Capitolo 14

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Ho chiesto più volte a Is se volesse passare la notte qui, ma lei ha preferito non farlo. I suoi genitori non stanno più insieme da tempo, e lei non ha voluto lasciare sua madre da sola. Probabilmente avrei fatto anche io lo stesso.

Dopo essermi cambiata, recupero il mio cellulare. Ci sono quattro nuovi messaggi, tra cui uno di Charlie. Mentre sto per aprirlo, una considerazione a cui non avevo fatto caso mi attraversa la mente. Anche Charlie fa parte della squadra, quindi anche lui dovrebbe essere con gli altri. Eppure, se così fosse - quando mi ha chiesto di rivederci - avrebbe dovuto sapere che non ci sarebbe stato.

Non so in quale modo, non ne conosco neanche il motivo, ma mi ritrovo a scrivere un messaggio come se non avessi il controllo delle mie dita mentre scorrono sulla tastiera, e ad inviarlo all'ultima persona con cui vorrei parlare in questo momento.

Charlie è lì con voi?

Soltanto dopo averlo inviato, mi pento di averlo fatto.

Chiedere una cosa del genere a Harry è stato un errore, ma non posso più tirarmi indietro. E lui mi risponde più velocemente di quanto pensassi.

Perché vuoi saperlo?

Scuoto la testa frustrata, e provo a recuperare la situazione.

Non preoccuparti, fa come se non ti avessi chiesto nulla.

La sua risposta è istantanea, anche più della prima.

Non posso, l'hai fatto.

Avrei dovuto immaginare che contattarlo per sapere di Charlie avrebbe portato a questo. Come un flash improvviso mi ricordo del messaggio di Charlie.

Nel momento in cui penso di leggerlo, un altro messaggio viene segnalato. Apro quest'ultimo, notando che è ancora da parte di Harry, nonostante io non gli abbia più risposto.

Il piccolo Prince non è qui, mi dispiace. Adesso dimmi perché ti interessava così tanto saperlo.

Quindi, Charlie non è lì. So che quella che giocheranno domani sarà una partita importante, che segnerà l'inizio del campionato scolastico. Decido di tornare al precedente messaggio di Charlie, ignorando ancora quello di Harry.

Claire, scusa ancora per stasera. Prometto che mi farò perdonare - Charlie.

Charlie è un ragazzo così dolce, e assistere al suo dispiacere mi fa sorridere. Si è preoccupato ancora una volta di scusarsi con me, anche se lo ha già fatto qualche ora fa.

Non preoccuparti, recupererai. Non sei con la squadra?

Non riesco a fare a meno di chiedermi per quale motivo non lo sia, e non sono riuscita a fermarmi dal provare a domandarglielo.

Sapevo che c'era la possibilità che sarei dovuto partire questo fine settimana, ma ti ho comunque invitata ad uscire con me perché ero sicuro di riuscire a tornare in tempo per farlo, ma non per partire con la squadra. Però ci sono stati dei problemi, e probabilmente non riuscirò a tornare prima di qualche giorno.

Ha evitato di dirmi che cosa riguardasse la sua partenza e i problemi a cui si riferisce, e per un attimo mi chiedo di cosa si tratti, e per quale motivo l'abbia fatto. In ogni caso, se avesse voluto dirmelo, l'avrebbe già fatto. Mi decido a lasciar perdere e a non pensarci.

Allora credo che ci vedremo a scuola quando tornerai. Buonanotte, Charlie.

Spero presto. Buonanotte, Claire.

Presto lascio che il buio e il silenzio mi avvolgano, e prima che riesca ad accorgermene, mi addormento.

Quando i miei occhi incontrano la luce troppo presto, mi ricordo che oggi è domenica.

Temporeggio ancora un po' prima di alzarmi. Indosso ancora il mio pigiama mentre entro in cucina, dove trovo mia madre che mi saluta con un sorriso. Mi siedo al mio solito posto e facciamo colazione insieme.

«Hai dei programmi per oggi?» Mi domanda.

Rifletto sulle sue parole, ma che io ricordi dovrei avere la giornata libera. «Non credo, perché?»

«Io e tuo padre dobbiamo uscire a fare delle commissioni, puoi restare tu con Emmett?»

«Certo.» Le prometto, e lei mi ringrazia silenziosamente.

Mi cambio e indosso una felpa e dei pantaloni di tuta, prima di sistemare la mia camera. Rifaccio il letto e lascio che la luce entri completamente, illuminando l'intera stanza.

Dalla finestra riesco a vedere la casa di Harry, e quella che dovrebbe essere la sua camera. Ci sono stata soltanto una volta, qualche anno fa. Quando finisco di sistemare, credo sia il caso che inizi a studiare. Lego i miei capelli in una coda disordinata, e prendo i libri di cui ho bisogno.

I miei genitori sono usciti, e adesso sono insieme ad Emmett, nella sua stanza. Cubi di varie dimensioni sono sparsi sul pavimento, e io osservo lui assemblarli e metterli l'uno accanto all'altro o uno sopra l'altro, in modo da creare la costruzione che immagina. Le sue labbra non rilasciano parole, ma suoni. Vengo spesso qui a stare insieme a lui, ad aiutarlo. Quando vuole che lo faccia, lui mi prende la mano e la avvicina ad un pezzo, così che possa imitarlo nel suo progetto costruttivo. Mi piace farlo, stare con lui.

Il gioco è molto importante per chi soffre di autismo, e non lo è soltanto per i bambini come lui. E' come se per loro fosse una sorta di strumento espressivo, dove sono gli altri a doversi adeguare alle loro regole, alla loro speciale diversità.

E Emmett sarà anche diverso, ma è più speciale di quanto gli altri possano credere.

Shelter [Harry Styles]Where stories live. Discover now