capitolo 51

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Il telefono squilla almeno tre volte prima che lui risponda, facendo si che l'agitazione continui imperterrita arrivando fino alle stelle.
<<Che sorpresa mia Signorina!>>
Risponde tutto euforico.
<<Fammi indovinare...mi hai chiamato perché vuoi pranzare insieme a me?>>
Mi sale una forma di panico, e adesso chi glielo dice che non è per quello...
<<Ehm...senti Koan...volevo avvisarti che...>>
Caspita sto balbettando e mi fa sembrare colpevole di qualcosa, devo dirglielo più sicura.
<<Ascolta Koan...Marco non è partito, e mi ha chiesto gentilmente di passare con lui le poche ore che lo separano dalla partenza di stasera!>>
Sento un silenzio lancinante, tutto il suo entusiasmo si è spento tutto in una volta, non lo sento fiatare, ne sbraitare, solo un silenzio che non lascia molto all'immaginazione... Non è un buon segno!
<<Ti prego Koan, lui ha capito, è solo per amicizia, alle nove parte e non lo rivedrò più.
Ti chiedo solo di fidarti di me!>>
Il silenzio continua palpabile tra noi, per alcuni istanti eterni.
<<Okay Diletta. Alle nove è un minuto ti aspetto fuori dall'aeroporto.>>
Mi dice tutto d'un fiato, e chiude la chiamata, senza darmi modo di replica.
Incredula, penso che sia stato fin troppo facile, più di quanto immaginassi, quasi da rimanerci male. Ma prima che possa cambiare idea, mi affretto a raggiungere Marco.

Vista l'ora, per prima cosa, andiamo insieme a mangiare qualcosa all'Okamoto Sushi.
Subito dopo vedo entrare anche Yu e Satoshi che si accomodano non lontano da noi, vedo una mano che mi fa cenno di un saluto, è Satoshi, Yu come al solito rimane superba e sulle sue.
Io e Marco parliamo, ridiamo, e scherziamo tranquilli e pacifici, come non c'era mai capitato prima.
In questo frangente, mi sono accorta quanto in realtà non lo conoscessi bene, nonostante tutti i cinque anni del liceo trascorsi insieme in classe; e senza contare gli otto mesi insieme da fidanzati. In realtà ci vedevamo poco, in pratica solo a scuola e qualche serata passata fugace, ero più delle volte impegnata a studiare, il sabato e la domenica a lavorare quelle quattro ore al bar per guadagnare qualcosina, poi gli esami, il viaggio, eravamo quasi come due estranei.
Mi chiedo se l'ho mai amato veramente, ora che conosco bene il volto dell'amore, che è indubbiamente quello di Koan.
È un po' come averlo spinto io tra le braccia di Veronica, ora non gliene faccio una colpa, quasi come un paradosso, il tradimento: la cosa migliore che mi sia capitata.
Se non non lo avessi scoperto subito, non avrei deciso di cercare lavoro a Tokyo, non avrei rivisto Koan, e non avrei vissuto tutte le cose meravigliose che mi sono capitate con lui.

Dopo mangiato, abbiamo fatto il giro per Tokyo, gli ho fatto da cicerone, accompagnandolo nei luoghi più belli e suggestivi del capoluogo nipponico.
Quando si sono fatte le sette di sera, Marco si ricorda di una cosa.
<<Dile, ti ho portato una cosa dall'Italia. Il fatto è che l'ho dimenticata in albergo, sicuramente, nella valigia ho guardato ma non l'ho trovato. Mi accompagneresti a verificare?>>
<<Okay, di cosa si tratta?>>
A questo punto sono curiosa.
<<Andiamo e vedrai!>>
Saliamo su un taxi che ci porta dritti all'hotel K.Kondo.
<<Dile, volevo ringraziarti di tutto; biglietto, alloggio, tutto fantastico. A proposito...questa è tua!>>
Mi dice tirando fuori dalla tasca la mia carta di credito.
<<L'albergo lussuoso è del tuo amico?>>
Mi chiede. Io annuisco e non do importanza alla domanda.
<<Beh, sicuramente te la passi bene qui in Giappone!>>
Continua, e capisco che vuole saperne di più, ma non sono affari suoi.
Io indifferente continuo ad annuire, e per fortuna finalmente arriviamo all'hotel, il taxi si ferma proprio lì davanti, scendiamo ed entriamo subito. Mi soffermo ad osservare tutto intorno, mi viene subito in mente, il bello ed il brutto, dei momenti passati qui dentro.
Marco si avvicina alla reception spiegando il suo problema.
Io mi accomodo nei divani della hall, e aspetto comoda, mentre lui sale su per l'ascensore verso la camera occupata dalla resa prima, dove ipoteticamente ha dimenticato quel "qualcosa".
Dopo una decina di minuti, il cicalino dell'ascensore mi annuncia il suo arrivo al piano terra.
Lo vedo avvicinarsi con un sorrido smagliante e una sorta di voluminoso libro in mano.
Si siede affianco a me e lo poggia sulle mie gambe, e mi dice di aprirlo e guardarlo con attenzione. Lo prendo in mano e lo scruto per bene con aria interrogativa: che sarà mai?
Incomincio a sfogliarlo e con mia piacevole sorpresa, la prima cosa che vedo nella prima pagina è una foto della nostra mitica classe al primo anno. Vedo tutti i mie compagni; Beatrice bella come sempre, Marta, Elisa, Andrea, e tutti gli altri, poi ci sono io: brutta, piccola, secca, con occhiali e apparecchio ai denti. Rido divertita come una pazza.
<<Oddio, certo che ero proprio un mostro!>>
Commento sconcertata.
<<Un brutto anatroccolo diventato cigno!>>
Ribatte lui con sguardo serio.
Vado avanti con le pagine, e vedo diverse foto in sequenza, dove  ritratta tutti gli anni della scuola, e la nostra metamorfosi, sino al giorno della maturità.
Alla vista di tutti quei bei ricordi, rido come una matta sino alle lacrime.
<<Oh Marco è bellissimo! Io non ho nessun ricordo delle superiori.>>
<<Adesso ce l'hai. Questo l'ho confezionato per te. Le copie di queste foto le ho tutte sul computer.>>
Decidiamo di bere qualcosa per un ultimo saluto, e vista l'ora decidiamo di avvicinarci a l'aeroporto per il volo Tokyo-Milano.
Usciti dall'albergo, aspettiamo a momenti l'arrivo del taxi, stringo fra le mie braccia il mio voluminoso album fotografico e guardo Marco che si gira intorno osservando tutte le meraviglie che questa città offre, e lo vedo sotto un'altra luce.
<<Non so come ringraziarti per questo prezioso regalo, per me vuol dire tanto!>>
Gli sussurro soddisfatta.
A quel punto lui si gira e mi guarda serio con una luce strana negli occhi e si avvicina lentamente, io per qualche ragione indietreggio preoccupata, e percepiscono il muro dietro le mie spalle che mi blocca, con le mani stringo forte il mio album, il suo viso piano piano e sempre più vicino al mio.
<<So io come puoi ringraziarmi!>>
Mi sussurra lascivo.
<<Marco ti prego...>>
Non riesco a finire la frase che mi afferra stretto il viso e sento le sue labbra affondare sulle mie.
Mi sento assediata, mi agito, e gli urlo...
<<Marco no!>>
Lo spingo con forza lontano da me, con ancora le mani incrociate che stringono ancora più forte l'album.
Sconvolta fuggo verso il taxi che nel frattempo è arrivato, e mi proietto dentro, lui mi viene subito dietro.
<<All'aeroporto di  Narita!>>
Ordino al tassista, che fila via come una scheggia.
<<Dile ti prego...scusa! Ho perso la testa...>>
Le sue parole ammareggiate escono sincere.
<<Marco...non provarci mai più!>>
Lo avverto irritata.
Rimaniamo in silenzio per tutto il tragitto.
Lui è intento a guardare fuori dal finestrino, non osa più neanche  guardarmi, si morde le nocche delle dita nervoso e con aria assai pentita, e non voglio che ci lasciamo così.

E quasi ora di partire e ci troviamo all'uscita del suo volo.
<<Senti Diletta mi dispiace! Ora ho capito che è veramente finita. Credimi sono felice per te, ti meriti tutto questo nuovo amore, perché sei una ragazza fantastica. Ti auguro tutto il bene di questo mondo!>>
A queste parole non posso che perdonarlo e lasciarci tutto alle spalle.
<<Grazie Marco! Anche io ti auguro un grande amore come il mio, e credimi, non sarà difficile per te trovare una bella ragazza come te.>>
Lo abbraccio, e lo seguo andare via con lo sguardo: un'altra svolta epocale pervade la mia vita, affermo soddisfatta.
Da dietro sento le sue mani che mi avvolgono in un caldo abbraccio, riconosco il suo profumo anche tra un milione di persone, e un'altra volta è lui qui che mi conforta, nel posto giusto e al momento giusto.
<<Grazie Diletta per aver scelto di stare con me.>>
Mi sussurra dolcemente.
<<Oh Koan, avrei scelto comunque di stare con te. Io ti amo!>>

  Undici anni in più di paradiso (FINE PARTE PRIMA)Where stories live. Discover now