Capitolo 19

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Don't tell me - Avril Lavigne.

«Già.» Mormoro attraversando la stanza e non guardandolo.

«Wow, mi sorprendi. Stai bene?» Mi chiede retoricamente, e credo che si sia alzato e che stia venendo verso di me. «Se fosse stato ieri adesso mi sarei ritrovato con il segno delle tue dita sulla faccia.»

«Posso ancora lasciartelo il segno, se vuoi.» Gli dico, voltandomi verso di lui.

«Magari la prossima volta.» Replica, abbozzando un occhiolino e un sorriso. Ma questo sembra essere un sorriso diverso, e che non credo di aver mai visto costruirsi sulle sue labbra. Sembra quasi un sorriso sincero, e sento le mie labbra muoversi in risposta.

La prima ora trascorre in modo pacifico, tra scambi di battute e letture.

-

Oggi è venerdì, e sono riuscita ad allenarmi prima delle prove. L'ultima volta non abbiamo avuto problemi, e spero che continueremo in questo modo.

Ho notato una sorta di cambiamento in Harry, anche se lieve. È da quando mi ha accompagnata a casa che sembra diverso, che il suo atteggiamento ha preso una piega diversa rispetto al solito irritante e seccante Harry.

Arrivo in classe prima che le prove comincino, quindi sono da sola. Prendo una sedia e rileggo le mie battute prima che Harry arrivi.

Trascorrono diversi minuti, e io sono ancora sola. Esco dalla classe e percorro il corridoio per cercarlo, ma non sembra essere qui. Avrei dovuto saperlo.

E nel momento in cui sto per svoltare l'angolo, trovo ciò che stavo cercando, ma che forse i miei occhi non erano pronti a vedere.

Harry è poggiato alla parete, i suoi occhi sono chiusi e le sue labbra sono su delle altre. Non è solo.

La ragazza che sta baciando è premuta interamente sul suo corpo, e le sue mani sono sulle sue spalle e sul suo petto. La ragazza ha il volto coperto dai suoi capelli e dal viso di Harry, ma appena si sposta riesco a riconoscerla.

Ci sono sempre state delle voci su loro due. Isabelle mi disse di averli visti più volte insieme, a me non è mai successo.

Sono ancora di fronte a loro, Harry sostiene il corpo di Melody con le sue mani, attirandolo sempre più vicino al suo. Tra loro non ci sono parole, soltanto movimenti.

Non riuscendo a sostenere altro, mi sposto e mi appoggio alla parete per non scivolare giù. Non so e non sono sicura della mia reazione, del perché mi senta in questo modo, nonostante tra me e Harry non ci sia niente a legarci.

Ritorno in classe e recupero le mie cose prima di allontanarmi ancora, ma mentre sto cercando di farlo mi scontro con qualcuno.

«Dove stai andando?» E' Harry, la voce roca, il respiro veloce.

All'inizio penso di superarlo senza neanche guardarlo ancora, ma la mia idea non va molto lontano, dato il modo in cui lui afferra il mio braccio per farmi voltare verso di lui.

«Claire.» Dice in modo deciso. So che si sta trattenendo dallo scattare davanti a me, ma non riesco ancora a guardarlo.

«Me ne vado.» Sussurro, continuando a tenere lo sguardo basso e tentando di divincolarmi da lui.

«Cosa?» Sbotta. «Abbiamo le prove.»

A questo punto, mi sento costretta a sollevare lo sguardo e a portarlo su di lui. Lui allenta la presa sul mio braccio prima di lasciarmi andare.

«Le prove? E te ne ricordi soltanto ora, Harry? È da più di venti minuti che ti aspetto.» Questa volta sono io a scattare, e lui sembra sorpreso della mia reazione.

«Io .. ho avuto da fare.» Sostiene, distogliendo lo sguardo dal mio.

«Sì, e puoi anche ritornarci.»

«Che..» inizia, ma quando si rende conto del modo in cui lo sto guardando capisce anche che so ogni cosa. «Cazzo, Claire. Mi dispiace, io..»

«No.» Lo interrompo. «Ho visto quanto eri impegnato.»

«Sai cosa?» Quasi urla lui. «Io non devo darti nessuna fottutissima spiegazione.»

«Non voglio una spiegazione.» Dico.

«E allora cosa vuoi?» Il suo sguardo è intenso e io ho paura che ci sia altro dietro la sua domanda, che non stia parlando più soltanto delle prove.

«Essere avvisata dei tuoi ritardi o delle tue assenze, perché durante tutto questo tempo avrei potuto allenarmi o fare qualsiasi altra dannata cosa, piuttosto che aspettare qualcuno che non sarebbe mai venuto.» Sono arrabbiata, lo sono con lui e con me stessa.

Lui esita. «E' per Charlie, vero?»

«Come?»

«Stai facendo questo perché vuoi farmi capire cosa si prova.» Sostiene, i suoi occhi nei miei.

«Ti sbagli.» Scuoto la testa, ma non so se è così. «E in ogni caso, non puoi paragonare il mio rapporto con Charlie con qualsiasi cosa ci sia tra te e Melody.»

Harry cade in una sonora risata, lascia cadere la testa all'indietro. «Adesso quindi è un rapporto? E perché non potrei paragonarli?» Sospira continuando a guardarmi prima di aggiungere altro.

«Giusto, tu sei la santarellina.»

«Non sono una santarellina.» Sussurro, il suo volto a pochi centimetri dal mio.

«E' vero, lo sei soltanto con ..» Lo interrompo per la seconda volta prima che lui finisca, e la mia mano entra in collisione con la sua mascella prima che riesca a fermarmi.

«Smettila!»

Harry gira il volto dopo il mio colpo. «Quindi, la prossima volta era questa.»

Poi torna a guardarmi. «Il piccolo Charlie ti ha resa soltanto più stronza.»

«Adesso basta, Harry!» Urlo, spingendo le mani sul suo petto per allontanarlo. «Sai cosa? Io sono stanca. Sono stanca di essere quella di cui tutti si prendono gioco soltanto perché non ha la forza e il coraggio di mantenere insieme i suoi pezzi. Sono stanca di essere quella su cui si può sempre contare, e che c'è sempre. Quella che non dice mai di no perché ha troppa paura di essere giudicata, ma che alla fine ci rimette lo stesso. Perché alla fine sono sempre io ad essere sola, troppo fragile per riuscire a stare in piedi senza nessuno che mi sostenga nella costruzione della mia vita. Sono stanca di essere sempre l'ultima per tutti, quella di cui puoi fare a meno. Sono stanca, Harry.» E lo sono davvero.

Non riesco neanche a realizzare ciò che è appena successo, ciò che ho appena detto, che le lacrime scorrono libere sul mio volto.

E prima che possa realizzare anche questo, sono premuta contro il corpo di Harry, la mia testa sul suo petto e le sue braccia intorno a me. Impugno con una mano la maglia che indossa, mentre mi lascio andare e lascio che lui mi tenga stretta a sé.

Harry aumenta la presa e mi stringe di più tra le sue braccia. Dalle mie labbra sono cadute le parole che mi portavo dentro da troppo, ma che non sono mai riuscita a dire. Neanche a Is.

Non avrei mai creduto che sarei stata così vicina a Harry, a piangere della mia fragilità e a lasciare che lui mi sostenga. Ma in questo momento so soltanto che voglio che lui continui a farlo, che la sua mano si muova tra i miei capelli, e che ogni cosa intorno a noi si dissolva.

«Non sei l'ultima per tutti.» Sussurra, poggiando la sua testa sulla mia.

Sono abbastanza alta, ma Harry lo è di più. E io mi sento talmente piccola tra le sue braccia. «C'è il piccolo Charlie, c'è Isabelle.» Continua, e sorrido quando pronuncia il nome di Charlie.

E so che è questo quello che voleva, e ci è riuscito. Mi ha fatta sorridere tra le lacrime.

Ho ancora la testa poggiata sul suo petto quando riprende a parlare. Non percepisco più la sua sulla mia, soltanto perché è scesa verso il basso. Le sue labbra sfiorano il mio orecchio, il suo respiro batte contro la mia pelle e un brivido mi percorre interamente.

«E poi ci sono io. Nessuno conosce i tuoi punti deboli meglio di me, Cenerentola.»

Shelter [Harry Styles]Where stories live. Discover now