CAPITOLO 27

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DANIEL'S POV

Ho guidato come un matto lungo le strade di New York e adesso mi ritrovo davanti alla porta di casa sua.

Continuo a suonare il campanello ma nessuno mi apre, e mentre sono sul punto di andarmene una donna intorno ai quarant'anni, capelli scuri, occhi marroni e carnagione olivastra spalanca la porta.

<<Scusa ma stavo preparando la cena, posso esserti utile?>> mi chiede gentilmente sulla soglia.

<<Si sono un amico di Aria, è in casa?>>

<<Certo, entra pure>> mi dice spostandosi il necessario per farmi entrare.

La casa è strutturata su due piani : di fronte a me trovo un enorme salotto con televisione al plasma e tre divani messi a forma di cerchio con al centro un camino, il tutto open space con la cucina e penisola in chiave moderna sui toni del blu, grigio e bianco.
Alla mia sinistra, invece, trovo una scala in legno che presumo porta al primo piano in cui sono situate le camere da letto.

<<La trovi in camera sua, prima porta a destra>> mi dice la signora mentre mi supera per tornare in cucina.

Salgo le scale velocemente e quando mi ritrovo davanti alla porta che mi ha indicato busso e aspetto che mi venga aprire.
Sto per bussare un'altra volta quando la porta si spalanca di colpo e mi ritrovo davanti Aria con un tuta, capelli arruffati e gli occhi gonfi come se avesse appena pianto.

<<Ciao>> dico con voce incerta mentre la osservo titubante.

<<Perchè sei qui?>> mi chiede sorpresa di vedermi.

<<Volevo parlarti>> gli rispondo cercando di entrare in camera sua, ma non me lo permette.

<<Non posso scusa>> dice sul punto di piangere.

<<Ehi...>> dico prendendola per la felpa e abbracciandola anche se non ricambia <<...sono qui, va tutto bene>> e mentre alzo il viso per darle dei piccoli baci sulla testa mi cade l'occhio nella sua stanza.

Perchè tutti quei sacchi neri?

<<Stai facendo le pulizie di primavera?>> le chiedo staccandomi il necessario per guardarla.

<<Si, qualcosa del genere. Ascolta te ne devi andare>> mi dice di nuovo mentre cerca di chiudere la porta della camera.

<<Solo due minuti, poi me ne vado>> le chiedo supplicandola tenendo ferma con una mano la porta.

<<Forza, dimmi quello che mi devi dire>> mi dice rassegnata facendomi entrare nella sua camera.

Assomiglia molto a quella di Los Angeles : le pareti sono rosa tenue, c'è una porta finestra che affaccia su un'enorme balcone sul quale c'è una vista mozzafiato, un letto matrimoniale appena entri e una scrivania a destra lunga quasi tutta la parete.
Sulla sinistra, di fianco al letto, c'è una porta che presumo conduce nel bagno, mentre alla mia destra un'altra porta, adesso aperta, che fa vedere la cabina armadio.

<<Allora?>> mi chiede sedendosi sul letto.

<<Cosa ti succede? Da quando siamo tornati non fai altro che evitare me e gli altri e non dirmi "niente" perchè non sono stupido, se devi dire qualcosa dilla>> le dico diretto mentre mi siedo davanti a lei.

Ci pensa un secondo e alza lo sguardo finchè prende un respiro profondo e inizia.

<<Fai due più due no?>> mi chiede alzando il sopracciglio.

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