Capitolo 6

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Incredibile a dirsi, ma stavo davvero andando a prendere un caffè con l'unica persona che, in nemmeno due giorni, era riuscita a far uscire allo scoperto tutte le mie più grandi insicurezze e debolezze.
Eppure stavamo viaggiando sulla stessa auto, in direzione del bar più vicino al nostro ufficio.

Mi lasciò entrare per prima all'interno del bar, mantenendo la porta con la mano. Lo ringraziai con un timido e imbarazzato sorriso.

Come il giorno prima, mi aspettavo che Styles frequentasse solo bar sofisticati, con camerieri in smoking e servizio esclusivamente al tavolo. O semplicemente pensavo che mi portasse in uno di quei posti solo per non sfigurare di fronte a una dei suoi dipendenti.
Ma anche questa volta mi sbagliavo.

Subito mi assalì un odore asfissiante di tabacco e di caffè. Una combinazione micidiale per il mio naso, che mi portó a stringere gli occhi in un'espressione leggermente disgustata.
Ma fu una questione di pochi secondi e i miei organi di senso si abituarono a quegli odori.

Ci sedemmo in un tavolo appartato, nell'angolo del locale, subito dopo aver ordinato al bancone una tazza di caffè amaro per lui e una tazza di tè al limone per me.
La situazione era decisamente strana e inusuale.
Il pomeriggio prima mi ritrovavo nella stessa situazione con mia cugina a parlare di quanto fosse pesante e presuntuoso il mio capo.
Ed eccomi qua, esattamente 24 ore dopo, a bere tè e biscotti proprio con lui.
Non sapevo in realtà di cosa si parlava in situazioni simili, così tacei mentre tamburellavo le ginocchia sotto al tavolo, in attesa delle nostre bevande.

Fu lui, in quell'istante a rompere il ghiaccio: "Siamo partiti con il piede sbagliato".
Mi voltai a fissarlo senza dire nulla, nonostante sapessi benissimo a cosa si riferiva.
"Le battute sul nome, il francese... Insomma, può essere simpatica una, due volte, poi alla terza basta. No?"
Non avrei mai pensato che lo avrebbe ammesso.
"Glielo ha detto Madison di scusarsi con me?"
"Dammi del tu, per favore. Non siamo più in ufficio, giusto?" mi sorrise.
Stava davvero cercando di mettermi a mio agio, così lo ascoltai.
"D'accordo... Quindi, è stata Madison a dirti di scusarti per questa cosa? Sai, prima alla mensa..."
"No, lei non mi ha detto niente" mi interruppe "Ha solo detto ad Evans di evitare di prendere tutto sul personale. Ma io sto parlando solo per me. E mi dispiace davvero che ci sia questa sorta di conflitto tra noi. Alla fine dovremmo lavorare insieme per sei mesi, no?"
Gli sorrisi sollevata nel sentire questa sua confessione. Sicuramente ripartire da zero ignorando questo conflitto avrebbe reso tutto molto più semplice.
"Quindi niente più battute sul mio nome e sulla Francia?"
"Niente più battute sul nome e sulla Francia" acconsentì il ragazzo, porgendomi la mano.
La strinsi in segno di "pace" per porre fine a queste frecciatine prive di senso.

Nello stesso momento arrivarono al tavolo le nostre ordinazioni, ma quando ritrasse la mano non potei fare a meno di notare la fede che luccicava nel suo anulare.

"Sei sposato?"

Le parole mi uscirono di bocca senza che neanche me ne rendessi conto. Era come se avessi pensato a voce alta e me ne vergognai da morire.
Il suo sguardo si spostò nuovamente su di me, poi sul suo anello, che prese fra pollice e indice della mano, rigirandoselo attorno al dito.
"Scusa... non volevo essere indiscreta, l'ho detto senza pensare" tentai di giustificarmi, ma lui mi precedette.
"Non preoccuparti" mi sorrise "So che può sembrare strano, in tanti si stupiscono quando lo racconto... o quando lo vedono, appunto" aggiunse subito dopo.
Si portò poi la tazza alla bocca mantenendo lo sguardo fisso sulle sue mani.
"Sono sposato da un anno e mezzo, ormai sono abituato a queste reazioni. La gente non se lo aspetta, è strano al giorno d'oggi vedere una coppia già a sposata a venticinque anni."

Venticinque anni ed essere già sposati.

Lo ascoltai senza dire nulla, quasi incredula di quello che stavo sentendo.
In effetti aveva ragione, nessuno alla sua età si sposa oggigiorno, eppure lui si.
Io, seppure il mio sentimento per Jared sia forte, non mi immaginavo sposata con lui. Non ancora per lo meno.
Mi stavo chiedendo cosa lo avesse portato a fare una scelta simile per un ragazzo così giovane, ma non volevo sembrare ulteriormente invadente. Avevo già fatto abbastanza figuracce con lui.

"E tu?" mi chiese, interrompendo il mio stato di trance.
Solo quando mi interpellò di nuovo mi accorsi che non avevo ancora detto nulla.
"Sei fidanzata?"
"Beh, si" risposi con voce ancora un po' tremante dall'imbarazzo "Con un ragazzo, da circa 2 anni. Ma non credo che, ora come ora, sarei pronta a un passo così importante."
"Certo" rispose, quasi sussurrando.
Aggrottai la fronte nel vedere il suo sguardo perso e un po' incupito, mentre continuava a torturarsi il dito in cui portava la fede.
Forse avevo toccato un tasto dolente, e non avrei dovuto.

***

"Grazie per il passaggio" dissi scendendo dalla macchina del ragazzo, non appena arrivammo di fronte all'appartamento. "Poi vedrò di farmi coraggio e di dire a mia cugina di quella cosa".
Aveva capito che mi riferivo alla macchina, così sorrise divertito e si portò gli occhiali da sole sul naso.
"Nessun problema. Allora buona fortuna!" rispose alzando la mano per salutarmi.
"Ne avrò bisogno, a domani!" chiusi lo sportello della sua auto, e mi voltai per raggiungere la porta di casa.
Non appena richiusi lo sportello, lo sentii ripartire e immettersi nel viale ritornando verso casa.
Tutto sommato, era meno peggio di quanto credessi.

Non appena varcai la soglia di casa, mi buttai in velocità sotto la doccia.
Ma in realtà erano già passati quaranta minuti, ed io ero ancora in accappatoio.
Mi avviai verso la mia stanza per staccare il telefono dal caricatore e approfittare dell'assenza di Jessica per chiamare Jared, quando sullo schermo mi apparve un messaggio da un numero sconosciuto.

"Il vantaggio di essere il capo è avere il numero dei propri dipendenti senza nemmeno doverlo chiedere.
Grazie per il pomeriggio, spero di poter ricominciare tutto da capo.
Buonanotte Adams.
H. Styles"

Sorrisi nel leggere quelle poche righe.
Alla fine questo lavoro non sarebbe stato poi così disastroso.

Champagne | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora