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JULIA'S POV

Sto camminando sulla soglia di una scogliera, é molto in alto, seguo un sentiero pieno di cespugli e piccole piante ai lati, alla mia destra il mare si scontra contro la parete rocciosa. Il sole é luminoso in un cielo limpido e senza nuvole, il vento é assente, c'è una calma quasi surreale ma continuo a camminare senza esitare un secondo, senza meta. Nella mia mente entrano pensieri tristi e dolorosi: loro ora sono sotto terra, ora non li potrò più abbracciare, ora sono in una bara a diventare polvere, ora i loro visi si stanno deteriorando, ora loro non esistono più...
La vista inizia ad appannarsi a causa delle lacrime, non vedo bene, rischieró di inciampare ora. Nella mente nasce il ricordo di una poesia, era degli indiani d'America. Ripeto una frase: 'Io sono mille venti che soffiano'. D'un tratto una folata di vento arriva alle mie spalle, é calda, é leggera e delicata. Mi fermo e apro le braccia lasciandomi abbracciare dal vento, lasciandomi abbracciare da loro.

Apro gli occhi e non vorrei mai averlo fatto, avrei voluto rimanere in quella scogliera a farmi coccolare da quel vento tenue. Ho ancora quella sensazione addosso, sento le spalle calde e abbracciate da un dolce tepore. Non è giusto che debba sentire la loro presenza tramite sogni! Loro dovrebbero essere qui con me e abbracciarmi veramente! Loro dovrebbero essere vivi! Stringo il cuscino tra le mani per la rabbia e gli occhi per non far uscire le lacrime. Non riesco a riaddormentarmi, non riesco a tranquillizzarmi per riuscire a riprendere sonno. Mi alzo e prendo il pacchetto di sigarette dalla borsa cercando di fare il più piano possibile. Sto per aprire la finestra ma altra ansia mi assale: se Zack mi scoprisse?! Non ce la faccio a sopportare un'altra litigata con lui. Mollo la maniglia della finestra, mi metto dei leggis neri ed esco dalla mia camera con il pacco di sigarette in mano. Scendo le scale lentamente e arrivata vicino alla porta prendo le chiavi della moto ed esco. Non riesco a stare a casa, non riesco a stare ferma rinchiusa in quattro mura con solo i miei pensieri che fanno rumore nella camera. L'aria pungente della notte mi fa venire i brividi, tutto il contrario di quella della scogliera. Salgo in sella e parto ad alta velocità verso qualche parte di ignoto. La strada é completamente mia, non c'è nessuno, tutti staranno dormendo nei loro letti magari sognando qualcosa di bello. Tutte le luci delle case sono spente tranne qualcuna, forse di qualche notturno o di qualche mamma o papà che cerca di far riaddormentare il proprio figlio di pochi mesi. Giro a sinistra ed entro in una stradina familiare. Perché sto andando da loro?! Mi fermo con una sgommata vicino al capannone facendo abbastanza rumore da svegliare l'intera città.

"Non c'è bisogno di fare così tanto rumore!" riconosco questa voce anche se non vedo il suo viso. Sorrido leggermente alle sue parole e mi avvicino all'entrata dell'edificio dove ci é appoggiato lui.

"Troppi pensieri che tormentano la notte El Diablo?" dico leggermente amareggiata, ma anche felice: non sono l'unica che non riesce a dormire a causa di ricordi dolorosi.

"Siamo in due come posso capire" dice indicando la moto.

"Già..." e mi accendo una sigaretta.

"Cosa ti turba?"

"Sogni..." rispondo facendo un lungo tiro riempiendo i miei polmoni di fumo. Il vento gelido muove i miei capelli e mi fa venire i brividi accompagnati da un leggero tremolio.

"Entriamo dentro" dice El Diablo notando i piccoli spasmi di freddo.

"Gli altri dormono?" dico sussurrando e di tutta risposta riecheggia un grugnito proveniente dalla bocca di Faccia d'Angelo. Scoppio a ridere, cercando sempre di fare piano e ci avviamo verso il soppalco.

"Oh no io non salgo su così!" se lo può scordare che alle 4 di notte, nel buio pesto io mi arrampichi su un palo d'acciaio.

"Dai che ce la fai!" e mi sorpassa iniziando a salire.

LETTERSWhere stories live. Discover now