Capitolo 41 - Buona notte

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Restarono per ore su quella terrazza, incuranti del freddo, a baciarsi e a scambiarsi sorrisi complici, cercando di recuperare gli anni persi. Fu difficile per loro allontanarsi, ma i rumori provenienti dalla città che si stava risvegliando fece loro capire che era giunto il momento di tornare a casa.
Sophie si ricordò di essere arrivata al locale insieme a Fabian, il quale era rincasato ormai da diverse ore, informandola con un sms che notò solo in quell'istante.
L'amico sapeva di non aver lasciato da sola l'affascinante mora e si augurò che la sua fugace ritirata le avesse dato modo di approfittare della situazione per passare un po' di tempo in più con il bel Motolese.
«C'è un problema... sono senza auto!» esclamò con una punta d'imbarazzo, puntando i suoi smeraldi verso il ragazzo di fronte a lei.

«E che problema c'è? Ti accompagno io a casa!» Francesco le sorrise, stampandole un veloce bacio sulla fronte, prima di stringerla nuovamente tra le sue braccia. Se fosse dipeso da lui, non si sarebbe più staccato dal suo corpo.

«Grazie! Mi dispiace farti fare un giro più lungo...» Sophie si beò del calore di quel fisico marmoreo, aspirando il profumo virile e minerale del bruno, afrodisiaco più di ogni altra cosa al mondo.
Non ricordava di essere mai stata così felice, si sentiva completa, come se tutto quello che le era mancato fino a quel momento, fossero state semplicemente le sue braccia possenti, le quali la stringevano, confortandola e rassicurandola.

«A me no, mi da la possibilità di passare del tempo in più in tua compagnia!» Il bruno le sollevò il mento, portando i loro sguardi a incrociarsi. Si chinò per rubarle un altro bacio, ubriacandosi ancora una volta del sapore unico di lei, facendo intrecciare le loro lingue in un vortice di passione.

Le mani di Francesco scesero lungo la sua schiena, soffermandosi sui glutei sodi, i quali risvegliarono una parte del ragazzo che apprezzava molto il corpo seducente della mora.
Sophie percepì il desiderio di lui e avrebbe voluto approfondire il bacio, ma era certa che se avesse superato quel limite, difficilmente sarebbe riuscita a fermarsi, perché non c'era nessuna scommessa a farla desistere.
Con riluttanza appoggiò i propri palmi sul suo petto, separandosi a malincuore.
«Credo che sia meglio andare. Sono quasi le otto e tra qualche minuto inizieranno ad arrivare i primi clienti.»

Il bruno sbuffò, ringraziando il cielo che Sophie fosse provvista di un barlume di lucidità, dato che la sua era andata a scemare dall'unione delle loro labbra: l'avrebbe presa su quella terrazza, incurante che occhi indiscreti avrebbero potuto vederli.
«Hai ragione!» Le strinse la mano e insieme si incamminarono verso le scale.

Nel privè erano rimasti solo Mattia e Jessica, i quali dormivano serenamente abbracciati.
A illuminare lievemente la stanza era la luce del sole, che filtrava dalle due finestre sul lato sinistro, una delle quali era posizionata proprio sopra ai due addormentati. Il bel Motolese era felice che l'amico avesse sciolto la sua corazza, issata con prepotenza dopo la cocente delusione data dall'essere stato abbandonato sull'altare. Si augurava che la simpatica bruna assopita al suo fianco fosse la ragazza giusta per il moro dagli occhi di ghiaccio, quella che lo avrebbe reso felice almeno la metà di quanto lo era lui in quel momento.

Quatto quatto percossero la stanza, cercando di evitare ogni tipo di rumore per non disturbare il loro sonno, raggiungendo la porta di vetro per poi chiuderla alle loro spalle. Attraversarono la pista da ballo, ormai deserta, passando vicino ai tavolini ancora pieni di bottiglie e bicchierini di plastica. Erano soliti sistemare quell'ala il sabato pomeriggio, perché le attenzioni maggiori erano dedicate alla sala principale, quella dove si consumavano colazioni e pranzi.
Passarono per l'uscita secondaria, quella in cucina, per arrivare alla macchina posteggiata nel cortile, come era consuetudine dei proprietari durante il weekend, così da non occupare i parcheggi per i clienti.
Dopo essersi allacciati le cinture si avviarono verso l'appartamento di Sophie, accompagnati da una musica leggera a far da sottofondo alle loro parole e alle innumerevoli risate scambiate anche senza motivo alcuno. Ci volle pochissimo tempo per arrivare a destinazione, complice il poco traffico del sabato mattina. Entrambi sospirarono, dispiaciuti all'idea di allontanarsi dopo le stupende ore passate insieme.

«Stasera vieni allo Starlight?» le domandò speranzoso. Non avrebbe potuto dedicarle molto tempo, visto che avrebbe dovuto lavorare fino a tardi anche quella notte, ma almeno l'avrebbe vista.

«Non lo so... con i ragazzi ho già acquistato i biglietti del cinema per Fast & Furious e lo spettacolo è alle ventidue e quarantacinque.» Si maledì mentalmente per aver insistito nelle ultime settimane per andare a vedere quel film, tanto che Fabian e Gianfranco l'avevano accontentata, esasperati dal suo continuo intestardirsi, e le avevano fatto prenotare per quella sera. Allo stesso tempo però ne era grata, perché così non sarebbe passata per una ragazza appiccicosa; aveva infatti paura che, se si fossero visti per due giorni di fila, il bel bruno si sarebbe presto stancato di lei.

Giorgia le aveva sempre detto che la tattica per far impazzire qualsiasi uomo, era quella di farsi desiderare; più la donna si ritraeva, più esso diventava cacciatore. Non era però certa che quell'insegnamento potesse esserle d'aiuto con il Motolese adulto, così diverso rispetto a quello del passato, strafottente e menefreghista verso il genere femminile.

«Bello quel film, volevo andare a vederlo anche io con Matteo!» affermò con un sorriso, cercando di nascondere la delusione a quel rifiuto. Pensò che forse sarebbe stato un bene non vedersi, perché con Sophie non voleva più sbagliare, né sembrare una persona invadente; voleva che tutto andasse con la giusta tempistica, anche se lui era ignaro di quale fosse, visto che era la prima volta che si ritrovava a desiderare una relazione.

«Allora ci sentiamo, Moto!» sghignazzò nel affibbiargli quel soprannome, da sempre usato solamente dagli amici, slacciandosi la cintura e restando ferma al suo posto.
Francesco alzò un sopracciglio, incredulo di aver udito tale appellativo uscire dalle succulenti labbra di quella sfacciata.

«Certamente, signorina Targa!» la canzonò, riservandole quel sorriso sghembo che lei tanto adorava e avvicinandosi a pochi centimetri dal suo viso. Si osservarono, sfidandosi in una silenziosa lotta a chi avrebbe ceduto per primo, avvicinandosi all'altro. Restarono fermi a fissarsi per alcuni minuti, finché alla fine non fu Sophie a cedere, gettandogli le braccia al collo per poi baciarlo con irruenza. Fece passare la mano in quelle ciocche castane e morbide, liberando alcuni ciuffi ingellati per poi strattonarli leggermente, provocando un ruggito gutturale da parte del bruno.

Francesco cercò di portarla più vicino a sé, nonostante la cintura lo tenesse ancorato al proprio sedile e la leva del cambio facesse da barriera; riuscì soltanto a premerla contro il proprio petto, mentre le loro lingue infuocate tornarono a volteggiare in una danza incendiante.
Si allontanarono a corto di fiato, percependo l'uno nello sguardo dell'altra la lussuria e la bramosia di approfondire quella loro vicinanza. La mora deglutì, cercando di recuperare un po' di contegno, il quale sembrava assopirsi ogni volta che lui era nelle vicinanze; sempre presente, invece, era quel formicolio al basso ventre che non le dava tregua.

«Credo sia meglio che io vada. Io e te, una macchina e un parcheggio... ho una sorta di déjà-vu.»
Francesco scoppiò a ridere, tornando a sedersi in maniera composta, stringendo però le dita di lei tra le proprie.

«Questa volta non ti conviene scommettere, perché non ho nessuna intenzione di perdere!»
Quelle parole le provocarono un forte scossone nello stomaco, mentre il suo cuore mancò un battito. Restò inchiodata a guardarlo, desiderosa di esporgli i propri sentimenti, ma con la bocca serrata che non voleva collaborare.

«Buona notte, Khaleesi.» Le stampò un veloce bacio sulle labbra, ridestandola dal suo turbamento interiore.

«Buona notte, Motolese sdolcinato.» 

*Spazio Autrice*

Siete usciti indenni da queste vacanze o, come me, state ancora rotolando per casa? XD
Per non farci mancare altro zucchero, ecco a voi un capitolo molto diabetico, così da concludere in grassezza queste feste!

Nel prossimo capitolo ci sarà un salto temporale di qualche settimana, così da poter finalmente dire addio ad Aprile (mese lunghissimo e stressante) e dare il benvenuto a Maggio.

Al prossimo aggiornamento, baci!

Nuova OssessioneTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon