Capitolo 4 - Starlight

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Le porte automatiche si aprirono al loro cospetto, permettendo alle ragazze di accomodarsi in quella sala lussuosa che lasciò senza parole la mora.
I dettagli non erano stati lasciati al caso, tutto sembrava studiato nei minimi dettagli per far sembrare quell'ala del locale un posto da sogno e sbalordire i nuovi clienti.
Le immagini del video musicale di Despacito erano proiettate sulle pareti, ricreando un'atmosfera magica.

I divanetti di pelle seguivano le mura della sala, mentre al centro erano posizionati tavolini di vetro affiancati da poltroncine dello stesso materiale di cui erano fatti i divani.
In fondo si trovava il bancone, che occupava tutta la lunghezza della parete. Al soffitto erano appesi due lampadari a goccia che scendevano verso il suolo e sembravano fatti di cristallo.

«Secondo me, qui dei dozzinali panini non li fanno. Serviranno caviale in piatti di Swarovski.»

Una fragorosa risata fece voltare le due alla loro sinistra, dove un ragazzo, che la mora trovò famigliare, le osservava divertito.

«Il caviale è sopravvalutato e i piatti di Swarovski non credo possano essere lavati in una comune lavastoviglie. È tutta scena quella che vedi, i tavoli li abbiamo presi da Ikea, mentre i divanetti e le poltroncine da Mondo convenienza.»

Il ragazzo dagli occhi color del cielo le fece un occhiolino, rivolgendo poi lo sguardo verso la bionda al suo fianco, che era già in brodo di giuggiole.
«Piacere di rivederti, biondina; accomodatevi pure, sarò da voi in un secondo.»

Giorgia seguì con lo sguardo il ragazzo dagli occhi blu che si allontanò da loro, avviandosi verso il bancone, soffermandosi sul fondo schiena di lui, che osservò con apprezzamento.
«Hai visto? Si ricorda di me... Te l'avevo detto che avevo fatto colpo! Io li noto certi sguardi, sai?»

Quell'affermazione fece ridere l'amica che, prendendo per il polso la bionda, si avvicinò a un tavolo libero, sedendosi e consultando la varietà di pietanze che servivano.
Guardò attentamente i vari piatti, ricredendosi sulla prima impressione che quel locale le aveva dato.
Credeva che fosse un posto troppo chic per i suoi gusti, invece l'elenco dei cibi era quella di un qualsiasi bar e aveva persino un menù gluten free; perfetto per il suo problema di celiachia.

Quando entrambe le ragazze chiusero la lista, occhi blu si avvicinò a loro con in mano la comanda per segnare le loro ordinazioni.
«Allora, bellezze, ditemi... Cosa volete?» Il biondo regalò alle due un sorriso seducente, facendo nascere delle fossette affascinanti che illuminarono il suo viso, già di per sé perfetto.

«Io, per cominciare, vorrei sapere il tuo nome.» Rispose Giorgia con fare civettuolo, lasciando Sophie a bocca aperta per la sorpresa.
Lui scoppiò a ridere per quella risposta così sfrontata, piegandosi leggermente per avvicinarsi al volto della sua interlocutrice, appoggiando ambedue i gomiti sul tavolino.

«Il mio nome è Matteo; il tuo, angelo?» Entrambi si guardarono con lussuria, senza staccare lo sguardo dalle labbra dell'altro, facendo imbarazzare leggermente la mora, divenuta spettatrice di una scena che avrebbe volentieri evitato.

«Giorgia.» La ragazza pronunciò il suo nome con enfasi, sospirando sulla "a" finale come se fosse sovreccitata.

Sophie si trovò costretta a schiarirsi la voce per ricordare ai due che, per prima cosa, si trovavano in un luogo pubblico e seconda, ma non meno importante, c'era anche lei seduta allo stesso tavolo e non voleva diventare regista di un film per adulti.
Si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e fissò il menù, sperando che quella recita giungesse al termine il prima possibile.

Il biondo si scostò dalla sua preda, tornando in posizione eretta e riprendendo un po' del contegno perso poc'anzi.
«Sì, insomma... Dicevamo? Siete pronte per ordinare?» Le gote rosse e il tono incerto della sua voce non celarono quell'evidente disagio che si era creato, mascherato però perfettamente dalle movenze sicure e dall'aspetto autoritario.

«Per me un panino senza glutine scamorza e speck, mentre da bere una Coca light in lattina, grazie.»
La mora questa volta rispose per prima, invitando l'amica a seguire il suo esempio, senza tergiversare nuovamente in atteggiamenti leziosi.

«Sì... Per me una piadina cotto e fontina e una Coca Cola alla spina.»
Appuntate le loro richieste, il ragazzo le liquidò con «un minuto e sono subito da voi con le bevande», prima di voltarsi e di dirigersi verso la sua postazione.

Giorgia sorrise all'amica schiudendo la bocca, per poi ammiccare con le sopracciglia in una specie di danza della felicità.
«Hai visto come mi ha guardata, Soph? Gli piaccio, è fuori discussione! Io gli lascio il mio numero.»
Elettrizzata, la bionda si batté le mani davanti al viso, ancheggiando con il collo in movenze divertenti che costrinsero l'amica a portarsi una mano alla fronte, sogghignando.

«Guarda che non serve fare la parte dell'allupata, basterà guardare la camera di commercio che abbiamo nel nostro archivio elettronico, scoprire il cognome e cercarlo nella rubrica clienti sul nostro computer. Essendo uno dei proprietari del locale, avremo sicuramente i suoi contatti!»
La mora si adagiò contro il proprio schienale, portandosi le mani sui fianchi e schioccando la lingua lanciò all'altra uno sguardo furbo, ma prima che le potesse rispondere venne bloccata dall'arrivo del protagonista della loro discussione.

Appoggiò le ordinazioni sul tavolo, ma prima di andarsene fece l'occhiolino alla bionda, che gli rispose con un sorriso ammiccante, mentre l'altra sollevò gli occhi al cielo.
«Dici che dovrei dirglielo che lavoro nello studio commerciale che gestisce le loro pratiche? Potrei offrirmi di portare la loro documentazione in ufficio, senza costringerli a fare tutta quella strada, facendolo così sentire in obbligo a sdebitarsi per il mio altruismo. Potrebbe decidere di offrirmi una cena romantica a base di pesce e champagne.»

Gli occhi verdi della ragazza erano trasognanti, mentre immaginava nella propria testa l'appuntamento galante con quell'affascinante adone, seguito da un dopo cena ancora migliore.

«Sì, poi ti chiederà di sposarlo e di essere la madre dei suoi cinque figli. Non ti sembra di correre un po' troppo?»
A quelle parole, la sognatrice venne destata e riportata alla realtà, ripetendosi mentalmente le parole dell'amica.

«Cinque figli? Ti ha per caso dato di volta il cervello? Come lo reggerebbe, questo splendido corpo, un così infinito numero di gravidanze? Uno o due al massimo!» Disse ironica.
Anche se non lo dava a vedere a primo impatto, anche lei, come l'amica, sognava di trovare l'amore vero e di costruire con esso una famiglia. Invidiava molto Sophie per la sua relazione avviata da tempo e i progetti che lei e il fidanzato avevano realizzato. Il fatto che non trovasse un uomo che riuscisse a tenerle testa e per il quale l'interesse non scemasse dopo settimane di passione, faceva soffrire molto la bionda, gettandola nello sconforto al termine di ogni flirt.

Lo spirito solare e la sua grande determinazione erano gli appigli a cui si aggrappava per riemergere da quel tunnel che l'aveva logorata anni prima.
All'apparenza, Giorgia poteva sembrare una ragazza frivola e superficiale, una il cui unico interesse era quello di divertirsi, senza catene che la potessero legare a qualcuno, ma la verità era molto lontana da quello che si poteva credere.

Dire che aspirava al principe azzurro sul cavallo bianco sarebbe stato eccessivo ma, se al posto del sovrano dall'armatura scintillante ci fosse stato un pirata dal cuore nobile a bordo di una nave, anziché in sella al suo destriero, avrebbe sicuramente apprezzato.
Se infine si voleva aggiungere una certa dose di fascino, di certo non avrebbe disdegnato.

Le risate cristalline delle due inseparabili amiche si propagarono nella sala, fondendole ancora di più, se mai fosse possibile, e confermando la loro innegabile complicità.

*Spazio Autrice*

*Spazio Autrice*

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