Capitolo 1

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Dicono che quando si viaggia, non si ritorna mai come quando si è partiti.
Si è diversi, più nuovi e più ricchi.
E io speravo che questo viaggio mi avrebbe cambiata radicalmente.
Stavo per partire e intraprendere la mia prima esperienza di lavoro, a Londra, la città che ho sempre sognato e che sarebbe stata piena di sorprese per me.

"Si mamma, ho già sistemato la valigia.
Si, ho messo dentro anche le lenzuola nuove che mi ha regalato la nonna e, si, ti chiamerò appena atterro.
Ora ti prego, lasciami sistemare le ultime cose o perderò il volo.
Ti voglio bene anche io. A dopo."

Sbuffai rumorosamente lanciando il telefono sul morbido materasso del letto, prima di inginocchiarmi davanti alla mia valigia, nel disperato tentativo di chiudere la lampo.
Mi misi le mani nei capelli, appoggiando successivamente i gomiti sul bagaglio che avevo di fronte.

"Serve una mano?" Sentii alle mie spalle la voce maschile e subito ci scambiammo un sorriso divertito.
Senza darmi il tempo di rispondergli, appoggió la tazza di tè caldo che teneva in mano sul comodino affianco alla porta, raggiungendomi sul pavimento.
Iniziò ad armeggiare con la cerniera della mia valigia mentre io vi facevo pressione con entrambe le mani per facilitare l'impresa.
Dopo un paio di tentativi, la valigia si chiuse e tirai un sospiro di sollievo.
Mi alzai dalla mia posizione per accasciarmi sul materasso, portandomi entrambe le mani sul viso.

"Non so proprio come te la caverai senza di me per questi 6 lunghissimi mesi."
Rispose di tutto punto Jared stendendosi accanto a me.
Stavamo insieme da ormai due anni e mezzo, ma non aveva mai perso il vizio di vantarsi ogni volta che riusciva a fare qualcosa meglio di me.
Anche se dovevo ammettere che molte volte il suo aiuto mi aveva tirato fuori da situazioni parecchio scomode.

Mi scostò le mani dal viso, prendendolo con le dita per farmi voltare verso di lui.
In quel preciso istante incrociai i suoi scurissimi occhi marroni che mi guardavano con aria triste e malinconica.
Jared non era mai stato entusiasta di questa mia partenza, ma allo stesso tempo sapeva quanto fosse importante per me questa occasione.
Quando tre mesi fa mi contattarono dall'agenzia che avevo passato il concorso di giornalismo non potevo crederci.
Sapevo che l'attività di tirocinio che avevo svolto durante il periodo scolastico mi sarebbe servita per avere punti di vantaggio sui gli altri candidati, ma non avevo grandi aspettative.
E invece, per una volta, il mio istinto pessimista si sbagliava. Il mio impegno finalmente era stato ripagato e non potevo buttare all'aria questa opportunità.

"Mi mancherai." Sussurrai sorridendo, spostando lo sguardo verso le sue labbra sottili.
Appoggiò dolcemente le sue labbra sulle mie facendo scorrere la sua mano lungo il mio fianco, sfiorando appena la pelle scoperta dalla mia t-shirt.
Appena la mia lingua entrò in contatto con la sua, sentii subito il sapore zuccherato del tè che stava bevendo poco prima. Ormai era diventata abitudine per me avere quel sapore sulle labbra ogni volta che alla mattina ci scambiavamo qualche bacio. Anche questo mi sarebbe mancato di lui.

"Anche tu mi mancherai" rispose una volta staccatosi dalle mie labbra "prometti che chiamerai almeno due volte al giorno e che appena puoi mi scriverai qualche messaggio."
Roteai gli occhi sospirando, rivolgendogli poi un sorriso sincero: "Sai che lo farò. E poi ne ho già abbastanza di mia madre con le raccomandazioni, non mettertici anche tu". Una leggera risata uscì dalle sue labbra, quando voltò leggermente lo sguardo dalla parte opposta alla mia sedendosi sul letto.
Mi alzai a mia volta, accarezzandogli un braccio per attirare di nuovo la sua attenzione.
"Hey..." Non si voltò. "Saranno solo 6 mesi. Non sarà per sempre. Poi tornerò appena posso, nei fine settimana. Te l'ho promesso."

Sospirò sfregandosi gli occhi con una mano "No Bella, non è detto che saranno solo sei mesi.
Sarai sicuramente abbastanza brava da ottenere il posto, e chissà quanto altro tempo staremo lontani ancora"
Nel momento in cui cercai di ribattere, mi precedette "Comunque basta, ormai è fatta e devi partire."
Abbassai lo sguardo sui miei piedi non sapendo esattamente cosa dire.
Era difficile per lui quanto per me, speravo solo che nei mesi successivi saremmo riusciti a gestire questa situazione.
Decisi così di alzarmi io per prima, sollevando la mia valigia dal pavimento.

Diedi una veloce occhiata al display del mio cellulare, nel momento in cui lo raccolsi esattamente dove lo avevo lanciato poco prima. Erano già le 10:05.
"È ora di andare" dissi di nuovo "Londra mi aspetta."

Jared mi prese la valigia dalle mani e scese le scale.
Sfiló le chiavi della sua Audi dalle tasche dei pantaloni aprendo il bagagliaio, dove ripose con cura la mia valigia e lo zainetto che mi sarebbe servito da bagaglio a mano per il volo.
Lo abbracciai nel momento in cui richiuse il baule, appoggiandomi al suo petto.
Volevo solo scaricare la tensione, non volevo partire sapendo che era arrabbiato con me.
Lo amavo, ma sognavo davvero questo lavoro.
Socchiusi gli occhi quando sentii le sue labbra appoggiarsi sulla mia fronte.
Rimasi in quella posizione una decina di secondi prima che lui mi facesse mollare la presa, per farmi salire in macchina.
"Ti farei volentieri perdere il volo" confessó una volta entrato in macchina, mentre si allacciava la cintura "ma alla fine sono buono e non voglio farmi odiare per il resto dei miei giorni."
Scoppiammo entrambi in una risata, poi accese il motore e ci immettemmo nella strada.
Stavo davvero per andare a Londra.

Champagne | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora