Capitolo 27

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Quando pronunciai quella frase, negli occhi della mia amica apparve un'espressione preoccupata.

"Dio mio Bella" sussurrò avvicinandosi a me "pensi di..."
"Sono giorni che mi manca l'appetito, questa mattina ho vomitato e non mi sento tanto bene" dissi, interrompendola.
Sospirai, e abbassai gli occhi sulle mie mani.
Il cuore mi stava scoppiando nel petto, avevo davvero paura in questo momento.
"Cazzo Bella, e ora cosa pensi di fare?".
"Non lo so Charl, e poi non ne sono certa, potrebbe essere solo lo stress di questi ultimi giorni".
Non lo dicevo per tranquillizzare lei, ma più per me stessa.
Non volevo credere che ci fosse anche solo una minima possibilità che io fossi incinta.
Avrei complicato tutte le cose, con Jared, con la mia famiglia... e soprattutto con Harry.
Come potevo pensare che si sarebbe preso una simile responsabilità dopo tutto quello che mi ha raccontato? Dopo il peso che già doveva sostenere con il suo lavoro e la sua famiglia?
Io, onestamente, avevo paura di poter rimanere da sola.
"Lo stai dicendo perché lo pensi, o perché ti fa comodo pensare così, Bella?"
Io la guardai.
Come faceva a capire ogni cosa solamente guardandomi?
Io mi appoggiai allo sua spalla, facendomi avvolgere in un suo abbraccio.
"Facciamo così" sussurrò sciogliendo il nostro abbraccio "frappuccino da Starbucks e poi una bella passeggiata in centro?"
Io annuii con un piccolo segno della testa. Sapeva sempre come farmi cambiare idea e come distrarmi.
"Ma prima è meglio se vai a truccarti un po'" scherzò "hai un aspetto spaventoso".

Stavamo passeggiando da circa mezz'ora per il centro della città.
Ormai il freddo era pungente, ma le decorazioni e le luci natalizie ridavano alla città più calore.
In più, i bambini erano entusiasti di tutti i Babbo Natale e pupazzi di neve attaccati alle vetrine. Mettevano davvero tanta allegria.
Quella passeggiata in centro e per i negozi mi faceva ricordare il pomeriggio passato a Manchester insieme ad Harry.
Lei, al contrario di me, adorava fare shopping, e dopo aver bevuto un frappuccino ed io una cioccolata calda con una spruzzata di panna montata, avevamo passato le due ore successive nel grande centro commerciale.

Charlotte stava provando un abito grigio a maniche lunghe molto aderente.
Le donava davvero molto ma era indecisa fra altri due abiti che aveva provato prima.
Io ero rimasta seduta sui divanetti di fronte ai camerini, persa nei miei pensieri e limitandomi a darle dei consigli e la mia opinione.
"Bella, perché non ti provi qualcosa anche tu? Fra poco arrivano le vacanze e non hai nulla di nuovo da mettere" disse la ragazza, togliendosi il vestito che aveva appena provato.
"Sai che non mi piace provarmi abiti in continuazione" sbuffai alzandomi da dove ero seduto fino ad allora "e poi i vestiti che ho andranno benissimo".
"I vestiti vecchi non vanno mai bene, non si ricicla nulla per le feste importanti" mi rimproverò la ragazza, lanciandomi un'occhiataccia a braccia conserte.
"Vieni con me" disse poi prendendomi per un braccio e trascinandomi nel reparto donna, alla ricerca di qualche vestito da farmi provare.
In meno di due minuti mi porse tre abiti tutti diversi, e mi ordinò di andarli a provare.
Non ne ero molto entusiasta, ma dopo innumerevoli suppliche da parte della mia amica decisi di accontentarla.
Mi spogliai, e indossai il primo abito: un abito corto fino a metà coscia, non era troppo aderente ma valorizzava il mio seno.
Mi voltai di profilo, rendendomi subito conto che quell'abito era decisamente troppo stretto. La gonna mi segnava i fianchi in più mi era stretto sotto il seno e sulla pancia.
Quel piccolo difetto mi mandò subito nel panico più totale.
Mi girai nuovamente di profilo accarezzandomi il basso ventre.
E se mi fosse stretto per via della pancia?
Non volevo pensarci e non volevo crearmi paranoie inutili, sarà stata sicuramente una mia impressione.
Quella situazione mi stava già mandando fuori di testa, così abbassai la zip e mi sfilai l'abito. Volevo uscire di lì il prima possibile.
Decisi di non provarne altri, e uscii dalla cabina riponendo tutti gli abiti da dove li avevamo presi supplicando alla ragazza di uscire.
Lei si avviò verso la cassa per pagare il suo abito, e poi continuammo il nostro giro nel grande centro commerciale.

Avevamo deciso di passare per il supermercato. Ero appena rientrata e avevo il frigo quasi vuoto e dovevo rifornirmi delle cose essenziali.
Charlotte mi aiutava a scegliere cosa comprare sulla base della dieta che stava facendo per mantenersi in forma, a base di soli prodotti biologici.
Eravamo passati nel reparto della parafarmacia alla ricerca di una maschera per il viso per la ragazza.
Charlotte andava avanti e indietro fra gli scaffali, alla ricerca del prodotto migliore e che più la convincesse, mentre io mi guardavo un po' intorno.
Mi avvicinai strisciando il cestino dietro di me, quando nello scaffale affianco a me trovai ciò che, per ironia della sorte, avrebbe potuto mettere fine alla mia preoccupazione e alle mie paranoie.
Il test di gravidanza.
Mi assicurai che la ragazza fosse ancora presa dalla sua ricerca, quando ne afferrai due completamente a caso e li gettai nel mio cestino.
Forse mi sbagliavo, speravo di sbagliarmi, ma mi ero già torturata abbastanza in questi ultimi mesi e avevo preso in giro troppe persone. Era ora di mettere le cose in chiaro principalmente con me stessa, e questa era una di quelle volte.

Charlotte mi riaccompagnò a casa nel tardo pomeriggio.
Erano quasi le sette, e la macchina di Jared era già parcheggiata nel nostro viale.
"Grazie mille per il passaggio" dissi scendendo dalla macchina.
"Non c'è problema, e Bella?" Mi voltai "chiamami per qualsiasi cosa".
Io annuii, e la ringraziai di nuovo.
Poi con le buste della spesa in mano aprii la porta ed entrai in casa.
"Bella, sei tu?" chiese il ragazzo dalla cucina.
Entrai nella stessa stanza del ragazzo appoggiando le sporte sul tavolo. Il ragazzo si avvicinò a me stampandomi un bacio sulle labbra.
In cucina mi avvolse un buonismo profumo di pollo.
"Cosa stai cucinando?" dissi avvicinandomi a fornelli.
"È una sorpresa" sussurrò il ragazzo dietro di me avvolgendomi con un braccio la mia vita, appoggiandosi al mio corpo.
Mi lasciò un bacio sul mio collo che mi fece rabbrividire.
Gli rivolsi un sorriso forzato scostandomi da lui.
Mi era impossibile sciogliermi con tutto quello che avevo per la testa e quello che stava succedendo.
Così, iniziai a sistemare la spesa.

Quella sera fui la prima ad andare a letto.
Come gli altri giorni, avevo lasciato la cena a metà, così ne approfittai per prepararmi mentre Jared sparecchiava a lavava i piatti.
Senza farmi vedere, presi dalla borsa i test che avevo comprato quel pomeriggio e andai in bagno, chiudendo a chiave la porta.
Mi appoggiai al lavandino, non molto convinta di quello che stavo per fare.
Mi tremavano le gambe mentre continuavo a fissare, totalmente nel panico, l'oggetto che tenevo tra le mani.
Mi sciacquai la faccia cercando di tranquillizzarmi.
"Bella?" sentii dall'altro capo della porta.
Sobbalzai dallo spavento.
"Si, adesso esco" dissi balbettando.
Presi i due test e li nascosi nel mio cassetto del bagno.
Poi uscii.
Ma il ragazzo, notando la mia espressione preoccupata mi fermò.
"Bella, tutto ok?" chiese appoggiandomi le mani sulle spalle.
"Si, scusami" sussurrai "dovevo finire di lavarmi i denti".
Poi mi liberai della sua presa e tornai in camera da letto.

Prima o poi avrei dovuto fare quel test e affrontare la realtà.

Champagne | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora