Capitolo 22

4.5K 159 4
                                    

"Jared..."

Non era possibile, non poteva essere davvero qui.
Sbattei più volte le palpebre per assicurarmi che fosse reale.
Era il peggior incubo che si potesse realizzare.

"Amore mio!" disse lui.
Era entusiasta di vedermi.
Mi sarebbe piaciuto poter dire lo stesso.
Varcò la soglia della porta e mi corse incontro, avvolgendomi fra le sue braccia.
Mi strinse forte al suo petto, poi posò dolcemente le labbra sulle mie.
Non ero più abituata ad avere il suo sapore dolce sulle labbra. Ora avevo sempre l'amaro della caffè della bocca di Harry.
Era così strano essere fra le sue braccia.

Ero ancora incredula.
Il mio cuore batteva all'impazzata sperando che Harry non uscisse mai da quel bagno.
In quel momento ero sbiancata completamente.
"Ti ho voluto fare una sorpresa. In realtà sarei dovuto partire ieri sera, ma ho perso il volo" poi, con la mano che aveva tenuto per tutto il tempo dietro la schiena, mi porse una rosa "Questa è per te".
"Grazie, ma non dovevi" balbettai, ancora incredula di quello che stava succedendo.
Appoggiai il fiore sul tavolino affianco all'ingresso, poi il ragazzo mi abbracciò di nuovo, posando il viso nell'incavo del mio collo.
"Mi sei mancata così tanto" sussurrò, lasciandomi intanto una scia di baci in quel punto sensibile.
Il suo contatto era strano per me, adesso.
Ero abituata alle braccia di Harry, al tocco di Harry, tanto che l'istinto mi portò a posargli le mani sul petto per allontanarlo da me.

"Bella, credo di aver lasciato..."
In quel momento Harry uscì dal bagno, avvolto semplicemente dal grande asciugamano bianco allacciato intorno alla vita che gli avevo prestato per potersi asciugare.
I capelli erano ancora bagnati, e le gocce gli scivolano lungo i suoi pettorali.
Fu allora che Jared si staccò da me, notando la figura maschile subito dietro di noi.
Quando i due si guardarono, Harry si era pietrificato. Aveva capito tutto e cercava il mio sguardo per capire che cosa avremmo dovuto fare.
Ma non lo sapevo nemmeno io.
"E tu saresti?" disse Jared in tono freddo e provocatorio.
A quel punto, non sapevo se mentire come avevo fatto in quei giorni.
Era la cosa che mi riusciva meglio.
Gli avrei potuto dire che era il ragazzo di Jessica, un cugino, un amico.
Ma quando posò lo sguardo su di me, coperta solo dalla maglietta del ragazzo e dal mio intimo, non ci fu bisogno di altra spiegazione.
Eravamo stati colti in fragrante, nel modo peggiore che ci potesse essere.
Jared arretrò di un passo da me, squadrandomi dalla testa ai piedi con gli occhiali serrati in una fessura.
Stavo per scoppiare a piangere.
Alternò poi lo sguardo da me al ragazzo, e dopo qualche secondo si avvicinò ad Harry con passo svelto, strattonandolo per le spalle. Gli diede uno spintone che gli fece perdere l'equilibrio, ma Harry rispose facendo lo stesso.
Jared fu il primo a perdere il controllo, e subito gli sferrò un pugno in pieno volto.
Lui subito si portò una mano sullo zigomo dove era stato colpito, poi fece lo stesso colpendolo all'altezza dell'addome.
Jared si aggomitolò su stesso, appoggiandosi al mobiletto dal quale fece cadere un vaso di vetro, che si ruppe in mille pezzi, ma non appena si riprese si avventò nuovamente sull'altro ragazzo.
A quel punto, mi feci coraggio e cercai di intervenire, separandoli.
Ma ovviamente loro erano più forti, e nel tentativo di allontanare Jared da Harry, che lo stava schiacciando contro il muro, mi strattonò facendomi cadere sul pavimento.
"Guarda che cazzo hai fatto, coglione!" rispose Harry dandogli un ultima pacca per spostarlo, e mi venne subito in contro.
"Stai bene?" mi chiese, io annuii. Avevo solo sbattuto la schiena, ma stavo bene.

Proprio in quel momento, entrò Jessica.
La porta era rimasta aperta, e quando notò la confusione si precipitò dentro casa.
Non appena vide me e i due ragazzi insieme, capì tutto.
"'Ma che cosa sta succedendo qui? Si sentono le vostra urla da qui fuori!" disse la ragazza, che quando mi vide sul pavimento si precipitò verso di me.
La rassicurai, dicendo ancora una volta che stavo bene.
Poi le si avvicinò a Jared, che continuava a guardarmi furioso, e lo accompagnò a sedersi in cucina, cercando di farlo calmare.
"Forse è meglio se vai, Harry" sussurrai dispiaciuta, guardandolo negli occhi.
Notai che il suo zigomo era ancora arrossato, lo accarezzai appena con la punta delle dita.
Fece una piccola smorfia di dolore, poi lo accompagnai nella mia stanza, dove gli restituii la sua maglietta, e mi rivestii.
Quando il ragazzo uscì, sentii la porta di ingresso sbattere. Mi sedetti sul materasso e sospirai.
Mi sarei dovuta preparare psicologicamente a dire tutta la verità a Jared.

*Harry's pov*

"Sei proprio un coglione, Styles" disse il ragazzo facendosi scappare una leggera risata, mentre con una garza e un po' di disinfettante, mi stava medicando il graffio che avevo sul viso per evitare che si infettasse.
Ero corso subito in ufficio.
Con quell'umore, non avrei di certo potuto tornare a casa con il rischio che Jennifer fosse già tornata.
Andai al lavoro sapendo che li avrei trovato l'unica persona con la quale mi sarei potuto sfogare e al quale raccontai tutto.
Evans.

Non risposi a quella sua affermazione, perché sapevo che aveva ragione da vendere. Ero un coglione.

"Cosa pensi di fare ora?" chiese sistemando i falconi e le garze.
Io mi alzai dalla sedia e sospirai.
"Non ne ho idea" dissi, esasperato.
Uscii dalla porta del suo ufficio, per entrare nel mio, dove rimasi fino alla fine del mio turno.

Quando tornai a casa era pomeriggio inoltrato.
Bella non era venuta al lavoro, come immaginavo.
Mi avviai verso casa che fuori era già buio, quando arrivai le luci del salotto erano tutte accese.
Jennifer era già tornata.
Mi accolse subito con un bacio a stampo, che nemmeno ricambiai. Solo poi si accorse del mio graffio.
"Oddio tesoro, cosa hai combinato alla faccia?" sussurrò scrutandomi il viso.
"Mi sono fatto male andando in palestra" mentii.
"Harry lo sai che non mi piace quel posto, dovresti smetterla di andare.
Ne faremo installare una qui a casa, che ne dici?"
"Si, fantastico" dissi freddo, staccandomi poi da lei.
Andai dritto in camera mia, dove mi svestii e mi buttai sul letto.
Avevo la testa che mi scoppiava, avevo bisogno di riposare.

Quando anche Jennifer incominciò a prepararsi per venire a dormire, continuava a parlare di quanto, in questi giorni, si fosse rilassata e continuando a ripetere che ci sarebbe voluta tornare con me.
Era ferma davanti al suo comò mentre si toglieva i suoi orecchini, quando iniziò a sbraitare.
"Oh santo cielo, quante volte ho detto ad Agata di non toccare i miei gioielli. Questo bracciale non è mio!" disse ad alta voce.
"Jennifer smettila, non ti ricordi nemmeno quello che compri. Sicuramente l'avrai lasciato in giro e lei l'ha rimesso al suo posto. Ora piantala e vieni a dormire".
Dopo aver scrutato quell'insulso bracciale per più di qualche minuto, si decise a venire a letto.
Rimase dalla sua parte, con aria stizzita.
Spense la luce e non disse più una parola.
Finalmente aveva chiuso il becco.

Champagne | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora