Capitolo 55 - Inferno o Paradiso (Parte4)

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Non seppe neppure lui come fosse riuscito a tornare a casa, ritrovandosi all'improvviso seduto sul divano; l'ultima cosa che ricordava era la delusione negli occhi, non più splendenti, di Sophie. In quelle gemme aveva potuto vedere la sua immagine riflessa scomparire, cedendo il posto a sofferenza e supplizio.

Venne ridestato dalla voce, inizialmente ovattata, del suo coinquilino, inginocchiato sul tappeto davanti a lui, mentre lo scuoteva dalle gambe.
«Ehi, Moto, che cosa è successo?» Nel cielo cristallino delle sue iridi, si poteva leggere tutta l'apprensione nei confronti dell'amico; lo aveva visto solo una volta in quello stato, al funerale dell'amato padre, quando doveva mostrarsi forte per le sue due donne, ma era ben visibile il dolore che lo dilaniava dall'interno. 

«Sophie...» sussurrò accorato, con la voce spezzata. Pronunciare il suo nome gli creò un profondo groppo alla gola; quel suono non accarezzava più il suo palato con dolcezza, ma lo forava come un ago appuntito. Portò i gomiti alle ginocchia e nascose il viso tra le mani, premendo con forza le dita sulla fronte, con la speranza che i ricordi, che vorticavano fallaci nella sua testa, potessero cessare, lasciandolo respirare almeno per qualche secondo.
Non avrebbe più sfiorato i suoi lunghi capelli, scuri come l'ebano e morbidi come la seta, non avrebbe più sentito il profumo agrumato della sua pelle pura e soffice, non avrebbe più potuto baciare quelle labbra piene e rosee che amava tanto, non avrebbe mai più sentito il proprio cuore palpitare impazzito mentre facevano l'amore, non avrebbe mai più percepito la sensazione di appartenenza, quella che solo con la sua Khaleesi riusciva a sentire; non avrebbe più avuto la sua casa.

Non si era accorto di quanto quei piccoli dettagli fossero diventati il suo ossigeno, finché il vuoto non aveva preso il loro posto, lasciando solo dei piccoli granelli di ricordi. Sophie lo aveva fatto innamorare con la sua dolcezza, la sua solarità, la sua finta arroganza e la sua testardaggine, abbattendo quelle barriere che lo tenevano involontariamente distante dalle altre persone, issate senza saperlo per proteggerlo dalla sofferenza, rendendolo così vulnerabile e gettandolo poi sopra a delle rovine, utilizzando quelle stesse macerie come arma, ferendolo a morte.
Aveva scoperto cosa fosse la vera felicità e dirompente gli era stata strappata con forza dalle mani, facendolo sprofondare nella più assoluta oscurità. 

Da quando Sophie era entrata nella sua vita, si era svestito della sua maschera da uomo forte e risoluto, quello che fingeva di essere dalla morte del padre. Solo a lei aveva mostrato le sue debolezze, sentendosi al contempo invincibile, perché credeva che sarebbe stata sempre al suo fianco; solo lei gli aveva insegnato cosa fosse l'amore, quello che va al di la del legame di sangue, mostrandogli il mondo attraverso occhi diversi, facendogli percepire tutte le gradazioni di colore esistenti e soltanto a lei aveva messo in mano il suo cuore, credendolo al sicuro, ricevendolo invece indietro squarciato.

Insieme a Sophie avrebbe camminato su qualunque sentiero, disinteressandosi della meta, perché gli sarebbe bastato il tragitto in sua compagnia, l'unica cosa vera e pura della sua vita.
Si sentì precipitare in un profondo buio, dove il giorno non sarebbe più sorto senza di lei, che era il suo immenso sole, dove l'inferno avrebbe fatto da padrone alle sue giornate e dal quale non vedeva una via di fuga.
Il petto gli doleva, impedendogli di respirare regolarmente, mentre nella gola era in atto un cocente incendio, il quale non gli dava alcuna tregua. Sentiva la sclera pizzicare, ma nessuna lacrima riusciva a fuoriuscire; quella sofferenza era troppo grande persino per piangere.

Appoggiò la schiena ai cuscini del divano, portando lo sguardo al soffitto e facendo ciondolare le braccia, rivedendo il suo viso sorridente tra le travi; nonostante le parole velenose che gli aveva urlato poc'anzi, l'unica cosa che in quel momento voleva era proprio lei: la sua Sophie.
La amava con un'intensità tale che era impossibile da spiegare a parole, perché non esisteva alcun termine specifico che avrebbe potuto definire l'emozione provata per un semplice sorriso. Si chiese come fosse stato possibile passare, prima di lei, da una donna all'altra, senza un minimo di riguardo, e il pensiero di un'altra nella sua vita, in quell'istante, sembrava impossibile: nessuna sarebbe mai riuscita a eguagliarla, nessuna avrebbe preso il suo posto, perché Sophie, nel suo cuore, era insostituibile.

«L'ho persa... l'ho persa per sempre!» pronunciò afono senza guardarlo, con gli occhi puntati dentro ai suoi, in quella immagine che la sua mente proiettava, dove il suo sorriso non si era ancora spento e le sue mani erano tese ad accoglierlo.

«Vuoi spiegarmi cosa è successo?» Quella domanda lo distrasse, perdendo anche quel fugace ricordo. Gli raccontò della bravata di Annie, ingegnata per farli lasciare. Matteo sentì lo stomaco contorcersi e un profondo senso di colpa dilaniargli l'anima.
«Moto, è tutta colpa mia; io le ho dato le chiavi di casa, credendo che stesse veramente organizzando una festa per Veronica. È colpa mia se ha potuto insinuarsi nella tua relazione!»

Francesco guardò l'amico sorpreso; era il secondo sguardo in cui leggeva la tristezza prendere il sopravvento, ma con Matteo l'avrebbe combattuta, uscendone vincitore.
«Non è colpa tua; Annie era ossessionata da me, mi voleva a tutti i costi, quindi avrebbe trovato comunque il modo per rovinare la mia relazione. Se solo avessi capito prima cos'aveva in mente, forse avrei potuto dissuaderla...» Era più facile incolpare sé stesso, o Annie o Matteo, ma la verità era un'altra: una piccola parte di lui sapeva che se si trovava in quella situazione era anche a causa di Sophie. Non era riuscita nemmeno ad ascoltare quello che aveva da dirle, credendo ciecamente a un'altra persona, nonostante le dimostrazioni che le aveva provato nel corso dei mesi; a cosa erano serviti i suoi gesti e le parole d'amore, se poi, alla prima occasione, lei ci era passata sopra, dimenticandosene? Un'altra fitta nel petto lo fece gemere. 

Si alzò dal divano, avviandosi alle scale che lo avrebbero portato nella sua stanza buia, dove il tramonto aveva ormai lasciato il posto al crepuscolo. Prese tra le mani la piccola cornice che teneva sul comodino, dove al suo interno l'immagine felice di loro, stretti in un abbraccio, lo fece sorridere amaramente; Sophie aveva disegnata sul volto la sua solita smorfia, quella che faceva quando sapeva di essere ripresa e cercava di sorridere; non sapeva che Francesco amava la sua risata imperfetta, ma sincera, perché le illuminava il volto e la rendeva meravigliosa.  

E alla fine una lacrima riuscì a sfuggirgli, seguita da molte altre. La pressione che gli stritolava il petto si allentò con lentezza, una volta che il dolore iniziò a fuoriuscire. Quelle stille salate caddero come pioggia impetuosa sulla loro fotografia, oscurandone i volti, come a volergli ricordare che i giorni a seguire sarebbero stati proprio così: una tempesta che avrebbe distrutto tutti i raccolti, lasciando soltanto una triste sterpaglia. 

*Spazio Autrice*

Chi non muore si rivede; con estrema fatica sono finalmente riuscita ad aggiornare!
Mi devo scusare con tutte voi che attendevate aggiornamenti, ma purtroppo il lavoro mi sta prendendo più del previsto e la sera fatico a scrivere due frasi di senso compiuto... 
Non abbandonerò questa storia, perché voglio darle io per prima un finale e perché ci siete voi, che mi avete sostenuta fin dall'inizio, che meritate di scoprire cosa succederà a Sophie e Francesco
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Bacioni, Sara

Nuova OssessioneHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin