Capitolo 29

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*Harry's pov*

Anche quella sera ero rimasto in ufficio fino a tardi.
Jennifer aveva parlato di quello che era successo tra di noi con suo padre, il quale mi aveva minacciato di farmi perdere il posto se non avessi migliorato il mio rendimento in azienda.
A casa, la situazione era diventata insostenibile: ad ogni mio ritardo, la ragazza ne approfittava per sbraitare e dare vita a scenate di gelosia infinite. Mi accusava costantemente di essere cambiato e di non essere più quello di prima.
Beh, se n'era accorta finalmente. Meglio tardi che mai.

Da quando Bella era partita non l'avevo più sentita. Non aveva nemmeno risposto al mio messaggio e stavo iniziando a pensare che forse mi aveva già dimenticato e che fosse già ritornata alla sua vita.
Alla mattina, senza il suo sguardo e il suo sorriso che mi accoglievano, l'ufficio sembrava più vuoto e più spento.
Prendere il caffè in quel corridoio era ormai solo una stupida abitudine, e non avevo nessun pretesto per restare lì più del dovuto.
In più, dopo quello che aveva fatto Evans, non avevo più nessuno con cui chiacchierare.
Dovevo imparare a guardarmi le spalle anche da chi sembrava essere il migliore degli amici.

Erano le sette e mezza di sera.
Staccai un attimo lo sguardo dal monitor sfregandomi gli occhi, che iniziavano a bruciare.
Così, salvai gli ultimi file e incominciai a spegnere il computer.
Sistemai la scrivania, poi raccolsi le mie cose e uscii dal mio ufficio.
Quando uscii dalla porta mi sentii chiamare.
"Styles!" disse il ragazzo alle mie spalle.
Era Evans.
Avevo riconosciuto la voce, così feci finta di nulla e continuai a camminare, quando lui accelerò il passo e mi raggiunse, fermandomi e mettendomi una mano sulla spalla.
"Harry, ti prego fammi spiegare".
"Non abbiamo nulla da dirci Michael, lasciami in pace" dissi proseguendo per la mia strada.
"Oh, andiamo. Non puoi prendertela davvero con me, ormai l'avevano capito tutti che te la facevi con quella nuova".
A quel punto mi fermai di scatto, e mi voltai verso di lui.
"Quella nuova si chiamava Bella" dissi a denti stretti "e se non te ne fossi accorto, non lavora più qui, testa di cazzo".
Poi ripresi a camminare verso l'ascensore.
Volevo uscire di lì il prima possibile.
"Il punto è che lo sarebbe venuto a sapere da qualsiasi altra persona qui in ufficio anche senza che me lo venisse a chiedere, credimi. Tutti lo avevano notato".
"Non preoccuparti, non mi vedranno ancora per molto da queste parti" dissi alla fine.
Poi chiamai l'ascensore.
Lanciai un ultima occhiata al ragazzo e alla porta, chiusa, del mio ufficio.
"Fai come ti pare, ti fai dei problemi per nulla".
"Vaffanculo Evans" dissi, poi entrai nell'ascensore e le porte si chiusero, lasciando il ragazzo lì fermo, vedendomi sparire dietro le porte, senza nemmeno il tempo di ribattere.

Entrai in macchina, richiudendo attentamente lo sportello.
Mi appoggiai al sedile con la schiena e socchiusi gli occhi.
La conversazione che avevo appena avuto mi aveva rovinato ancora di più, per quanto possibile, la giornata.
Mi dispiaceva che vedessero Bella solo come la mia amante. Lei era l'unica persona capace di capirmi e che, per la prima volta, mi aveva fatto innamorare.
Sbattei i pugni contro il volante, cercando di sfogarmi.
Ero stanco di quella situazione. E dovevo prendere una decisione il prima possibile.
Accesi così la macchina, ma invece di dirigermi verso casa, svoltai e cambiai direzione.
Volevo tornare a casa mia, e parlare con mia mamma. Avevo bisogno di sfogarmi, e se non potevo farlo con Bella, lo avrei fatto con lei.

Scesi dalla macchina, assicurandomi di averla chiusa.
Quando bussai alla porta, fu mia sorella Gemma ad aprirmi, entusiasta.
"Harry!" disse abbracciandomi.
Ricambiai il suo gesto, avvolgendola fra le mie braccia. Era da tanto tempo che non la vedevo, e mi era mancata tanto.
Jennifer non aveva mai permesso che lei o mia madre venissero a casa mia.
"Entra, come mai sei qui? È successo qualcosa?"
La ragazza si scostò per farmi entrare, poi richiuse la porta dietro di sè.
"A dire il vero si" ammisi "ma ho bisogno di parlarne con tutti voi".
Lei aggrottò la fronte confusa, notando evidentemente la mia espressione preoccupata.
Più che preoccupata, esasperata.
Entrai in cucina, e salutai mia madre che fu sorpresa nel vedermi.
"Harry, come mai da queste parti?"
Mi avvicinai a lei e le lasciai un bacio sulla guancia.
Avevo un bellissimo rapporto con mia madre.
Lei era una persona dolce e comprensiva.
Era sempre disponibile e altruista, cercava sempre di aiutare tutti.
Quando le comunicai che avevo intenzione di sposare Jennifer, lei sapeva che, nonostante fosse la mia ragazza da un po' di tempo, non ne ero veramente innamorato.
Aveva cercato di convincermi a lasciare perdere, ma non l'avevo fatto per mantenere alto il valore della mia famiglia e di quella che stavo andando a costruire.

"Sono passato a salutare e poi devo parlarvi di una cosa" dissi poi.
Gemma si era già seduta attorno al tavolo, e mia mamma ed io facemmo lo stesso sedendoci di fronte a lei.
"Voglio divorziare da Jennifer" sputai tutto d'un fiato.
Le due donne si guardarono sconvolte.
Capii che era il momento di parlare anche con loro di ciò che era successo.

01:35

Non ero tornato a casa per cena.
Quella sera avevo deciso che sarei rimasto a dormire a casa di mia madre, dopo la lunga chiacchierato che avevamo fatto poco prima.
Ovviamente, Jennifer non sapeva nulla e stavo ignorando ogni suo messaggio e telefonata.

Avevo parlato con mia madre e Gemma di Bella, di ciò che riguardava noi e, purtroppo, degli altri spiacevoli dettagli che ci avevano reso impossibile portare avanti la nostra relazione.
In un primo momento, mamma e Gemma rimasero stupite da quello che stavo raccontando.
Poi capirono che la questione era seria, e che questa volta non si trattava solo di una delle mie solite crisi di nervi, ma che c'era un motivo vero se volevo il divorzio.
Non riuscii esattamente a capire se le due donne erano d'accordo su questa mia decisione. Mia madre continuava a ripetere che avevo venticinque anni e che dovevo decidere io per la mia vita e per il mio futuro.
Il problema è che non era mai successo finora, e lei lo sapeva benissimo.
Devi fare ciò che ti rende felice, mi aveva detto.
E se avessi dovuto scegliere la mia felicità, sarei senza dubbio tornato da Bella.

Mi rigirai per l'ennesima volta nel letto, quando venni distratto da qualcuno che stava bussando alla mia porta.
Subito dopo, la porta si aprì ed entrò Gemma, nel suo pigiama rosa di pile con gli unicorni, che si era infiltrata nella mia stanza facendo attenzione a non fare rumore, proprio come facevamo da bambini.
"Hey, cosa stai facendo?" Sussurrai.
Lei non disse nulla e si infilò ridacchiando sotto le mie coperte.
Io le feci posto nel materasso, poi le si stese su un fianco rimanendo a fissarmi.
"Che c'è?" Chiesi, incominciando a sentirmi in imbarazzo.
"Harry, sei sicuro di quello che stai facendo? Voglio dire, non è come al solito, che poi ritorna tutto come prima"
"No Gemma, questa volta sono serio. Domani andrò dall'avvocato. È deciso, io non ne posso più".
La ragazza sospirò, mettendosi seduta affianco a me sul materasso.
Io rimasi steso e appoggiai le braccia dietro la mia testa, guardando la ragazza che mi scrutava con occhi curiosi.
"Ti sei innamorato di quella ragazza, vero?"
Io sospirai, poi sorrisi arrossendo.
"Com'è lei?" mi chiese poi.
Non sapevo esattamente da dove iniziare.
Lei era così tante cose.
"Beh, lei è una ragazza speciale" incominciai.
Poi sorrisi, mentre iniziavo a pensare a cosa dire di lei, cercando di ripercorrere mentalmente ogni nostro momento.
Dal primo giorno in cui la incontrai, all'ultimo passato insieme.
"È una ragazza timida. Non le piace apparire, è così riservata. Quando la si mette al centro dell'attenzione si imbarazza, arrossisce e diventa adorabilmente impacciata.
Poi i suoi occhi. Dio santo, quegli occhi ti ci perdi dentro.
Sono di un azzurro così limpido che ti sembra di nuotarci dentro.
Tutte le mattine nei corridoi ci guardavamo e ci sorridevamo. Non c'era un motivo, ma quando la vedevo sorridevo perché stavo bene. La sua presenza, la sua persona mi faceva stare bene.
Quando stavo con lei, era come se tutto il resto non ci fosse. Come se per un attimo fosse possibile dimenticarmi dei casini, delle responsabilità, dei problemi.
Lei mi ascoltava e mi capiva.
Sapeva sempre cosa dire e dimostrava di tenerci a me".
Avrei parlato di lei per ore, descrivere ogni singola cosa di lei.
"Lei è... bellissima ed è la cosa migliore che mi sia capitata".
La ragazza era rimasta ad ascoltarmi, senza mai dire nulla.
Era strano parlare con una ragazza di queste cose, di sentimenti e relazioni. Ma con Gemma era diverso, con lei potevo parlare di tutto.
"Harry" disse lei.
Mi voltai.
"Segui il tuo cuore. Non devi restare per sempre con una persona che non ami solo perché c'è una stupida firma su un pezzo di carta".
Io la guardai nuovamente.
Lei mi sorrise, appoggiandosi a me per abbracciarmi.
Io la avvolsi con un braccio e la strinsi al mio petto.
Quanto avrei voluto cancellare per sempre quella firma da quello stupido documento.

Champagne | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora