Capitolo 10

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Il sabato era il mio giorno preferito della settimana, ma non quando ero costretta a passarlo da sola.

Essendo già metà novembre, il sole era calato prestissimo.
Quel pomeriggio, dopo che Harry mi ebbe riaccompagnato a casa, avevo preso la metro, mi ero recata in centro e avevo fatto la spesa, come avevo programmato il giorno prima.
Ciò nonostante, non avevo per nulla voglia di cucinare, così ordinai una pizza, che mangiai comodamente sul divano.
Nel frattempo, ne approfittai per telefonare a Charlotte, la mia migliore amica.
Ci eravamo sentite davvero pochissimo dalla mia partenza, così la aggiornai su tutte le cose che mi erano successe in quelle settimane.
Poi, all'improvviso, sentii un rumore fuori dalla porta, come se qualcuno stesse cercando di forzare la serratura.
"Charl, senti, devo staccare.
Ti richiamo dopo" riattaccai in preda al panico senza nemmeno darle il tempo di rispondere, ma ancor prima che potessi avvicinarmi, la porta si aprì ed entrò Jessica in preda ad un pianto isterico.
Lasciò scivolare a terra il suo trolley e si gettò fra le mie braccia senza nemmeno richiudere la porta alla sue spalle.
"Jess! Mi hai spaventata a morte, che hai fatto?"
Affondò il viso nell'incavo del mio collo, stringendosi maggiormente a me, continuando a singhiozzare.
La feci sedere sul divano e andai a chiudere la porta.
"Quello stronzo, bastardo..." incominciò a dire fra i singhiozzi con il fazzoletto che aveva in mano.
"Lui.. lui era andato in bagno e avevo sentito la suoneria di un cellulare.
Pensavo fosse il mio, invece era di Liam... quello stronzo mi tradisce, capisci?" continuò fra le lacrime lanciando uno dei cuscini del divano sul pavimento.
"Aveva detto che era sua cugina, invece i messaggi alludevano a ben altro.
Ho letto tutto, si sono visti tre volte questa settimana ed io qui, come una stupida, ad aspettare che arrivasse questo schifo di fine settimane per stare con lui".
Si stese sul divano, così mi avvicinai e la lasciai sfogare, le accarezzai un braccio e rimasi lì senza dire niente. Ormai lo conoscevo, dovevo lasciare uscire la sua rabbia e non dire nulla, o avrei peggiorato le cose.
Mi guardò per un momento.
Aveva gli occhi gonfi dal pianto, così le sorrisi per farla stare meglio.
Si gettò di nuovo fra le mie braccia.
"Sono un disastro come coinquilina, ti sto facendo passare settimane orrende".
"Non dirlo nemmeno per scherzo! Era da tanto tempo che non mi divertivo così con qualcuno"
Era vero. Mi era mancato passare del tempo con lei, e le nostre giornate, se pur semplici, mi facevano divertire.
"Brad Pitt e cioccolata calda?" chiesi ammiccando.
Lei annuì, asciugandosi le lacrime e trattenendo quelle che stavano cercando di uscire.
Poi mi diressi in cucina, a preparare due tazze bollenti di cioccolato.

***

Era ormai passata una settimana.
Jessica aveva passato i primi giorni a disperarsi, non era nemmeno tornata all'università per paura di incrociarlo nei corridoi.
Poi si fece coraggio, lo chiamò a casa per venirsi a riprendere le cose che aveva lasciato qui. Poi si lasciarono definitivamente.

Un altro fine settimana era arrivato e Jessica aveva ricevuto un invito da alcune sue compagne di corso per andare ad una festa in uno dei locali più in di Londra, e ovviamente mi aveva chiesto di accompagnarla.
Non amavo troppo le feste movimentate, non ero per nulla un tipo da discoteca, ma sopratutto Jared non voleva che io facessi questo tipo di cose. Era molto geloso e iperprotettivo.
Ma Jessica mi aveva supplicato, e alla fine decisi di andare anche io. Naturalmente non avrei detto nulla a Jared.
"Come sto con questo?" chiesi guardandomi allo specchio.
Portavo un semplice tubino nero, con uno scollo sulla schiena, e si piedi un paio di tacchi neri. Ero semplice, perché non mi piaceva molto apparire.
"Bella sei elegante, forse troppo... è una discoteca".
Quando uscì dal bagno, capii che forse ero davvero troppo elegante.
Lei indossava un top corto e una minigonna di pelle. Sapevo benissimo che stava attraversando la fase "alcool e divertimento", così cercai di farglielo notare.
"Jess, non sei un po' troppo... nuda?"
"Dai Bella, stai diventando per caso come il tuo ragazzo? È una festa, lasciami divertire per una sera".
Incrociai le braccia e la guardai storto.
Sapevo che tanto avrebbe comunque fatto di testa sua, così mi arresi e sbuffai.
"Le mie compagne sono già qui fuori, forza sbrigati che usciamo".
Feci per prendere il cappotto, fuori era freddissimo. Jessica mi fulminò con lo sguardo.
Dimenticavo che era una discoteca e che se avessi portato il cappotto avremmo dovuto pagare il guardaroba.
Uscii così solo con il mio abito e sgattaiolai in macchina, e dopo essere stata avvolta da una nuvola di fumo già all'interno della macchina, partimmo in direzione del locale.

Al nostro arrivo, la festa era già in pieno svolgimento, e la musica si poteva sentire già da fuori il locale.
Rimasi per buona parte della serata seduta sul divanetto, sorseggiando semplicemente un calice di prosecco che ci avevano offerto all'ingresso.
Tutte le ragazze si stavano divertendo, e Jessica aveva già trovato una compagnia maschile con la quale stava ballando sulla pista, sorseggiando il suo cocktail.
Mi stavo decisamente annoiando e la musica mi stava rimbombando nella testa.
"Non ti facevo un tipo da questo genere di feste" . Mi voltai spaventata nel sentire la voce al mio fianco.
Con mia grande sorpresa trovai Harry, che si stava sedendo sul divanetto insieme a me.
"Potrei dire la stessa cosa di te" dissi alzando la voce, a causa della grande musica.
"Touchè" mi sorrise.
"Mi sto annoiando un sacco" ammisi "ho accompagnato mia cugina solo perché ha avuto una settimana pesante, ma a quanto pare si sta divertendo anche senza di me" dissi indicando con la testa nella sua direzione.
"Se vuoi possiamo uscire da qui, non mi sto divertendo nemmeno io".
Mi guardai intorno. Non sapevo se sarebbe stata una buona idea lasciare Jessica da sola, sapevo che avrebbe combinato qualche disastro.
D'altronde era in compagnia e sarebbe tornata a casa con le sue compagne di corso.
Così annuii.
"Vieni" mi prese la mano, e si fece spazio fra le persone che affollavano la mano.
Una volta fuori, rabbrividii.
Lo sbalzo di temperatura era notevole, e io non avevo il cappotto con me.
"Vuoi venire con me in un posto?" mi chiese voltandosi verso di me.
"Harry, è quasi l'una di notte, ci sbattono fuori a quest'ora"
"Non nei posti che conosco io. Allora, ti fidi?"
Mi fidavo?
Era strano a dirsi.
Fino a un mese fa lo odiavo. Ma ora che lo conoscevo meglio, forse lo vedevo diversamente.
Annuii e salii in macchina con lui.

Scesi dalla macchina, e di nuovo i brividi percorsero tutto il mio corpo.
"Sei uscita solo così?" Mi chiese il ragazzo raggiungendomi dall'altra parte dell'auto.
"Sai, non volevamo pagare il guardaroba e.." scoppiò a ridere.
Si avviò verso il bagagliaio della sua macchina e ne tirò fuori una giacca nera elegante. La sua.
"Tieni" disse mettendola sulle spalle.
Sorrisi per ringrazialo, e cominciammo a camminare.

Percorremmo una ripida stradina. In fondo vi era una piccola scala, che portava ad una grande terrazza, appartenente ad un locale.
Mi porse il suo braccio, vedendomi abbastanza instabile con i miei tacchi. Così lo afferrai saldamente e salimmo le scale.
La vista qui era spettacolare.
Dava sul Tamigi, che rifletteva la luna piena in quella notte.
Mi appoggiai così sul bordo di quella terrazza, e  mi ci si sedetti sopra.
Rimasi in silenzio ad ammirarne la bellezza e la tranquillità di quel luogo.
In quel momento, Harry, che era entrato nel locale, mi si avvicinò con due calici di vetro in mano e una bottiglia... non sembrava prosecco, così corrugai la fronte.
"È Champagne" sorrise porgendomi i calici.
Stappò la bottiglia e iniziò a versarne il liquido nei due bicchieri.
Li fece scontrare e se lo portò alle labbra, continuando a fissarmi.
Annusai il bicchiere prima di portarmelo alla labbra, facendo un piccolo sorso.
Era un sapore forte, ma allo stesso tempo... delicato. Deglutendo, avvertii un lieve pizzicore al palato, che mi portò a strizzare gli occhi.
Il ragazzo ridacchiò.
"Non lo avevo mai bevuto" ammisi arrossendo "ma è buono".
Appoggiò il suo bicchiere al bordo della terrazza avvicinandosi a me.
"Sei stata l'unica ad ascoltarmi senza giudicarmi per quello che sono, Bella" sussurrò fissando un punto vuoto nel paesaggio di fronte a noi.
"È brutto essere legati ad una persona, senza avere un sentimento sincero che vi unisce".
Cercai di rassicurarlo accarezzandogli la mano con la punta delle dita.
In quel momento era sincero e quasi vulnerabile.
Posò lo sguardo su di me, portando una mano nei miei capelli.
Deglutii a quel suo gesto, senza smettere di fissare il suo viso illuminato dal chiaro della luna.
Appoggiò l'altra mano sul mio fianco e lentamente avvicinò il suo viso al mio fino ad annullare completamente quei pochi centimetri che ci dividevano.
Sfiorò leggermente le sue labbra sulle mie, prima di appoggiarle e unirle in un bacio dolce e semplice.
Cominciò a muoverle lentamente sulle mie, così portai la mia mano dietro al suo collo, mentre le gambe presero a tremare.
Forse non eravamo totalmente in noi.
Doveva essere l'effetto dello champagne che circolava nel nostro sangue.
Si, sicuramente era così.

Champagne | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora