Capitolo 34

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*1 anno dopo*

25 Dicembre

Avevo finito di apparecchiare la grande tavola rotonda.
Avevo addobbato tutto perfettamente di rosso e di bianco per riprendere il tema natalizio, e dopo essermi assicurata che tutto fosse sistemato come volevo andai nella mia camera ed iniziai a prepararmi.

Per il pranzo di Natale, mamma e Robert sarebbero venuti a casa nostra.
Avevo invitato anche Charlotte, ma da lei Natale era l'unico giorno per potersi riunire con la sua famiglia, ma mi aveva promesso che sarebbe passata nel pomeriggio.
Ma quel giorno anche per noi sarebbe stata una festa in grande, perché anche Harry aveva invitato sua madre e sua sorella Gemma.
Era un'occasione speciale da passare tutti insieme.
Il primo Natale tutti insieme con la piccola Abigail.

Io e Harry, pochi mesi prima della nascita della bambina avevamo deciso di andare a vivere insieme.
Dopo essere ritornata a casa, io e Harry avevamo mantenuto comunque i contatti.
Per lui era difficile aiutarmi e starmi vicino vivendo così distanti, ma tutti i giorni ci sentivamo in videochiamata, fino a quando non decidemmo di trasferirci.
Harry aveva lasciato definitivamente Londra e mi raggiunse qui, ad Edimburgo, dove affittammo una piccola villetta a pochi isolati da casa di mia madre.
Avevamo così l'opportunità di costruire finalmente la nostra famiglia e di stare insieme, ma di poter contare ugualmente sull'aiuto di mia madre e della mia famiglia, al momento della nascita della bambina.

Finalmente, la nostra vita aveva preso una piega normale.
Eravamo una famiglia come tutte le altre, non eravamo più qualcosa di sbagliato.
Jared aveva lasciato Edimburgo e la nostra vecchia casa era stata venduta ad un'altra famiglia.
Harry, invece, impiegò più di sei mesi per divorziare definitivamente da Jennifer.
Lei si era rivolta agli avvocati per la separazione dei beni e per un risarcimento, che riuscì ad ottenere.

Io e Harry, così, potevamo ricominciare tutto da capo.
Lui aveva trovato lavoro in una agenzia di viaggi dove, grazie alla sua esperienza passata, occupava il ruolo di direttore di marketing.
Mentre io facevo la commessa nella biblioteca in centro di Edimburgo.
Certo era un lavoro umile e poco redditizio, ma mi dava la possibilità di rimanere a contatto con la mia passione, la scrittura e i libri.
La biblioteca, inoltre, aveva approvato il mio progetto ed ogni mercoledì sera, mi intrattenevo per condurre un corso di scrittura aperto a chiunque.
Era bello vedere come le persone trovavano il modo di esprimere i propri sentimenti usando le parole.
C'era chi si esprimeva con poesie, racconti, storie. Chi semplicemente si fermava ad ascoltare.
Mi piaceva dare la possibilità a chiunque di sfogarsi, e mi rendeva orgogliosa vedere come il gruppo si allargasse di settimana in settimana.
Ero così fiera di me e di quello che avevo costruito.
Finalmente ero realmente felice, con la persona che amavo davvero e, nonostante l'arrivo della piccola Abby non fosse programmato, lei rendeva più piacevoli le mie giornate ed ogni suo sorriso mi dava la gioia e la forza di vivere la mia vita giorno dopo giorno con il sorriso sulle labbra.

Alzai la zip laterale del vestito che avevo comprato appositamente per quella giornata.
Era un semplice ed anonimo tubino nero, con una cintura di lustrini sotto il seno.
Non era per nulla particolare, ma volevo essere elegante per quella giornata così importante. Non vedevo l'ora.
Stavo indossando i miei soliti bracciali e un paio di orecchini di perle davanti al comò, quando il ragazzo mi raggiunse nella stanza, chiudendo la porta alle spalle.
"È già arrivata tua mamma" disse lui avvicinandosi a me.
Si posizionò dietro di me rimanendo a fissare il mio riflesso nello specchio.
Mi allacciò le braccia attorno alla vita e mi stampò un bacio sulla guancia.
"Sei molto bella vestita così" sussurrò lui.
Io sorrisi imbarazzata.
Non mi ero ancora abituata ai suoi complimenti.
Mi voltai verso di lui, notando il suo completo nero abbinato ad una camicia bianca, che aveva lasciato aperta nei primi due bottoni.
Mi avvicinai alle sue labbra stampandovi un piccolo bacio mentre gli allacciai quel bottone che lasciava intravedere troppo il suo petto.
"Sei troppo sbottonato per i mie gusti" sussurrai ridendo sulle sue labbra.
Lui alzò gli occhi al cielo sbuffando, poi rise insieme a me.

Champagne | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora