5. Credici rossa

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ABIGAIL

Penso che in tutta la mia vita non fossi mai stata il tipo di persona che passa la giornata a poltrire a letto. Sin da ragazzina avevo l'abitudine di alzarmi all'alba, siccome in una grande casa come la mia, c'era sempre qualcosa da fare.

Studio con l'istitutrice, lezioni di ballo o - quando mia madre non c'era, perchè altrimenti sarebbe morta d'infarto - scherma e passeggiate a cavallo. Non potevo lamentarmi dal punto di vista delle attività per passare il tempo in Inghilterra. Poi i miei erano vecchio stampo quindi ero stata educata, al dire di mia madre, come una perfetta signorina dell'alta nobiltà - o dell'Ottocento, come preferivo dire io. Per questo avevo levato le tende. Prima che mia madre si presentasse con un abito di fidanzamento alla mia porta. Non avrei potuto sopportarlo.

Mi alzai dal letto ancora mezza rimbambita dalla notte appena passata e, ancora in pigiama e con i capelli spettinati, mi diressi in cucina/soggiorno con un passo lento e decisamente poco femminile. Addio lezioni di postura, benvenute notti brave e dormite senza limiti d'orario.

Certo che, mezza addormentata e in condizioni pessime dal punto di vista del mio aspetto, trovarmi davanti l'esatta copia di un dio greco, a petto nudo e intento a prepararsi la colazione nella mia cucina, non fu per niente d'aiuto ai miei neuroni, che molto presto partirono per una lunga vacanza.

In modo molto rilassato il ragazzo si voltò nella mia direzione e non appena mi vide sul suo viso apparì un sorriso - uno smagliante sorriso - che avrebbe fatto sciogliere chiunque.

<<Buongiorno!>> esclamò senza smettere di sorridermi.

Non dovevo avere un'espressione molto intelligente in quel momento ma, avrei voluto vedere chiunque di fronte a tale visione, Antonio Canova non avrebbe potuto realizzare un Ercole migliore, ne ero certa.

<<Che c'è? Sei rimasta incantata?>> mi fissò senza trattenere una debole risata, <<a titolo informativo, sei la nuova coinquilina o la nuova amichetta di Cole?>> chiese poi tornando a concentrarsi sulla colazione.

<<Spero non tutte e due...>> commentai sedendomi su uno sgabello di fronte a lui, ancora alquanto intimidita dalla sua presenza.

Lui però scoppiò a ridere senza tentare di trattenersi. Anzi, sembrava parecchio divertito da me.

<<Sto scherzando, dolcezza. Sei Abigail, giusto? Cole mi ha parlato molto di te. Jace Miller, amante delle moto e delle belle ragazze>> mi porse una mano facendomi un occhiolino di intesa.

Ricambiai riluttante. Sarà stato anche uno stretto parente degli dèi della mitologia greca ma pareva leggermente arrogante.

<<Che ore sono?>> domandai sgranocchiando un biscotto preso dal sacchetto abbandonato sul tavolo.

<<Ora di pranzo, credo>>. Quasi sputai tutto ciò che avevo in bocca.

Avevo davvero dormito così tanto?!

<<Non ti preoccupare, era la tua prima volta al club. Ti abituerai molto presto, non temere dolcezza>> sorrise facendomi nuovamente l'occhiolino.

<<Raquel e Cole sono già usciti, vero?>>.

<<Da diverso tempo>> rise leggermente, <<dai, dato che mi stai simpatica, se mi dai mezz'ora ti accompagno io al bar>> propose sempre con un ghigno divertito.

<<Non è necessario, non vorrei disturbare...>> mi schiarii la voce nervosa. L'idea di restare sola con lui non era proprio una prospettiva allettante. Non che sembrasse un cattivo ragazzo, solo che ai miei occhi era molto simile ad un Casanova che ad un principe azzurro.

La Principessa Che Non Credeva Alle FavoleWhere stories live. Discover now