessun aiuto...

Così presi la mia decisione da sola, non potevo aspettare lui. <<Posso dormire con Lucas, senza alcun problema>>. L'uomo annuì e ci aprì la porta.

Doveva essere la camera di Lucas di quando ancora era ragazzo, molto diversa da quella che mi sarei aspettata e somigliante in modo stupefacente alla mia. Non aveva personalità, era unicamente una camera da letto, molto grande e spaziosa, con una cabina armadio, una scrivania ed un'enorme libreria a muro. Niente in quella stanza mi faceva pensare ad un adolescente nel suo periodo buono o cattivo che fosse. Ora riuscivo a capire perché l'appartamento di Lucas non dicesse niente di lui, tutta la sua vita era stata così. Triste da un certo punto di vista e, detto da una che era stata educata per tutta la sua vita ad essere una nobile noiosa ed antiquata, non era affatto un complimento.

Frederick ci lasciò soli dopo l'ennesimo inchino e sparì a sistemare gli altri ospiti. Nonostante fosse una villa patronale dovetti ammettere che avesse poco personale e quello che c'era interagiva poco con gli ospiti. Solo il maggiordomo aveva di queste libertà.

Il silenzio che piombò nella stanza quando la porta fu chiusa era da gelare il sangue. Già non si poteva dire che facesse caldo nei locali di quella casa, poi la situazione tesa tra me e lo stilista non aiutava per nulla. Avrei voluto dire qualcosa per migliorare l'umore ad entrambi ma più i minuti passavano più Lucas sembrava trovarsi su un altro pianeta. 

La Principessa Che Non Credeva Alle FavoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora