Capitolo 18

1.5K 111 8
                                    

"Il cliente da lei selezionato non è al momento raggiungibile"
È la terza volta che questa vocina lo dice e mi sto innervosendo.
Non posso credere che se l'ha sia presa per questa sciocchezza, lo pensavo più maturo. Proverò a parlarci domani quando porterò Serena al corso di canto.
‹Terra chiama Silvia› mi fa Francesco
‹Si?›
‹Hai sentito quello che ho detto?› domanda
‹Si ho sentito...di che si trattava?›
‹Non hai sentito nulla›
‹Scusami oggi non ho la testa›
‹Leggi questi manoscritti almeno ti concentri› dice e mi consegna dei vari appunti
Lui ritorna alla sua scrivania e io mi immergo nella lettura.
Al secondo manoscritto sono in lacrime perché nel secondo ha avuto la mia stessa storia: ha una figlia ed era amica del padre, ma solo che lui non sapeva che era il padre.
‹Silvia non siamo qua per giudicare›
‹Nella ragazza mi rispecchio una cifra, sono io in poche parole›
‹Sono molto onorato, ma non interessa›
‹Che brutto che sei quando fai cosi Francesco› dice passando al terzo manoscritto.
Finisco di leggere tutti i circa manoscritti alle 13 e mezza passate, per fortuna che Serena oggi esce alle quattro. ‹Ci andiamo a mangiare qualcosa?›
‹Approvo› dico prendendo la borsa.
E andiamo al bar vicino la Warner e coincidenza ci vediamo Fede con la barista parlare. ‹Non ti voltare› dico
‹Perché?› dice voltandosi
‹Ho detto non ti voltare› dico
Arriva una cameriera, ‹che vi porto?›
‹Due panini con la cotoletta› dico, ‹mangiamo qua› e trascino Francesco al tavolo
‹Posso sapere che ti prende?›
Sospiro, ‹c'è solo il mio ex› dice
Si gira, ‹quel ragazzo che è venuto in ufficio, quello biondo che sta parlando con la barista?›
‹Esattamente› dico
‹Pare solo a me o la barista ti assomiglia?›
‹Io e quella ragazza l'unica cosa che abbiamo in comune è Federico e basta›
‹Bah a me sembra che vi assomigliate› dice
‹Io non ci vedo nulla di me in lei› dico.
Arrivano i nostri panini e mangiamo in silenzio.
‹Ci sarebbe un'altra intervista sempre alla Warner e ti va di rivenire?›
‹Si dai› dico
Sto per pagare ma Francesco si mette davanti e paga lui per me. Solo adesso mi accorgo che è la ragazza con la quale stava parlando Fede prima. ‹Ciao, ci rivediamo› dice cordialmente
‹Ciao› dico io.
Se tenta di diventare mia amica se lo può anche scordare.
‹Dovrei parlarti›
‹Hai bisogno di consigli su com'è Federico da fidanzato?›
‹Cosa? No› dice
‹Allora non posso mi dispiace› ed esco dal bar.
Ritorniamo in ufficio e faccio lavoro fino alle quattro per poi a prendere Serena.

Sono davanti alla scuola di Serena ad aspettare che esce, poi andiamo a canto
‹Mamma posso rimanere a casa domani?›
‹No, sai che non a chi lasciarti›
‹A Federico› dice
‹Lavora e non credi che possa badare anche a te› dico, ‹posso sapere perché non vuoi andarci?›
‹Niente, non importa, tanto non capiresti› dice entrando al corso
Non capirei cosa?
‹Mi dispiace, sei in ritardo, non puoi entrare› dice Mattia
Ma se sono solo due minuti. Evidentemente è ancora arrabbiato con me. ‹Non puoi prendertela anche con Serena, è una cosa tra me e te› dico, ‹vai a sederti con gli altri› poi porto Mattia un attimo fuori. ‹Perché non rispondi alle mie chiamate?›
‹Stavo lavorando› dice
‹Perché mi tratti cosi? Sei ancora arrabbiato per ieri?›
‹Sai che c'è Silvia? Tu non sai ancora che cosa vuoi, con chi vuoi stare, dici che non ti interessa Fede ma poi lo difendi e sei gelosa quando sta vicino ad un'altra, poi cerchi a me, sei ancora immatura e io con le ragazze immature non ci voglio stare› dice, ‹rifletti bene, che cosa vuoi veramente› poi ritorna in sala.
Questo sì che fa male.
Nessuno mi ha mai detto che sono immatura.
Però ha ragione devo capire che cosa voglio veramente.
Mi infilo le cuffiette e mi dirigo verso il parco, devo stare un po' da sola. Mi vado a sedere in una panchina solitaria con le gambe strette al petto e incomincio a riordinare i miei pensieri. ‹Silvia?›
Fino a quando non arriva Benjamin
Mi tolgo una cuffietta, ‹ciao› dico
‹Che ci fai qua tutta sola?›
‹Avevo solo bisogno di pensare› dico
‹Ho visto Federico pochi minuti fa›
‹Dove?›
‹All'uscita del parco e non era solo› dice
Sarà con Sara. ‹Non importa, è libero di fare come vuoi› dico
‹No, non è libero Silvia e lei› dice
Sbuffo. ‹Pensavo di essere stata chiara? Non volevo più sentire parlare di questa storia›
‹Puoi evitarlo ma non per sempre, prima o poi dovrai affrontarlo›
‹Poi si vedrà, per adesso mi sta bene così› dico.
Decido di cambiare argomento, ‹siamo vicino eh› dico riferendomi all'album
‹Sono emozionato più di quando è uscito il primo, perché in questo secondo ci abbiamo messo tutti noi stessi›
‹Immagino, sicuramente lo ascolterò per via di Serena› dico, ‹devo andare›
‹Ti accompagno?› dice
‹Hai la macchina?› domando
‹Si› dice
‹Andiamo›
E andiamo da Serena poi Benjamin ci accompagna verso casa. ‹Grazie del passaggio› dico
Serena lo saluto e poi corre dritta nel palazzo. ‹In questi giorni è parecchio triste e quando le provo a dire che ha, non mi risponde›
‹Sarà che sente la mancanza del padre›
Sospiro. ‹Si, lo penso anch'io› dico, ‹a domani›.




FEDERICO.
Aspetto che Silvia si allontana dalla scuola prima di entrare perché non voglio che mi veda. Ma sul punto di entrare mi squilla il telefono ed è Ben ma non rispondo. Ho detto che oggi non ci sono per nessuno. Mi dirigo verso la sua classe proprio sul momento che la maestra separa i bambini con i padri e quelli senza.
‹Serena è con me› dico entrando e le vedo spuntare un enorme sorriso mentre mi avvicino
‹Che cosa ci fai qua?› dice
‹Mi fingo il tuo papà per un giorno› dico
‹Tu sei il mio papà del cuore› dice
Sorrido.
‹Allora in questo giorno i bambini hanno organizzato delle gare per voi› spiega la maestra. Chi la avrebbe mai detto che sarai tornato bambino.

#Due ore dopo
‹Grazie per avermi fatto divertire› dice Serena abbracciandomi
‹Figurati› dico
‹Anche se con te sono arrabbiata perché hai tradito la promessa›
‹Serena, io non ho tradito la promessa, sto solo provando a stare con Sara per vedere se può funzionare›
‹Ma tu e la mamma vi vedete sempre?›
‹Con la mamma è veramente impossibile relazionarci in questo periodo› dico
‹Che dirà la mamma quando ti vedrà?› domanda
‹Shhh non ci pensiamo, godiamoci questi momenti di tranquillità senza le sue urla›
‹Però è unica› dice.
Come faccio a dimenticarmi di Silvia se Serena mi ricorda sempre quanto unica, speciale e meravigliosa è la sua mamma. L'unico modo per dimenticarla è allontanarmi da Serena ma non ho cuore di farlo. Sento una connessione speciale con lei, quella connessione che non avevo mai sentito con nessuna bambina.

Portarmi Con Te, Decido Io La Rotta 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora