Capitolo 33

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*Harry's pov*

Guardavo fuori dalla finestra steso sul mio letto.
Avevo il braccio appoggiato dietro alla testa, mentre fuori guardavo le stelle che risplendevano nel cielo sereno di quella notte di dicembre.
Mancava poco più di una settimana a Natale, ma con tutto quello che era successo non avevo per nulla sentito l'atmosfera natalizia di quei giorni.
Mi misi su un fianco, continuando a guardare fisso fuori da quel vetro.
Non avevo mai smesso di pensare a quello che Bella mi aveva detto poco prima.
Aspettava un bambino da me.

Tutte le responsabilità da cui stavo tentando di fuggire separandomi da Jennifer mi si stavano ripresentando tutte insieme, forse più grandi.
Con l'unica differenza che Bella la amavo, e per quanto quella situazione mi spaventasse tremendamente, dentro di me ero felice di sapere che il figlio che stava per arrivare lo avrei avuto da un amore vero. Complicato, difficoltoso, ma vero.
Avevo solo bisogno di capire come sistemare le cose.
Non lo avrei potuto fare quella notte, ci sarebbe voluto un po' più di tempo, ma avevo bisogno di pensare e capire cosa volevo davvero.
E in tutto questo, ciò che mi era più chiaro era che io volevo lei.
Sia che fossimo stati solamente noi due, o in tre come stava per accadere.

Mi alzai dal letto non appena sentii il rumore dei piatti provenire dal piano di sotto.
A quell'ora, poteva solo essere Gemma che si preparava per andare a studiare.
Scesi così le scale ed entrai nella cucina strofinandomi gli occhi, che sentivo pesanti dato che praticamente non avevo mai dormito.
La ragazza, infatti, si sorprese di vedermi così mattiniera.
"Ma buongiorno" disse la ragazza versando i cereali nella tazza, sedendosi al tavolo.
Io sbadigliai in sua risposta, versandomi una tazza di caffè. Mi sedetti sulla sedia di fronte a quella della ragazza e iniziai a bere.
Dato che non ero riuscito a prendere sonno, almeno mi sarei svegliato.
"Non hai per niente una bella faccia" disse lei "hai dormito questa notte?".
"No" ammisi "per nulla".
Poi mi sfregai le tempie con la punta delle dita, dato che la testa mi stava letteralmente scoppiando.
"C'è qualcosa che non va?"
Gemma cercava di approfondire la mia situazione. Da quando ero tornato sapevo che non stavo bene, e ad ogni mio cedimento lei cercava sempre di tirarmi su di morale.
"In realtà non saprei bene come dirlo, è solo un altro casino" sbuffai.
"Jennifer?" chiese, portandosi alla bocca un'altra cucchiaiata di cereali.
"No" poi la guardai.
A lei potevo dirlo, mi avrebbe saputo aiutare.
"La ragazza di Edimburgo".
"Bella?" Rispose.
"Si" sospirai, e dopo un attimo di silenzio ripresi a parlare "è incinta, di me".
Il cucchiaio le scivolò di mano, cadendo sul tavolo schizzando alcune gocce di latte sulla sua superficie.
Mi stava fissando con occhi sgranati a labbra dischiuse.
Più o meno, aveva avuto la mia stessa reazione.

"Mamma lo sa?" disse Gemma successivamente.
"Non ancora, l'ho saputo ieri sera" sussurrai.
Le avevo spiegato che Bella era tornata appositamente per dirmi questo e che tutta la notta mi ero tormentato con questo pensiero.
"Dio Harry, sei proprio un coglione" sbottò lei.
Io abbassai lo sguardo.
Non capivo come fosse potuto accadere, ma io Bella la amavo e non l'avrei mai lasciata sola dopo tutto quello che avevamo passato insieme.
Quando rialzai lo sguardo su quello delle ragazze, lei mi rivolse un sorriso rassicurante. Poi allungò una mano, appoggiandola sulle mie intrecciate sul tavolo.
"Tu cosa vuoi fare?"
"Io voglio stare con lei" sussurrai "mi sono messo contro tutti per lei, e di certo non la lascerò sola proprio adesso".
"Qualunque cosa tu decida di fare, Harry, noi ci saremo" disse lei "però fai le cose con la testa".
Io annuii, ma ero sicuro che per questa volta avrei seguito il mio cuore.

*Bella's pov*

Da dieci minuti ero china sul gabinetto, a vomitare.
Quella serata mi aveva scombussolata parecchio, e questo accumulo di stress mi aveva messo lo stomaco sottosopra.
Jessica, sentendo che non stavo troppo bene, mi aveva raggiunta in bagno.
Si era inginocchiata dietro di me, mantenendomi i capelli.
Mi pulii la bocca con la carta igienica, e dopo essermi sciacquata nel lavandino, abbassai il coperchio e mi sedetti sul gabinetto.
Guardai disperata la ragazza, non ne potevo davvero più.
"Ti chiedo scusa" sussurrai.
"Oh non ti preoccupare, Bella" disse lei "è la prima volta che mi capita di vedere qualcuno vomitare anche l'anima non a causa di una sbronza".
Scoppiai a ridere, lanciandole un'occhiataccia.
Poi appoggiai i gomiti sulle mie ginocchia, sfregandomi il viso con entrambe le mani.
"Non ne posso più, mi sento uno schifo".
Solo il pensiero di essere solo all'inizio mi faceva disperare.
Non potevo immaginare cosa sarebbe successo nei mesi successivi.

Erano già le sei del pomeriggio, e da poco avevo finito di sistemare la mia valigia.
Ero già pronta per partire.
D'altronde non avevo portato molto con me, quindi dovetti solo ripiegare i vestiti che avevo usato in quei giorni.
Jessica mi avrebbe riaccompagnato dopo poco all'aeroporto.
Potevo dire che sarei tornata a casa soddisfatta.
Avevo incontrato Harry, gli avevo detto ciò che avevo da dirgli.
Ora toccava a lui scegliere.

Quando mi infilai il cappotto, prima di uscire di casa controllai il mio cellulare.
Non avevo ricevuto nessuna chiamata, nessun messaggio da parte sua.
Speravo che almeno mi dicesse se ci aveva pensato, cosa aveva pensato.
Magari non l'aveva nemmeno fatto, ma io credevo di essere in dovere di sapere le sue intenzioni.

Uscii di casa, guardandomi intorno ripensando a quanto fosse strana la vita.
Poco più di due mesi fa uscivo da quella porta accompagnata da una persona che ora non faceva nemmeno più parte della mia vita.
Era così strano il destino.
Jessica caricò nel bagagliaio il mio piccolo trolley, poi si avviò verso la porta di casa per controllare se l'avesse chiusa.
Io feci per entrare in macchina, quando, in quel preciso istante mi sentii chiamare.
"Bella!" sentii dietro di me.
Mi voltai immediatamente.
Harry.
Era venuto.
Forse aveva qualcosa da dirmi.

Io scambiai una rapida occhiata alla mia amica, poi mi diressi verso il ragazzo.
Lui mia appoggiò le mani sulle spalle.
Aveva il fiatone. Aveva corso?
"Harry, stai bene?"
"No, cioè si" disse lui "mi si è fermata la macchina a due isolati da qui. L'ho dovuta fare di corsa perché temevo fossi già partita".
Si fermò poi riprendendo fiato.
Mi scappò una leggera risata, così gli scostai le ciocche di capelli che gli si erano appiccicate sulla fronte.
"Non andare via da me Bella" aggiunse poi.
"Abbiamo costruito tutto questo, ora non possiamo tirarci indietro.
Io ho capito che senza di te non posso starci perché ti amo. Mi sono innamorato di te".
Mi si illuminarono gli occhi nel sentire le sue parole.
Gli posai una mano sul viso, accarezzandogli una guancia.
"Harry, io ho già deciso cosa fare di questo bambino" sussurrò "ma ho bisogno che anche tu prenda una decisione".
"Non ho mai preso una decisione nella mia vita. E tu lo sai.
Ma ora tocca a me scegliere, e io scelgo te. Scelgo di stare con te e di costruire questa famiglia insieme".

Per un momento, era come se tutto il mondo intorno non esistesse.
Le lacrime iniziarono a scorrere lungo le mie guance.
La paura di rimanere sola piano piano stava iniziando a sparire.
Mi fiondai così sulle sue labbra, baciandolo come se fosse l'ultima cosa che potessi fare prima di partire.
Lui ricambiò il mio gesto, appoggiando le mani sui miei fianchi.
Una sensazione che per due mesi mi era mancata terribilmente e mi sembrava quasi un sogno essere di nuovo fra le sue braccia.
Avevo quasi paura di aver dimenticato i brividi che scorrevano lungo la mia schiena al suo tocco e il sapore delle sue labbra sulle mie.
Non avrei mai più potuto fare a meno di lui.
Sorrise sulle mie labbra quando ci staccammo.
Fece poi scivolare la mano sulla mia pancia, accarezzando dolcemente il mio basso ventre.
Posai così la mia mano sulla sua, intrecciando le nostre dita.
Appoggiai la mia fronte sulla sua, abbassando lo sguardo sulle nostre mani.
Con lui insieme a me, tutto quello a cui andavo incontro mi faceva meno paura.

Champagne | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora