Capitolo 55 - Inferno o Paradiso (Parte5)

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Scese dall'auto correndo, dirigendosi verso l'abitazione e spalancando la porta senza remore, producendo un fastidioso tonfo che fece sussultare la padrona di casa.
Lasciò cadere le chiavi nel portaoggetti affianco alla porta e, ancora in lacrime, Annie corse verso la cugina e le gettò le braccia al collo, cercando in lei un solido sostegno, l'unico che l'avrebbe potuta aiutare a rialzarsi dopo quella profonda delusione, lei che era sempre stata il suo porto sicuro, la sua casa, il suo Paradiso.

Veronica si preoccupò vedendola in quelle condizioni; ricambiò l'abbraccio, accarezzandole dolcemente i capelli, per poi stringerla forte a sé.
«Tesoro, cos'è successo?» chiese accorata e anche un po' sorpresa, senza riuscire a nascondere la propria inquietudine.

«Francesco... è sempre stato lui, Veve, è sempre stato lui.» singhiozzò affannosa, restando ancorata a sua cugina, con il viso schiacciato contro la sua spalla.
Veronica non comprese all'istante quello che Annie le stava dicendo, ma quando l'ombra del sospetto iniziò ad aleggiare nella sua mente spalancò gli occhi incredula.

«Non stai parlando di Moto, vero?» domandò annodata a causa del groppo che le si era creato in gola, il quale le impediva di deglutire. Annie si limitò a muovere la testa accennando un lieve assenso, stringendo nei pugni la maglietta bianca della cugina per tenerla stretta a sé, terrorizzata all'idea che anche lei si sarebbe arrabbiata non poco una volta scoperto quello che aveva combinato.

Diversi furono gli scenari che si crearono nella mente di Veronica, ma non riusciva a credere che Francesco avrebbe potuto tradire Sophie; una volta non si sarebbe fatto alcun problema a saltare da un letto all'altro, ma crescendo era maturato e aveva capito che collezionare avventure non lo soddisfaceva e soprattutto non lo rendeva felice, non di quella felicità che aveva trovato da quando si era innamorato.

Annie sentì venir meno il proprio sostegno, percependo un enorme vuoto tra il suo viso e il corpo della padrona di casa, la quale aveva preso le distanze indietreggiando.
«Veve, ti prego, lascia che io ti spieghi» balbettò tra i singulti che le ostacolavano la regolare respirazione.

La bionda incrociò le braccia al petto, osservando glaciale quella ragazza che considerava come una sorella; Annie tremò dinnanzi a quello sguardo, conscia che tutte le sue paure si stavano per realizzare.
«Sto aspettando!» rispose austera, tenendo l'azzurro dei suoi occhi ben puntato nel verde dell'altra; uno tsunami da poco risvegliato, pronto a inghiottire il fitto e misterioso bosco, distruggendolo se ce ne fosse stato bisogno.

«Io e Francesco avevamo una relazione, prima che quella serpe me lo rubasse!» Incollerita si ficcò le unghie nei palmi, stringendo le mani a pugno.
«Io l'ho sempre amato, Veronica, nonostante entrambi avessimo la nostra libertà, credevo fermamente che col tempo avremmo potuto creare una famiglia insieme. Con l'arrivo di Sophie, lui ha smesso di vedermi e tutto quello che desideravo l'ha donato a lei: attenzioni, baci, carezze...» sospirò lasciando ciondolare le braccia, abbassando lo sguardo, «amore».
Le lacrime avevano smesso di scorrere, ma il loro passaggio era ancora ben percepibile sulla pelle secca e appiccicosa della mora; passò le dita sulle gote per cercare di cancellare almeno il segno esteriore di quella sofferenza, consapevole che per il suo cuore a pezzi non sarebbe stato altrettanto semplice.

«Annie, che cos'hai fatto?» Il tono caustico di Veronica la colpì come una sberla, mettendola di fronte a un'amara verità: anche lei era affezionata a Sophie, più di quanto avrebbe mai potuto immaginare, e non le avrebbe perdonato quello scherzo.
Iniziò il suo racconto mantenendo lo sguardo ben distante da quello della cugina, puntandolo prima sul divano poi verso la cucina, intrecciando una ciocca d'ebano alle dita in un gesto convulsivo. 

Veronica ascoltò incredula il misfatto, il cuore le batteva irregolare nella cassa toracica, rimbombando sonoramente e sovrastando le parole di Annie, le quali sembrarono ovattate. Non riusciva a credere che la ragazza con la quale era cresciuta potesse nascondere tanta cattiveria, che fosse capace di compiere gesti infidi solo per un proprio tornaconto e che non le importasse delle conseguenze catastrofiche causate. Era certa che Il loro legame fosse basato su affetto e sincerità, tuttavia l'aveva tenuta all'oscuro di un sentimento così importante come l'amore; si domandò quanto potesse effettivamente conoscerla e se il loro rapporto fosse vero per entrambe, o un'altra menzogna tessuta negli anni da quelle mani sapienti.

Una volta terminato, solo il ticchettare dell'orologio da parete disturbava il religioso silenzio che si era creato tra loro.
In un movimento che parve meccanico Veronica si voltò, facendo ondeggiare la sua lunga chioma bionda legata, schiaffeggiando l'aria. Si allontanò verso le scale e sparì al piano superiore, lasciando Annie sola; le gambe le cedettero e lentamente si accasciò a terra, con le mani posate sulle ginocchia che si toccavano e lo sguardo perso nel vuoto. La sua paura più grande si era appena realizzata, il viaggio verso l'Inferno era tutto in discesa. 

Il bisogno di piangere la stava sovrastando, ma i suoi occhi non volevano collaborare, non volevano aiutarla a sfogare il suo dolore. Iniziò a dolerle la testa, avvertì un fastidioso martellare che arrivava fino alle meningi e terminava alla base del collo, tracciando una dolorosa scia che sembrava volesse punirla per la sua perfidia.
Qualche minuto dopo ricomparve Veronica che stringeva un trolley viola; lo trascinò davanti alla cugina, ricevendo uno sguardo afflitto in risposta.
L'azzurro cristallino dei suoi occhi venne offuscato dallo sconforto e dalla delusione che provava in quel momento per quell'estranea.

Annie ridusse la distanza che le separava e si legò alle lunghe gambe della cugina, in un abbraccio che racchiudeva paura.
«No, Veronica, ti prego, non escludermi anche tu!» La bionda la sollevò rude, tirandola per il braccio.

«Vattene subito da questa casa e non farti più vedere!» Pronunciare quelle parole ad alta voce le fece male al cuore, ma il dolore più grande lo ricevette quando la guardò dritta negli occhi e non vide quella bambina con le treccine e il vestitino bianco sporco di erba, dopo che si erano rotolate nel giardino della loro nonna, non vide neppure la ragazzina che si era nascosta nel suo armadio dopo la separazione dei genitori, spaventata all'idea di cambiare stato, e nemmeno la donna indipendente sulla quale credeva di poter sempre contare e che desiderava ardentemente avere al proprio fianco nel giorno più importante della sua vita; quella di fronte a lei era una persona che non conosceva, con cui aveva condiviso momenti importanti, ma nient'altro.

«Quando i tuoi occhi hanno smesso di riflettere emozioni?» Abbassò le palpebre per trattenere il dolore, ma una volta riaperte fu più decisa che mai: l'accompagnò all'ingresso con fatica, spalancò la porta e la fissò un'ultima volta.
«Addio, Annie!»

*Spazio Autrice*

Ogni promessa è debito, quindi eccomi qui; questi giorni di ferie mi sono serviti per buttare giù le idee per l'ultima parte di questo capitolo e, sorpresa... un capitolo extra che pubblicherò settimana prossima!

Veronica non è l'unica ad aver detto definitivamente addio a Annie, perchè, spoiler, questa è l'ultima volta che la vedremo anche noi. Manca veramente poco al termine di questo racconto e lei ha combinato già troppi disastri!

L'appuntamento è per settimana prossima con il capitolo extra! ❤

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