Capitolo 51 - Cosa c'è stato tra te e Anais? (Parte 1)

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Francesco si era rigirato nel letto per tutta la notte, maledicendosi per non aver dato retta all'istinto ed essere partito per accertarsi che Sophie stesse bene.
Solo il messaggio del buongiorno l'aveva leggermente tranquillizzato, anche se lo aveva percepito freddo, senza alcun vezzeggiativo accanto, com'era invece solita fare. Pensò di essere diventato paranoico, il classico fidanzato ossessivo che si affliggeva al minimo cambiamento, senza alcuna ragione, eppure quella sensazione angosciante continuava a pesargli sul petto come un macigno, impedendogli di pensare lucidamente. Non ne capiva il motivo, tuttavia sentiva che qualcosa era successo in quei pochi giorni in cui erano stati lontani e sarebbe andato a fondo della cosa, appena lei fosse tornata.

Dormì un paio di ore, cedendo alla stanchezza, risvegliandosi dopo l'una per i crampi dovuti alla fame e per la calura asfissiante di quella stanza. Si fece una rinfrescante doccia, la quale, purtroppo, non riuscì a lavar via la sua preoccupazione e quel macigno ingombrante che gli stringeva il cuore in una morsa. Si avvolse nel suo telo blu e si rifugiò in camera per vestirsi, indossando un pantaloncino sportivo e una canotta grigia smanicata, la quale metteva in risalto i muscoli definiti delle spalle e dei bicipiti.

Scese in cucina, trovandoci Matteo, seduto al tavolo allungabile in vetro, mentre mangiava un'insalata di riso.
«Buongiorno, Frà. Hai una brutta cera... hai dormito stanotte?» L'amico notò subito le occhiaie evidenti del ragazzo e il suo colorito smunto; le labbra erano serrate in una linea dura e gli occhi erano spenti, come se l'anima avesse abbandonato il suo corpo, lasciandolo vuoto.

«Non proprio...» Lo superò per avvicinarsi al frigorifero, estraendo la busta degli affettati per prepararsi un panino.

«Hai sentito Sophie?» Matteo si voltò verso Francesco, che gli dava le spalle. A quella domanda bloccò ogni suo movimento, deglutendo e sospirando, prima di rispondere.

«Mi ha scritto stamattina quando si è svegliata, poi nulla. Non so nemmeno se sono partite.» Posò l'ultima fetta di prosciutto, per poi chiudere il panino, addentandolo, prima di voltarsi verso il biondo, ancora intento a fissarlo.

«Giorgia mi ha scritto un'ora fa che si sono fermate in autogrill a mangiare qualcosa, poi sarebbero ripartite. Mi ha mandato una foto di loro quattro, con Sophie ed Eliana che dormivano in auto, forse è per quello che non l'hai sentita.» Mostro a Francesco l'immagine dal suo cellulare. Il bruno zoomò sul volto della sua fidanzata, notandone la stanchezza e la tensione, dovuta probabilmente a un brutto sogno.

Non poteva immaginare che, come lui, anche Sophie quella notte non aveva fatto altro che rigirarsi tra le lenzuola, addolorata dalle confessioni di Anais, e che quindi aveva ceduto al richiamo di Morfeo, cadendo nel mondo onirico, l'unico luogo dove avrebbe potuto scollegare il cervello dai suoi continui pensieri. Peccato che le immagini di Francesco insieme ad Any, entrambi felici e sorridenti come due innamorati, le avessero dato il tormento anche nei sogni, inquietandola maggiormente. Quando Mia la svegliò per informarla che erano arrivate a casa, non seppe se sentirsi sollevata o nervosa. La abbracciò, raccomandandosi che salutasse Eliana da parte sua, visto che la bionda dormiva serenamente nel sedile posteriore. La guardò allontanarsi insieme a Giorgia, la quale le offrì una sigaretta per aiutarla a distendere i nervi, consapevole che l'amica avesse bisogno di sostegno per affrontare l'ostico discorso con il suo compagno.

«Prima di andare a casa, pensavo di passare da Matteo!» inspirò una boccata di fumo, rilasciandola subito dopo.
«Perciò, se hai bisogno che assesti un bel calcio nelle palle a quel filibustiere, non hai che da dirlo e in pochi secondi sarà fatto!»

Sophie scoppiò a ridere, sentendosi pizzicare la sclera per l'agitazione e la paura.
«So che non vedi l'ora di farlo, ma spero con tutto il cuore che non ce ne sarà bisogno!»
Buttò il mozzicone a terra, pestandolo con l'infradito, prima di prendere il proprio trolley e, insieme a Giorgia, avvicinarsi al cancellino d'entrata. Ogni passo verso l'appartamento risultava sempre più pesante. Il cuore le batteva all'impazzata e dei brividi freddi le attraversarono tutto il corpo, facendola sudare.

Superato l'ultimo scalino, afferrò la mano dell'amica, prendendo poi profondi respiri, osservandola in silenzio, cercando nei suoi splendenti occhi verdi quella solidarietà che da sempre l'accompagnava. Giorgia le sorrise, stringendo tra le sue dita quelle umide di Sophie, cercando di infonderle il coraggio che le serviva.

*A loro non serviva parlare per capirsi, bastava uno sguardo per comprendere quello di cui l'altra aveva bisogno, perché essere amiche significa anche riconoscere i segnali che vengono inviati, quando le parole sono troppo complesse da pronunciare e l'unico linguaggio possibile è quello del cuore.*

«Stai tranquilla, Soph; andrà tutto bene!» La mora fece un cenno d'assenso con il capo, deglutendo diverse volte, prima di avvicinarsi al campanello di casa di Francesco e suonare.
I secondi di attesa le parvero interminabili minuti, dove il martellare incessante del suo muscolo cardiaco le rimbombò nelle orecchie, come una lenta agonia che non voleva darle pace. Sentì girare le chiavi nella serratura, come un rumore ovattato e fiacco, vedendo l'uscio aprirsi al rallentatore.

Scorgere il volto sorridente di Matteo, anziché quello del suo Motolese, la deluse leggermente, ma le venne difficile non scoppiare a ridere quando un uragano biondo assalì il poveretto, saltandogli in braccio con impudenza, facendolo indietreggiare di qualche passo.
«Ciao, amore mio; mi è mancata da morire la tua bocca!» Si fiondò sulle labbra del suo fidanzato, in un bacio poco casto, senza alcuna vergogna.

«Andate nella vostra stanza a fare queste cose, impudichi!» Quella voce profonda le fece tremare le gambe. Le sembrava fosse passata un'eternità dall'ultima volta che l'aveva sentita, anziché pochi giorni. Vederlo avvicinarsi le diede il colpo di grazia, bloccandole il respiro, percependo nello stomaco un profondo sfarfallio incontenibile. Le parve ancora più bello, nonostante la stanchezza leggibile sul suo viso e quegli occhi così spenti. Dimenticò tutte le paure, lasciando che l'amore che provava per quell'uomo sopraffacesse ogni cosa, ritornando a essere di nuovo felice.

«Ciao, piccola.» Le sorrise mesto, sentendosi impacciato sul da farsi. Avrebbe voluto baciarla ed entrare dentro di lei, per sentirla nuovamente sua, per amalgamarsi in una cosa sola, cancellando così tutte le preoccupazioni che lo avevano afflitto in quei giorni, ma si limitò ad accostarsi con un braccio alla porta, sniffando il profumo della sua pelle come se fosse un tipo pregiato di eroina, dalla quale era diventato dipendente.

«Ciao...» sussurrò lei a fatica, avvicinandosi a lui, perdendosi nel suo abbraccio. Leggere lacrime ricaddero sul suo volto, sentendosi finalmente a casa tra quelle forti braccia che la stavano proteggendo. Si beò di quel momento, consapevole che le cose sarebbero potute cambiare nel giro di pochi minuti, ma volle essere egoista e godersi ogni secondo insieme all'uomo che amava, sperando che il rivelargli ciò che sapeva non lo avrebbe allontanato.

Francesco avvertì la tensione attraverso il corpo di Sophie, percependo in quella stretta un bisogno insolito da parte sua, come se lei avesse paura potesse essere l'ultimo. Le alzò il viso per guardarla, notando delle stille salate rigarle le gote.
«Ehi, che succede?» bisbigliò per non farsi sentire da Giorgia e Matteo, abbracciati sul divano a osservarli.

«Devo chiederti alcune cose, ma vorrei fossimo da soli... ti va di venire da me?»
Francesco non se lo fece ripetere, spinse con dolcezza la sua fidanzata fuori dall'appartamento per trasferirsi nel suo. Lasciò la valigia alla sinistra del divano, prima di accomodarsi su di esso insieme a Sophie. La tensione tornò a stringergli il petto in una morsa dolorosa, attendendo che lei parlasse, preparandosi al peggio.

«Quello successo in passato non dovrebbe interessarmi, ma io ho bisogno di sapere la verità, Francesco.» Era seria, forse come non lo era mai stata. Sentirsi chiamare per nome fu come ricevere un pugno nello stomaco: faceva male e impediva di respirare regolarmente.

«Cosa c'è stato tra te e Anais?»

*Spazio Autrice*

Sophie è tornata a casa ed è pronta a parlare con Francesco... si diranno tutto?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo :P
Purtroppo non so quando aggiornerò, perché ho iniziato a lavorare in prova in un ufficio e le mie giornate le passo interamente lì e la sera, molte volte, sono distrutta.
Appena avrò pronti i capitoli li pubblicherò, spero di riuscire a fare almeno un aggiornamento a settimana, visto che siamo quasi alla fine di questa storia.

Dedico questo capitolo a prue67 ♥️

Un bacione a tutti!

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