Capitolo 31

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Entro nel bar che mi ha detto quel ragazzo di ieri. Lo vedo subito, anche perché è l'unico che alle nove di mattina beve una birra, gli faccio un segno e mi raggiunge.
Ci sediamo in un tavolo separato, ‹vuoi qualcosa?›
Puzzava anche di fumo
‹No, grazie› dico
Voglio che parli e andarmene subito via. Ma ovvio che non posso dirglielo questo.
‹Forse stai pensando che sia un tipo pericoloso e...›
‹Se lo pensavo, non stavo qui adesso› dico, ‹di cosa volevi parlarmi?›
Fa un respiro profondo, ‹tu e Sara non vi state molto simpatiche vero?›
Dove vuole arrivare? ‹Non andremo mai a mangiare una pizza solo noi due insieme se intendi questo› dico
‹Forse dovresti› dice
Lo guardo senza capire. ‹Che vorresti dire?›
‹Sara è tua sorella› dice
Volevo scoppiargli a ridere in faccia ma non mi sembrava carino.
‹Sei serio?› dico
‹Seriorissimo› dice
‹Come fai ad esserne proprio sicuro?›
‹Ma te ne sei accorta? Siete praticamente identiche, siete sorelle gemelle e vi hanno separato dalla nascita› dice
‹Hai qualche prova?›
Tira fuori una busta, ‹è tutto qua dentro› dice
‹Uh› dico e afferro la busta. E faccio per alzarmi. ‹Voglio stare sola per riprendermi da questa notizia, mi ha un po' scombussolata› ed esco dal bar.
Non ci posso credere.
Sorella di Sara. L'ex o attuale fidanzata di Federico.
Mi fermo in una panchina e guardo la busta. Dovrei aprirla e vedere che cosa c'è scritto, ma non ho coraggio. Faccio un respiro profondo e apro la busta. C'è tutto quello che volevo sapere.
Dai miei genitori adottivi, quelli che mi hanno cresciuta, ai miei veri genitori, quelli che mi hanno abbandonato.
C'è anche l'indirizzo di casa.
Non so dove si trovava, ma volevo andarci e vederli con i miei stessi occhi che razza di genitori sono.
Chiamo un taxi e gli mostro la via, sgrana gli occhi sbalordito e poi parte senza dire nulla.
Intanto il telefono squilla. È Fede ma non ho voglia di sentirlo e litigare, quindi rifiuto la chiamata e più tardi mi chiama anche Sara. Ma non rispondo neanche a lei.
Il taxi mi lascia davanti ad una villa enorme con un ampio giardino. Lo pago poi se ne va, lasciandomi davanti a questa casa sconosciuta.
Volevo citofonare ma non ce ne è bisogno perché una signora mi si avvicina. ‹Ha bisogno di qualcosa?› dice.
‹Stavo vedendo se è questo l'indirizzo giusto ma evidentemente non è il posto che fa per me› dico.
Se mi hanno abbandonato perché non avevano soldi non ci credo manco se mi pagano.


FEDERICO
Sono preoccupato per Silvia. Non mi risponde al telefono e Sara anche non mi rende le cose facile. È più agitata di me e non la avevo mai vista così preoccupata. La odiava prima di due giorni. Forse scoprire che è sua sorella gemella le ha cambiato qualcosa dentro.
‹E se le è successo qualcosa?› dice
‹Silvia è in gamba, se la caverà benissimo› dico, ‹poi voi gemelli non avete qualche connessione strana, se sta male una sta male anche l'altra? No?›
Mi guarda malissimo.
‹Okay scusa, meglio che sto zitto› dico
Squilla un telefono, ‹è lei› dice e risponde ma dalla faccia pallida non sono buone notizie, ‹ha avuto un svenimento davanti casa mia e l'ha stanno portando all'ospedale›
‹Raggiungila, io prendo Serena e vengo› dico.

In ospedale Sara mi ha scritto il piano a cui è stata messa e quando arriviamo Serena impazzisce e inizia a sbattere i piedi. ‹Dov'è la mia mamma? Voglio la mia mamma› dice sul punto di piangere
‹Ehi piccolina› dico prendendola in braccio.
Più tardi arriva anche Mattia e anche se non mi sta simpatico devo mettere da parte l'antipatia e restare uniti, intanto arriva anche il medico. ‹Come sta?› dice
‹Meglio. Solo un piccolo svenimento›
‹Posso vederla?› domanda Serena
‹Sarebbe preferibile di no, è sotto farmaci e necessita riposo› dice
‹Uff, voglio vedere la mia mamma› dice
La faccio scendere e va a sedersi vicino alla finestra, ‹questi sono suoi, a chi li do?›
Sto per prenderli quando Mattia me li ruba
‹Li prendo io, sono il fidanzato›
‹Ed io il padre di Serena› dico
Il medico ci guarda male, ‹io intanto li lascio qua› dice lasciandoli sulla sedia e va via
‹Volete litigare proprio adesso?› domanda Sara prendendo la busta e quando si siede la apre, ‹glielo ha detto, che figlio di p...›
‹Ehm c'è una bambina› dico tappandole la bocca
‹Che cosa le ha detto?› domanda Mattia
Ancora che rompe questo.
Sara mi guarda, ma non ha il tempo darglielo che arrivano Martina e il fratello
‹Che le hai fatto?› domanda Martina aggredendo Sara
‹Martina, evita perché non c'entra nulla›
‹Silvia è mia sorella gemella›
In sala cala un silenzio poi Martina scoppia a ridere, ‹ma sul serio?› domanda
Le consegna la busta, lei mi guarda e la legge, ‹si,è vero› dice guardando Giovanni
Serena mi si avvicina, ‹papà andiamo a casa› dice
‹Non vuoi aspettare la mamma?›
‹Voglio andare a casa›
‹Okay andiamo a casa› dico, ‹Giovanni, li avvisi tu i vostri genitori?›
Lui annuisce mentre Serena mi tira via, ‹però non casa tua, ma nostra› dice.

Entriamo a casa di Silvia dove ovviamente il disordine non può mancare. Raccolgo qualcosa da terra ed è un foglio dell'amministratore, lo leggo e scopro che è indietro con i pagamenti. Faccio una foto e la mando a Paolo, poi lo chiamo. ‹Ti ho mandato una foto con un pagamento da fare›
‹Mille e trecento euro?›
‹Paolo non è niente per noi ma per Silvia sono tanti›
‹Va bene› dice
‹Fammi sapere› dico poi chiudo. Raggiungo Serena in camera e sta seduta accanto al letto triste. ‹Ehi cucciola che hai?›
‹Papa se è vero che Sara è la sorella di mamma, devo chiamarla zia?›
‹Si›
‹Se non voglio?›
‹Ne parliamo domani con calma›
‹Ma a me sta antipatica›
‹Una persona non ci è antipatica finché non la conosciamo›
‹Allora questo vale anche per te con Mattia?›
‹No, con Mattia è diversa la storia›
‹Perché si è fidanzata con la mamma e a te ancora piace, la mia mamma è unica e speciale›
Si vede che stravede per la mamma. Le si brillano gli occhi quando parla di lei.
‹Magari fosse solo unica› dice
‹Secondo me alla mamma interessi tu...posso farla litigare con Mattia?›
‹No, ho fatto tutto il possibile›
‹Tu sei molto meglio di Mattia papà›
Sorrido. ‹Grazie, sono felice di sentitelo dire› dice
Mi squilla il cellulare. È Sara. ‹Silvia si è svegliata› dice
‹Sono contento, come sta?›
‹Un po' assonnata ma bene› dice
‹Immagino anche arrabbiata› dico
‹Si un pochino›
‹Sery vuoi parlare con la mamma?›
Annuisco e le passo il telefono mentre io sistemo il gioco, ‹si mamma tutto bene qua...posso venirti a trovare domani?› dice ma dalla sua faccia presumo che le abbia detto che a scuola, ‹ti prego, solo domani per favore› dice, ‹grazie, adesso ti passo papà deve parlarti›
‹Io non devo...› dico ma è troppo tardi perché Serena mi ha lasciato il telefono in mano ed è corsa via, ‹pronto›
‹Ciao› dice
‹Stai bene?›
‹Un po' di mal di testa ma sto bene, sono ferita per ben altro, tipo per la notizia che ho ricevuto, tu lo sapevi?›
‹Possiamo parlarne domani magari guardandoci negli occhi›
‹Dimmi almeno se lo sapevi?›
‹L'ho scoperto ieri, ci vediamo domani, riposati›
‹Ciao› dice fredda.
Ritorna Serena in camera, ‹questa è la mia favola preferita me la leggi?› domanda
‹Era il suo cantante preferito...è nuova?›
‹Parla di una ragazza che andava al suo concerto preferito e incontra il suo idolo e la sua vita cambia› dice
Chissà perché ma mi ritraggo.
Mi sdraio accanto a lei e inizio a leggere e mentre si va più avanti mi rispecchio nella storia. ‹Che vuoi dirmi Serena?›
‹Niente, solo che la mamma mi ha raccontato tanto la vostra storia, la adoro› dice
Però manca la fine...
‹Quando vi deciderete di sposarvi›
‹Okay basta buonanotte› dico
‹Io ci spero›
Anch'io.

La mattina dopo entriamo in ospedale e Serena corre ad abbracciare la mamma mentre io attendo fuori con Sara, ‹non ti parla?›
Alza le spalle
Arrivano i suoi genitori, preoccupati, e Serena esce, ‹mi hanno cacciato, hanno detto che è argomento da grandi›
Guardo Sara, che entra chiudendo la porta alle sue spalle. ‹Vai a prenderti qualcosa alla macchinetta› dico e poco dopo sparisce dal corridoio quando arrivano Martina e il fratello. ‹Stanno dentro a parlare?›
Annuisco.
‹Però non me la aspettavo che fossero sorelle gemelle, dai non hanno niente in comune›
‹Si assomigliano e hanno in comune qualcosa›
‹Ah si vero...tu› dice Martina
‹Non è divertente› dico, ‹vado a cercare Serena› dico e vado verso macchinette.
Ma su corridoio incontro Mattia, ‹ciao› dico
‹Come sta bene?›
‹Bene, è con i suoi a Sara parlare› dico
‹Ah che fortuna, così questo weekend la posso portare a Verona a vedere la casa nella quale abiteremo›
La casa nella quale abiteremo? Che mi sono perso?
‹Ops non lo sapevi?›
‹Sapere cosa?›
‹Silvia ha accettato di venire a vivere con me a Verona›
Questa è come ricevere una coltellata in pieno petto.
‹Congratulazioni› dico e me ne vado.
Fottiti.
Perché non me l'ha detto?
Appena Mattia gira l'angolo, sbatto un pugno contro il muro, ‹merda› dico.

Portarmi Con Te, Decido Io La Rotta 2 Where stories live. Discover now