Capitolo 7 - Quel che è stato è stato

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Pronunciare il suo nome fu come ingoiare una miriade di chiodi arrugginiti. La gola le pungeva e deglutire le venne difficile, come se del fuoco la stesse bruciando dall'interno.
Sophie si domandò il motivo di quelle sensazioni così forti e dolorose a distanza di anni.

Perché, nonostante il male che le avesse fatto, le faceva ancora quell'effetto?
Chiuse gli occhi e immancabilmente tornò con la testa a quella sera di sette anni fa.

A quella domanda, la ragazza rimase interdetta per alcuni secondi, finché la risata di lui non le scaldò il cuore.
«Intendevo sotto il cappotto, perché pensi sempre male?»

La mora prese un profondo respiro, dopodiché, con un evidente rossore che le colorava il viso, slacciò lentamente ogni bottone di quell'indumento, con la convinzione che assecondare la sua richiesta fosse stato da incosciente.
Era alla sua mercé e per vincere lui era disposto a tutto. Sicuramente non si sarebbe limitato al "guardare, ma non toccare".

Pigramente si tolse il cappottino, restando solo con il corpetto nero di pizzo sul quale si puntarono subito gli occhi famelici di lui, col chiaro obiettivo di ammirare il suo decolté.
«Ehi, il mio viso è un po' più su, sai?» Lo richiamò all'attenzione la ragazza; Francesco le sorrise con malizia, avvicinandosi pericolosamente al suo viso.

«Mi ero perso in altri occhi, dimenticandomi di quanto fossero altrettanto belli questi.» Portò entrambe le mani sul volto di lei, chiudendolo a coppa.
Il suo cuore saltò un battito, se non addirittura due o tre di fila, dopo quell'affermazione. Le sue gote diventarono ancora più rosse e pensò che la temperatura fosse aumentata di parecchi gradi.

Erano talmente vicini che i loro respiri profondi si mischiarono, le punte dei loro nasi quasi si toccarono e le loro pupille si dilatarono all'unisono.
Nessuno dei due seppe mai chi fosse stato il primo a porre fine a quella, seppur minima, distanza; sentirono entrambi l'esigenza di unire le loro labbra per assaggiarsi e scoprire l'uno il sapore dell'altra.

Quel bacio, Sophie lo avvertì in tutto il suo corpo: nel petto una danza vorticosa esplose, facendole percepire un forte calore e un turbinio di emozioni di cui non ricordava l'esistenza. Nello stomaco captò un tumultuoso movimento, che non era di certo legato all'appetito. Sotto la pelle le sembrò che per la prima volta il suo sangue pulsasse nelle vene. Con le labbra esigenti assaggiò la morbidezza e il calore di quelle di lui.

La lingua di Francesco percorse tutta la linea della sua bocca, assaporandone e gustandone ogni centimetro, mentre le sue mani scesero sui fianchi di lei, che strinse a sé con impeto, invitandola tacitamente a sedersi a cavalcioni sopra di lui.

Invito che la mora accolse prontamente, annebbiata dal desiderio e dalla voglia di scoprire il suo febbricitante corpo.

Si staccarono entrambi per riprendere fiato, guardandosi con lussuria e sete.
«Avanti, Sophie... metti da parte l'orgoglio e godiamoci questo momento di puro piacere. Lasciati travolgere dalla passione.»

Le labbra di lui si posarono sul collo morbido e diafano della ragazza, che trattenne a stento un gemito. Quello era uno dei suoi punti più sensibili, insieme al lobo, e quei baci le provocarono brividi nel basso ventre.
Strinse tra le dita il maglione di lui, liberandosi presto di quel indumento e lasciandolo con quella camicia nera che fasciava il suo corpo muscoloso alla perfezione.
Slacciò qualche bottone, partendo dal colletto, osservando quella leggera peluria scura che gli copriva lievemente il petto e che l'affascinava.

Posò un bacio delicato all'altezza del cuore, percependone i battiti irregolari sulla bocca e aspirando il profumo di menta e tè selvatico che offuscarono ancora di più il suo giudizio.
Seguirono altri baci, che dal petto passarono per il collo, giungendo infine verso le labbra. Più lei saliva e più il desiderio di lui cresceva, facendo percepire anche a Sophie quanto la volesse.

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