Capitolo 32

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"Quindi ora cosa pensi di fare?" chiese la ragazza sorseggiando la sua seconda tazza di caffè di quella mattina.
Io non avevo preso nulla, rimasi lì seduta sulla sedia e fissare il tavolino sul quale eravamo appoggiate.
Non avevo proprio idea di cosa fare.
"Credimi, non lo so" Sussurrai.
Eravamo al bar dove io e Harry facevamo sempre colazione.
Eravamo venute lì per puro caso, anche se dentro di me nutrivo la speranza che lui fosse lì in quel momento prima di entrare al lavoro.
Harry non c'era, purtroppo, ma nel bar, entrò Michael Evans.
Con la coda dell'occhio guardava nella mia direzione. Di certo mi aveva riconosciuta, ma non aveva il coraggio di avvicinarsi dopo quello che mi aveva fatto.
Che ci aveva fatto.
Mi alzai dal tavolo, lasciando sola la ragazza per un momento, e mi avvicinai al ragazzo fermo al bancone.
"Adams!" disse lui, fingendosi entusiasta "pensavo non fossi più a Londra".
"Infatti non sono qui per rimanere" risposi fredda "Harry è al lavoro oggi?".
Non avevo nemmeno riguardo di essere educata nei suoi confronti, perché di certo lui non lo era stato con me.
"Come, non lo sai?"
"Cosa?"
Cos'altro avrei dovuto sapere ancora?
"Harry non lavora più per noi, si è licenziato poco tempo fa".
Si portò la tazzina alla bocca, e in un sorso finì il caffè che gli avevano appena servito.
"Non ne sapevo nulla" sussurrai.
Poi mi portai le mani sulla fronte. Mi scoppiava la testa.
Quante cose erano cambiate a mia insaputa.
"Beh, comunque non lo biasimo" disse poi, pulendosi la bocca con un tovagliolo di carta. Si avvicinò al mio orecchio "una più giovane e figa ce la saremmo scopata tutti" disse poi facendomi l'occhiolino.
Roteai gli occhi al cielo, fulminandolo con lo sguardo.
"Fate tutti così schifo" sputai.
Poi mi voltai, e sul bancone affianco alla sua tazzina gli avevano servito un bicchierino con un goccio d'acqua accompagnato al caffè.
Senza pensarci due volte, lo presi in mano e glielo lanciai addosso, rovesciandone tutto il liquido in faccia e sulla camicia.
Poi appoggiai il bicchierino sbattendolo sul bancone.
Lui imprecò, ma io lo ignorai, mentre tentava di asciugarsi.
Tornai a passo svelto al mio posto, raggiungendo la ragazza che mi fissava a bocca a parte trattenendosi dal ridere.
"Ma ti è dato di volta il cervello?"
Io mi sedetti sbattendo i pugni sul tavolo.
"È uno stronzo schifoso" sputai "andiamocene di qui".
Non vedevo l'ora di uscire di lì, per non dover respirare la stessa aria di quella persona orribile. Avevo gli occhi che mi pungevano, non avrei mai pensato che innamorarmi di una persona avrebbe fatto così male.
Non avrei pianto di nuovo, ero davvero stanca di stare male. Ma forse quello era il prezzo da pagare per essermi innamorata di chi non avrei dovuto.
Incominciai a vestirmi, avvolgendomi nella grande sciarpa di lana.
Ne avevo abbastanza di quel posto di merda.

Quando arrivai in quella che per tre mesi era stata anche casa mia, ne fui più che felice.
Quella giornata stava andando di male in peggio e non sapevo più cosa aspettarmi.
Mi ero infilata un paio di leggins neri e una felpa pesante, buttandomi poi sul divano senza fare nulla.
Quella giornata e soprattutto l'incontro con Evans mi aveva disgustata. Come poteva una persona essere così cafona e maleducata?
Sapevo che Harry non mi frequentava perché ero più giovane di Jennifer, di questo ne ero certa. Ma solo il fatto che qualcun altro potesse pensarlo mi faceva ribollire il sangue nelle vene.

Jessica mi raggiunse in salotto porgendomi la tazza di the caldo che le avevo chiesto. Era l'unica cosa che riuscivo a bere, tutto il resto non faceva che alimentare la mia nausea, che oggi, probabilmente a causa dello stress che stavo accumulando, non mi aveva mai dato tregua.
Appoggiai il cellulare sul tavolino ai piedi del divano, e iniziai a bere.
La ragazza si sedette di fronte a me, guardandomi rattristita.
"Mi dispiace per come sono andate le cose" disse lei.
"Jess, non ti preoccupare, non potevamo saperlo" risposi, sorridendole per rassicurarla "Comunque credo che chiamerò Harry e gli chiedo dove si trova. Spero non lontano da qui"
"Quindi glielo dirai comunque?"
"Non sono venuta fino a qui per poi tornare a casa senza aver concluso nulla" risposi "e poi come minimo mia mamma mi ucciderebbe".
Entrambe scoppiammo a ridere nello stesso momento, perché sapevamo com'era fatta mia madre.
Ero felice di essere tornata qui, perché con Jessica sembra tutto un po' più facile.

Champagne | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora