Capitolo 18

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Two pieces - Demi Lovato.

«Hai bisogno di un passaggio?» Mi chiede e io sollevo la testa, sicura di essermi immaginata ogni cosa.

Ma sembra che non sia così.

Il suo sguardo è rivolto davanti a lui, e sembra che mi abbia offerto un passaggio soltanto perché credeva che fosse giusto farlo. Se non avessi riconosciuto la sua inconfondibile voce, avrei potuto giurare che non fosse davvero lui.

Harry è appena seduto su di essa, un piede a terra per mantenere l'equilibrio e il casco tra le mani, i suoi occhi nei miei.

«Sta arrivando mia madre.» Mento, cercando di non pensare ai suoi occhi.

«Non ne sembri così sicura.» Sostiene, e in questo momento odio l'insicurezza che risiede in me e che non mi lascerà mai andare.

Questa volta arrendermi è inevitabile, e prima che sia troppo tardi mi avvicino a lui. Ero sicura di trovare il suo solito sorriso a curvargli le labbra, ma non è così.

«Prendi questo.» Dice porgendomi il casco che aveva tra le mani.

«E tu?»

«Ne ho soltanto uno.» Si siede, ma tiene ancora un piede impiantato nel terreno.

«Posso chiam..» Inizio, ma lui mi blocca.

«Claire, ci vorranno al massimo dieci minuti per arrivare a casa. Metti questo e sta' zitta, io sopravviverò.» Il suo tono è duro e autorevole, ma tento di non farci caso, distratta dall'accenno di un sorriso.

Non replico e afferro il casco, osservandolo tra le mie mani. Lo indosso, ma trovo difficoltà nel legarlo sotto il mento, così Harry si volta. Non dice nulla, porta semplicemente le sue mani in quel punto, sfiorando la mia pelle. A quel contatto lui alza gli occhi verso di me, e poi un leggero scatto riporta alla realtà entrambi.

Sono seduta dietro di lui, le mani poggiate sulle mie gambe. So che se resterò così, perderò l'equilibrio e cadrò.

E' inevitabile, ma non so dove potermi aggrappare. Guardo ai lati del sedile, alla ricerca di qualcosa, ma non trovo nulla.

Harry sembra accorgersi dei miei movimenti e si volta ancora, ma questa volta sposta solo leggermente la testa. In questo modo, riesco a vedere il suo profilo. E' ben definito, ha la mascella contratta e i capelli sono spinti all'indietro.

«Puoi appoggiarti a me se non trovi nient'altro.» Dice, e i suoi occhi incontrano nuovamente i miei, ma distoglie subito lo sguardo.

Anche se esitante, poggio le mani sulla sua vita, percependo il suo corpo tonico a quel contatto.

«Temo che dovrai stringere più forte se hai intenzione di tornare a casa tutta intera.»

Non ho il tempo di rispondergli, perché come una freccia scagliata da un arco, le ruote di quella moto scivolano velocemente sulla strada, uscendo dal cortile della scuola, e facendomi aumentare la presa sul suo corpo.

Mi costringo a tenermi a lui fino al momento in cui raggiungiamo il nostro viale. Harry ferma la sua moto e scende abilmente.

Io sfilo il casco dalla testa e cerco di fare lo stesso, ma inciampo su qualcosa. Aspetto l'impatto con l'asfalto che non arriva, perché le braccia di Harry si avvolgono intorno al mio corpo. I suoi occhi cadono nei miei e ci guardiamo per un breve istante, prima che io premi debolmente i palmi sul suo petto per allontanarmi e riacquistare l'equilibrio.

«Grazie per il passaggio.» Mormoro, con lo sguardo basso.

«Non ti ci abituare, Giulietta.» Sollevo lo sguardo per guardarlo e sul suo volto c'è quel solito sorriso.

Alzo gli occhi al cielo e lo supero, prima di attraversare il viale. Non so per quale motivo, ma sento il bisogno di voltarmi. E quando lo faccio, mi accorgo che Harry mi stava già guardando. Distolgo lo sguardo ed entro in casa.

«Dio, Claire.» Sospira mia madre quando mi vede. «Dove sei stata?»

«Avevo le lezioni fino a tardi.»

«Come sei tornata?»

Merda. Merdissima. Non posso dirle di Harry neanche se lo volessi.

«Con Is.» Esclamo. «Sono tornata con Is.» Non mi piace mentire, ma non ho avuto alternativa. Mia madre annuisce, e io salgo in camera mia. Mi cambio velocemente e recupero i libri di cui ho bisogno.

-

Questa mattina ero sul bus, e ho visto Harry.

Ma non era con me, non era con noi, ma sulla sua moto che ci superava. Indossava il casco che ha dato a me ieri, e sono riuscita a guardarlo per un breve istante prima che si dissolvesse dalla mia vista.

Percorro il cortile della scuola, e, poggiato al muro davanti l'entrata principale c'è Charlie. Mi viene incontro e mi posa le labbra sulla guancia, indugiando sulla mia pelle.

«Ciao.» Mi saluta, sorridendomi.

«Charlie.» Ricambio il suo sorriso. «Non sapevo fossi tornato.»

«Non lo sa nessuno, in realtà.» Dice lui. «Tu sei la prima persona che volevo vedere.»

Charlie si avvicina e avvolge un braccio intorno alla mia vita. «Quando sei tornato?»

«Ieri sera.» Sospira, guardandomi. «Ti avrei mandato un messaggio, ma poi ho pensato di farti una sorpresa.»

«Posso confermare che ci sei riuscito.» Gli dico, e il suo sorriso si allarga.

«Ci speravo.»

Entriamo insieme a scuola, e poi ci dividiamo. Non abbiamo neanche una lezione in comune, ma riusciamo comunque a vederci abbastanza.

Quando raggiungo la mia classe, rivedo Harry. È già seduto al suo posto, nonostante la lezione non sia ancora iniziata. Credo sia la prima volta che non arriva in ritardo.

Isabelle non c'è. E' il secondo giorno che non viene, ma sono abituata a stare sola. L'ho sempre fatto, e ho imparato a convivere con la solitudine; e mi piace. Preferisco restarmene da sola, piuttosto che in gruppo e sentirmi fuori posto.

A pranzo mi vedo con Charlie, che mi raggiunge con un sorriso sulle labbra.

«Mi sembra di aver già vissuto questa situazione.» Sostiene, un ghigno si disegna sul suo volto.

Io sorrido. «Siamo in due.»

Charlie si siede accanto a me. «Sei da sola?»

«Sì, credo che Is non stia bene. E' da due giorni che non la vedo.»

Lui annuisce e il silenzio cala tra di noi per qualche istante.

«Allora, passo a prenderti sabato?» Mi domanda, l'insicurezza presente nel suo tono e nella sua voce.

«Non lo so, devo pensarci.» Lo prendo in giro, ma lui non sembra rendersene conto perché un cipiglio compare sul suo volto.

«Sto scherzando.» Affermo. «Ti avevo già detto di sì.»

Charlie sospira, le sue spalle si rilassano. «Credevo avessi davvero cambiato idea.»

«Sei stato tu ad aver cambiato idea prima di me.» Dico prima che riesca a recuperare le parole scivolate dalla mia bocca, ricordando quelle di Harry.

«Hai ragione, mi dispiace. Ma rimedierò sabato, vedrai.» Promette.

Al suono della campanella entrambi ci alziamo, lasciando la sala. Percorro i corridoi dopo aver salutato Charlie, prima di raggiungere l'aula.

La porta è leggermente aperta come l'ultima volta. Esitando entro, e il pensiero che Harry possa essere già qui mi attraversa la mente.

Alla fine, è lui stesso a confermare quel pensiero.

«Ho visto che il principe azzurro è tornato, Cenerentola.»

Shelter [Harry Styles]Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang