22. È diverso

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LUCAS

Mi svegliai quando il sole era già sorto da un pezzo. Avevo un raggio di sole che filtrando dalle finestre puntava dritto nei miei occhi ed una strana pressione sul petto. Adesso, io non ero un tipo tragico ma sentire un'oppressione sul petto di prima mattina non era affatto un buon segno, nonostante avessi una salute di ferro. Spalancai gli occhi venendo quasi accecato dal sole senza però smettere di aprirli e chiuderli per svegliarmi. Quando finalmente riuscii a tenere gli occhi aperti per più di due secondi, mi resi conto che non stessi davvero per avere un infarto. Tutt'altro. Mi ritrovai con una mano immersa nei folti capelli rossi di Abigail che giacevano sparsi e scompigliati sul mio petto, insieme al suo capo. Avevamo davvero dormito così vicini?

Senza emettere un fiato mi presi qualche istante per fissare la ragazza tra le mie braccia ancora addormentata come una bambina. Con le labbra leggermente socchiuse e il viso rilassato era ancora più bella. Come avrei potuto resisterle?

Posai una mano sulla sua vita ed una sulla sua guancia ancora calda dalla notte. Non so se fu il mio gesto a svegliarla o la sensazione di essere osservata ma, pochi istanti dopo i suoi teneri occhietti color smeraldo si aprirono illuminati da un dolce sorriso.

<<Buongiorno>> mi trovai a dire con un sorriso da ebete dipinto sulle labbra, mentre con insistenza non facevo altro che guardarla.

Al sentir la mia voce lei parve risvegliarsi all'improvviso e paonazza si alzò rapidamente dal mio petto.

<<S-scusa, i-io non so che c-cosa...>> balbettò spostando nervosamente i capelli da una parte all'altra.

Sorrisi divertito dalla situazione ed istintivamente posai una mano sulla sua spalla. <<Abbie, non è successo niente>> provai ad attirarla a me e nonostante ciò che mi sarei aspettato, mi lasciò fare e venne a sdraiarsi nuovamente al mio fianco. Questa volta però appoggiò il capo sul cuscino e restò voltata verso di me a fissarmi con attenzione.

<<Come hai dormito?>> domandai con un sorriso perdendomi nel riflesso dei suo occhi. Come faceva ad essere tanto bella appena sveglia?

<<Bene...>> mormorò sorridendo nervosamente abbassando poi lo sguardo.

<<Anch'io>> confessai tentando di recuperare i suoi occhi.

Calò il silenzio. Lei sempre intenta a fissare un punto impreciso sul mio petto ed io con una gran voglia di ridurre drasticamente la distanza tra i nostri corpi. Mi schiarii la voce preso da un moto di eccitazione e tentai di concentrarmi su altro.

<<Dimmi qualcosa di te>> esordii attirando la sua attenzione.

<<Sai molte più cose tu di me di altre persone >> mi fece notare con un'espressione confusa.

<<Questo lo so, intendo dell'altro. Per esempio di dove sei, che cosa ti piace fare, come passavi le tue giornate nel Regno Unito...>>.

Sapevo che odiasse parlare della sua vita prima di arrivare a Chicago ma ero molto, anzi troppo curioso. Era un bel mistero quella ragazza, mi intrigava ma, avevo intenzione di scoprire ogni cosa che la riguardasse.

<<Sono scozzese>> esordì nervosa <<vivevo non molto lontano da Edimburgo, mezz'ora di macchina circa>>.

Era nervosa, non alzava lo sguardo su di me ma ero felice che mi stesse dicendo qualcosa di sé. Senza dire nulla mi feci un po' più vicino sentendo subito il suo respiro sulla mia pelle. La sentii irrigidirsi e sospirare allo stesso tempo sotto il mio sguardo incatenato nel suo.

La Principessa Che Non Credeva Alle FavoleWhere stories live. Discover now