Capitolo 9

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Venerdì sera.

Finalmente anche un'altra lunga settimana di lavoro era terminata.
Stavo comodamente seduta sul divano, con una ciotola di popcorn fatti in casa a cercare qualcosa da poter guardare in televisione.

Jessica finiva di sistemare la sua valigia per il suo weekend romantico fuori Londra, e faceva un continuo via vai per le stanze controllando di non essersi dimenticata nulla.

Dopo essersi data pace, si sedette sul divano affianco a me, stringendomi in un caloroso abbraccio.

"Mi dispiace lasciarti a casa da sola" sussurrò fra le mie braccia.
"Jessica davvero non preoccuparti, me la passerò" risposi tranquillizzandola "E poi ho un sacco di cose fare, a partire dalla spesa. Abbiamo il frigo vuoto!"
Sciolse l'abbraccio e alzò le mani in segno di arresa. In quei giorni avevamo mangiato tantissime schifezze e per lo più avevamo ordinato cibo da asporto. Nessuna delle due aveva troppa voglia di cucinare.

Scoppiammo a ridere e Jessica mi ringraziò nuovamente, poi si diresse verso la camera da letto.

Quando mi svegliai il mattino seguente avevo perso totalmente la cognizione del tempo.
Le tapparelle non erano del tutto abbassate, ma non c'era nessuna traccia del sole.
Di malavoglia, scostai le lenzuola e mi alzai dal letto per prendere il cellulare dal comodino.

Erano poco più delle 9.

Ero stanchissima. La sera prima ero stata fino a tarda notte in videochiamata con Jared a parlare del più e del meno. Si era preso una bella influenza, ma aveva comunque trovato il tempo di parlare con me fino a crollare completamente davanti allo schermo.
Presi così il cellulare, e controllai il suo ultimo accesso di WhatsApp: le 02:05.
Gli mandai il messaggio del buongiorno, poi riappoggiai il cellulare sul letto e mi alzai per vestirmi.
Nello stesso momento, il telefono cominciò a squillare.
Così, risposi velocemente mettendo il vivavoce, mentre mi infilavo i pantaloni.

"Scusami tesoro, non volevo svegliarti con il messaggio, scusami davvero" dissi immediatamente.
"Ehm... credo proprio che tu abbia sbagliato persona, perchè non mi hai mandato nessun messaggio" dissi la voce dall'altro capo del telefono, ridacchiando.
Realizzai in quel momento che non era affatto la voce di Jared.

Afferrai in velocità il telefono leggendo il nome sul display, ma non avevo il numero salvato.
La voce era di Harry.
Cazzo mimai con le labbra. Non avevo salvato il numero.

"Oddio Harry, mi dispiace non ho guardato prima di rispondere, pensavo fosse il mio ragazzo dato che..."
Lui scoppiò a ridere di nuovo.

"Tranquilla Bella, lo avevo capito. Non è un problema, figurati" disse.
Nel frattempo, in sottofondo sentii un rumore. Probabilmente lo sportello della macchina chiudersi.
"Senti, mi stavo chiedendo: hai già fatto colazione?"
Aggrottai la fronte, anche se sapevo che non poteva vedermi. "In realtà... no" risposi.
"Bene" disse poi lui dall'altro capo del telefono "Perchè sto proprio passando a casa tua per venirti a prendere. E non accetto un no come risposta".
"Harry, davvero, non ce n'è bisogno. Posso farla anche qui"

In realtà non è che non avessi voglia di andarci, ma semplicemente quella situazione mi imbarazzava un po'.
"Dai Bella, 10 minuti. E poi volevo parlarti di giovedì mattina".
Già, di sua moglie.
Sospirai. "D'accordo, sarò pronta fra 10 minuti."
"Fantastico! A dopo allora, non farmi scherzi" disse, e poi riattaccò.
Se anche avessi voluto, non avrei nemmeno avuto il tempo di ribattere. Ma ormai mi ero arresa, dovevo solo finire di prepararmi.

Andammo nello stesso bar in cui ci incontrammo mercoledì mattina, quello affianco al nostro ufficio. Ci sedemmo poi ad un tavolo in fondo al locale, subito dopo aver ordinato il solito.

L'attesa delle nostro ordinazione aveva un'atmosfera leggermente imbarazzata.
Nessuno dei due aveva ancora parlato di quell'argomento, così decisi di farmi avanti io per prima.
"Che cosa volevi dirmi riguardo a quella cosa?"

Lui alzò lo sguardo, che aveva tenuto tutto il tempo fisso sulle sue mani. Sembrava... strano.
"Volevo chiederti scusa" incominciò "Hai sentito tutto, vero?"
Annuii un po' in imbarazzo. Avevo origliato praticamente tutto, sin dall'inizio.
Lui tirò un lungo sospiro.
"Jennifer è mia moglie. Suo padre è il direttore del giornale, lo ha praticamente fondato.
Lui e mio padre collaborarono sin dall'inizio, avevano progettato tutto insieme. Poi litigarono e mio padre decise di recedere dal contratto.
Mio padre nel frattempo mi aveva già inserito nella sua attività. Non appena mi diplomai mi fece assumere, e quando si licenziò stavano per mettere sulla strada anche me."

Si interruppe nel momento in cui il cameriere ci portò le nostre ordinazioni.
Lo congedammo con un sorriso e non appena fu lontano, riprese a parlare.

"Se non fosse stato per Jennifer, io non avrei mai mantenuto il mio lavoro lì.
Suo padre non mi avrebbe mai rinnovato il contratto, se non fosse stato per..."
"Il matrimonio" aggiunsi.
Lo avevo intuito. Dal discorso che mi stava facendo, era chiaro che la motivazione poteva essere solo una.
Non sapevo esattamente cosa potevo dirgli.
Non sapevo se essere dispiaciuta per lui, semplicemente lo assecondai del discorso e lui continuò.
Mi sorrise prima di riprendere. Sapeva che avevo capito.
"Non dico che è stato un matrimonio combinato, nemmeno forzato. C'era stato qualcosa tra noi ma io... non ero pronto a tutto questo".

Si accasciò sulla sedia e sbattè i pugni sul tavolo. Poi riprese a guardarmi. Sul suo viso ora si dipinse un'espressione mortificata.
"Non so neanche perchè ti sto raccontando tutto questo. Avevo solo bisogno di parlarne e... scusarmi con te".

Gli sorrisi e allungai un mano poggiandola sulla sua da sopra al tavolo.
"Hey, non preoccuparti... davvero. Mi ha fatto piacere ascoltarti e se hai bisogno di sfogarti..."
"Grazie" mi interruppe senza lasciarmi finire la frase "Ora mangiamo, sennò diventa tutto freddo" mi sorrise di nuovo e afferrò il suo cornetto iniziando a mangiare.
Feci lo stesso incominciando a girare il cucchiaino nella mia tazza.
Capii che non era il caso di prolungare quella conversazione.
Aveva solo bisogno di sfogarsi. E aveva deciso di farlo con me.

Champagne | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora