Capitolo 49 - Dove potrei tornare, se non a casa da te? (Parte 1)

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Un martellare incessante, proveniente dalla sua scatola cranica, la costrinse a destarsi, maledicendosi per aver esagerato col vino la sera prima.
"Quando imparerò gli effetti fastidiosi del dopo sbronza?" si domandò sbuffando, disegnandosi un cipiglio infastidito sul volto.

Percepì sul proprio viso un ritmico e infuocato alito, mischiato al sentore unico e inconfondibile di quel profumo in grado di accenderla e che avrebbe riconosciuto ovunque: il suo!
Aprì gli occhi fulminea, ritrovandosi di fronte l'uomo che le aveva rubato il cuore, il quale dormiva serenamente; sul suo volto regnava la spensieratezza di chi poteva vantare la propria felicità.
Sophie lo osservò rapita, godendosi quello spettacolo irripetibile, avvertendo un forte batticuore nel petto e un turbine nello stomaco che le fece mancare il respiro. Avrebbe passato il resto della sua vita a guardarlo, senza mai stancarsene, perché lui aveva dato finalmente un senso alla sua vita, soltanto facendone parte. Non capiva come tutto quello fosse possibile, ma sapeva che Francesco l'aveva irrimediabilmente marchiata, facendola sentire completa.

Rimase a fissarlo ancora per qualche minuto, costringendosi ad alzarsi solo per preparargli la colazione. Strinse il proprio telefono tra le mani, constatando che avrebbe avuto una mezz'ora buona per preparare tutto e così, cercando di evitare il minimo rumore, si allontanò dalla sua stupenda ossessione, dirigendosi a passo spedito verso la cucina.
Prese la scaletta per aiutarsi ad arrivare al mobiletto alto vicino al frigo, prendendo il preparato per pancake senza glutine, aprendo poi il frigo per agguantare il latte e le uova.
Mise tutto il composto in una ciotola e iniziò a mescolare, mentre riscaldava, sul piano a induzione, la padella antiaderente. In pochi minuti i pancake furono pronti, adagiati in due piattini in vetro con accanto uno sciroppo al cioccolato e le posate. Si dedicò alla preparazione dei due cappuccini, scaldando il latte rimasto nel microonde, mentre con la macchinetta fece scendere il caffè nelle tazze.

Dopo che tutto fu predisposto in tavola si apprestò a ritornare nella propria stanza per svegliare il fidanzato. Si sedette al suo fianco, accarezzandogli dolcemente la testa, giocando con le ciocche brune che cadevano disordinate sul viso.
«Che ore sono?» mugugnò stanco, senza riuscire ad aprire gli occhi.

«Le sette e mezza. Hai tutto il tempo per fare colazione e, se volessi, anche una doccia fresca.»
Quel sabato mattina era piuttosto caldo, stava preparando gli abitanti all'arrivo dell'estate, la quale si preannunciava parecchio afosa.

«Te l'ho mai detto che sei fantastica?» boffonchiò ancora mezzo addormentato, facendola sorridere.

«Sì, ma puoi ripeterlo tutte le volte che vuoi, io di certo non mi offendo!» Sophie continuò ad arrotolarsi intorno alle dita i corti ciuffetti del ragazzo, in modo naturale e ripetitivo.
Francesco la tirò a sé per stamparle un bacio a fior di labbra, beandosi del suo profumo fresco e fruttato.

«C'è tempo anche per fare altro?» sussurrò carezzevole vicino al suo orecchio, mentre strofinava il naso sulla sua pelle morbida e diafana, provocandole svariati brividi e un ansito.

«Se vuoi sì, ma la colazione si fredderà e hai una lunga mattinata davanti. Possiamo fare "altro" più tardi, quando sarai al pieno delle forze» rispose dolcemente, tastando il suo torace ben definito.

Francesco sbuffò per quel rifiuto, costringendosi ad aprire finalmente gli occhi.
«Ora sei un po' meno fantastica!» affermò grave, suscitando ilarità nella ragazza, la quale gli diede un leggero pizzicotto sul petto, prima di spingersi verso l'alto per alzarsi.
Gli tese una mano, invitandolo a seguirla; invito che accettò ben volentieri.

Mangiarono raccontandosi più nel dettaglio come avevano trascorso la precedente serata, ridendo per le scene impensabili a cui aveva assistito la sua Khaleesi con quel gruppo di amiche folli che si ritrovava.
«Ti ricordi nulla di quello che mi hai detto prima di addormentarti?» le chiese senza guardarla, stringendo la tazza tra le mani vicino alla bocca.

Sophie si fermò con la forchetta a mezz'aria, riflettendo su quell'insolita domanda. Cercò di rimembrare quello che gli aveva raccontato, dalle stranezze delle ragazze, alla propria domanda su come lui avesse passato la sua serata, fino alla buona notte che le aveva sussurrato, alla quale aveva risposto.
"Oh cavolo!" Sbarrò gli occhi a quella consapevolezza, posando la forchetta sul piatto. Ringraziò che in quel momento Francesco non la stesse osservando, troppo preso dalla colazione, riflettendo su come uscire da quella situazione. Era terrorizzata all'idea di aver affrettato troppo i tempi, di essersi esposta troppo e nel momento sbagliato, facendolo chiudere proprio quando lui si stava lasciando andare. Non sapeva che in realtà il bel Motolese era agitato almeno quanto lei, ma per il motivo opposto al suo, ovvero per la paura di aver erroneamente udito male quel "ti amo" che gli aveva portato il cuore alle stelle.

«Mi ricordo di averti chiesto come hai trascorso la serata, ma non ho sentito alcuna risposta.»
Strinse saldamente la sua tazza tra le mani, avvicinandola tremante alla bocca, fissando il profilo del bruno che aveva appena emesso una smorfia infastidita.

Francesco accusò il duro colpo con celata delusione, sentendo una parte di sé sprofondare nell'oblio. Cercò di cancellare le sue negatività, convincendosi che quello della mora non fosse un rifiuto, ma con scarsi risultati. Non riusciva a guardarla, spaventato dall'idea che potesse leggergli negli occhi le emozioni che provava in quel preciso istante, perché lei capiva sempre quello che gli passava per la testa, ma soprattutto quello che provava.
Finì il suo cappuccino e si alzò lentamente, dandole le spalle per sistemare tutto nel lavandino, una distrazione che l'avrebbe aiutato a parlarle, nascondendosi al tempo stesso.
«Vado a farmi la doccia di là, così recupero anche il telefonino prima di andare al bar.»
Si asciugò le mani nello strofinaccio bianco che usciva dal mobile sotto al lavandino, per poi avvicinarsi alla sua ragazza, posandole un bacio sulla fronte.

Sophie si sentì spezzare in mille pezzi per quell'improvvisa freddezza, credendo che lui si stesse chiudendo a causa dei suoi sentimenti. Prima che si allontanasse però, lei gli prese la mano, bloccando la sua fuga.
«Ci vediamo più tardi?» domandò esitante, con un tono basso e tremolante che lo fece sembrare quasi un sussurro.

Francesco sospirò mesto, sentendosi in colpa per la propria debolezza, la quale stava facendo del male alla donna che amava. Si voltò verso di lei, azzerando le distanze. Le alzò il viso così che i loro occhi potessero incontrarsi e in quegli smeraldi ci lesse tutta la tristezza dovuta al suo comportamento, il quale poteva risultarle insolito. La bacio con bisogno, chiedendo in quell'unione un conforto emotivo alla propria negatività, ma soprattutto le chiese di essere rassicurato sul fatto che lei non se ne sarebbe andata, nonostante lui non fosse alla sua altezza; non poteva perderla, dopo aver scoperto l'amore.

Si allontanò di poco, tornando a osservarla con dolcezza, mentre il suo cuore saltò un battito: era bellissima, la donna più bella del mondo!
«Dove potrei tornare, se non a casa da te?» rispose con quella domanda retorica, sussurrata suadentemente, la quale provocò un battito accelerato nel petto di Sophie, mentre delle lacrime di gioia le riempirono gli occhi.
«A più tardi, piccola mia!» Si allontanò con riluttanza, lasciandola sola a riflettere sulle sue parole e all'effetto che esse le avevano provocato.

*Forse, sarebbe bastato a entrambi rivelare i propri pensieri, senza il bisogno di nascondere le loro insicurezze. Le parole non dette per paura, rimangono lì, sospese nell'aria, pronte a saltar fuori nel momento più propizio, probabilmente per dissipare oppure per ferire.*

*Spazio Autrice*

Buonsalve a tutti voi! Vorrei innanzitutto chiedere scusa per la lentezza con cui rispondo ai vostri commenti ultimamente, ma sono alla costante ricerca di un lavoro e le mie giornate si dividono tra il fare la mamma, la moglie e mandare curriculum a destra e a manca. XD

Una nuvola passeggera ha minato per qualche minuto la tranquillità dei nostri innamorati, ma fortunatamente è tornato subito il sereno. Vi aspetto per la seconda parte di questo capitolo mercoledì.

Baci, Sara

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