capitolo 16

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Venerdì 08 luglio

Questa mattina non è la solita musica melodiosa del mio telefonino a svegliarmi, bensì le scalmanate delle mie amiche in frenesia per la partenza.
Oggi sveglia alle sei e un quarto precise, io sono rimasta sotto le lenzuola e provo a riprendere sonno, ma il via e vai delle ragazze non danno molta chance. Giro e mi rigiro nel letto e loro entrano ed escono dalla loro stanza...
<<Non dimenticare la spazzola Elisa.>> Marta parla sottovoce ma la sento lo stesso.
<<Okay Marta, tu non dimenticare il beautycase, l'ho visto in bagno ancora aperto, non per altro, ho messo dentro i miei smalti nuovi, non è il caso di lasciarli qui a Tokyo.>> Risponde Elisa anche lei a voce bassa.
Bea non l'ho ancora sentita, è ancora chiusa in bagno, guardo che ore sono nel mio telefono: sei e cinquantacinque, se continuano di questo passo perderanno il treno, e meno male che le valige sono pronte da ieri sera!
<<Ragazze allora! Preso tutto? Dobbiamo andare, il treno non aspetta di certo noi!>> Sento Bea uscire dal bagno e detta ordini parlando sotto voce per non svegliarmi, ma la sento benissimo.
Si avvicina a darmi un bacio sulla guancia.
<<Ciao Dile, ci sentiamo questa sera quando arrivi, ora dormi.>>
Mi bisbiglia all'orecchio, dopo un sonoro bacio, che ormai mi ha svegliata del tutto.
<<La prossima volta che avrò bisogno di una sveglia per svegliarmi presto, prenoterò voi; siete così brave a non farvi sentire...>>
Le sgrido in modo scherzoso.
Mi sollevo a sedere sul letto e le guardo. Sono vestite a puntino e valigia in mano tutte e tre, mi viene un pizzico di malinconia, ma non lo do a vedere.
<<Dai ragazze andate, o perderete il treno!>> Le sprono mettendole fretta.
Bea si avvicina per un caloroso abbraccio, e con se anche Marta ed Elisa.
<<Dile, ti supplico, fatti sentire, intesi?>> Mi raccomanda Bea con una piccola lacrimuccia che bagna le ciglia.
<<Dai Bea ! Questo non è un addio ci rivediamo prestissimo, e poi smettila di piangere ti si rovina il trucco>>
<<Hai ragione Dile, allora a presto! Noi andiamo il taxi sarà sotto ad aspettarci.>> Dice Bea , mentre con le dita si asciuga sotto gli occhi, stando attenta a non sbavare il trucco.
Marta apre la porta e ad una ad una, escono con la loro valigia. È Bea ad uscire per ultima chiudendo con se la porta.

Ora la stanza è vuota e silenziosa, guardo di nuovo l'ora sono; le sette e cinque, è presto! Mi ributto nel letto e tempo tre minuti... No va beh! Ormai non ho più sonno neanche a pagarlo.
Mi alzo e decido di prepararmi con molta calma.
Dopo circa un'oretta buona, sento bussare alla porta: chi sarà? Forse un addetto dell'albergo venuto per avvisare di lasciare la stanza al più presto.
Apro la porta e mi trovo davanti Koan.
La visita inattesa mi prende alla sprovvista. Tutti mi sarei aspettata tranne lui.
<<Ehm... Buongiorno Koan, che sorpresa! Non ti aspettavo così presto?>> Gli dico mentre mi sistemo al meglio l'accappatoio bianco dell'albergo.
<<Scusami Diletta! Volevo assicurarmi che le tue amiche fossero già partite. Non volevo ti sentissi sola.>> Lo guardo incantata, e come al solito sono accorto di parole e in più mi sento a disagio con un solo indumento a dosso.
<<Okay Koan, è tutto apposto grazie. Stavo appunto per vestirmi. Entra!>>
Lo faccio accomodare e mi dirigo verso il bagno, entro e lascio la porta socchiusa, poi riesco subito dopo.
<<Che sbadata, ho dimenticato la divisa appesa nell'armadio.>> Gli dico sorridendo alquanto imbarazzata.
Mi avvicino all'armadio e cerco di prenderla, ma Bea la appesa nella parte più alta e non riesco... Koan mi vede in difficoltà e si avvicina subito per aiutarmi, è dietro di me che solleva la mano e la prende senza nessuno sforzo. Io mi giro e lui si gira, ci troviamo per l'ennesima volta l'uno di fronte l'altra, tendo le mani per prendere l'abito, ma lui lo lascia cadere sul letto lì, di fianco a noi.
Io, lui, il letto non è una buona combinazione, cercò di cancellare i miei inebrianti pensieri.
Noto che mi osserva dalla testa ai piedi con il solo movimento degli occhi, poi si avvicina di un passo... Ed è sempre più vicino, io ormai sento il suo familiare respiro accelerato e i suoi occhi con sguardo sempre più serio che mi fissano; questa volta non mi sbaglio, lui mi vuole baciare, io più di lui. Socchiude le labbra e fa cenno di avvicinarsi sempre di più... Quando...
Accidenti! Bussano insistentemente alla porta e si sente una voce urlare. <<Signorina tra cinque minuti deve lasciare la camera, ho un imminente arrivò di nuovi clienti. Grazie!>>
Mentre il fattorino urla da dietro la porta, io mi avvicino di tutta fretta ad aprire, ma Koan più fulmineo, mi precede e la apre lui notevolmente irritato.
<<Okay, abbiamo capito... La Signorina è quasi pronta, toglieremo al più presto il disturbo.>>
Il ragazzo si irrigidisce dall'imbarazzo, gli parla i giapponese con un tono desolato e Koan gli risponde due parole appena.
Il ragazzo entra, prende la mia valigia, ed esce di soppiatto.
Certo che Koan quando vuole intimorisce le persone, spaventa anche me, ma in modo diverso.
<<Okay Diletta, vai pure a cambiarti, ti aspetto in macchina. Forse è meglio!>>
Le ultime parole sembra le abbia pronunciate più per sé stesso che per me.
<<Okay Koan, faccio presto!>>

Appena pronta, lascio la camera e scendo giù per la hall. Mi avvicino alla reception a restituire la scheda chiave e sbrigare gli ultimi dettagli. Ringrazio, saluto tutti, ed esco.
Koan è lì appoggiato all'auto che mi aspetta, vedo che anche oggi siamo soli.
Saliamo in macchina e ci dirigiamo al museo.
<<La mia valigia è dietro il portabagagli?>>
<<Sì Diletta! Hai preso tutto?>> Mi chiede premuroso.
<Sì certo! Non ho molte cose, dunque non è difficile ricordarsi tutto.>>
Koan mi scruta, e per qualche ragione sta analizzando quello che ho appena detto.
Il museo è vicino e dopo neanche cinque minuti siamo già arrivati. Prima di scendere Koan mi ricorda che passerà a prendermi
intorno a mezzogiorno e mi raccomanda di farmi trovare pronta.
<<Ah Koan, dimenticavo! Per quale motivo devo giustificare l'uscita? E a chi?>>
<<Tranquilla Diletta ho informato io Yu e Satoshi. A dopo, buon lavoro.>>
Non so per quale motivo, però con lui mi sento al sicuro, protetta.
Salgo gli scalini, arrivata in cima mi giro e ho come un flash, il ricordo della prima volta che l'ho visto andare via da qui.
Allora non sapevo nulla di lui, anche ora non so molto; sono sicura che questo viaggio che intraprenderemo insieme, ci permetterà di conoscerci meglio.

Faccio un sospiro profondo ed entro.

  Undici anni in più di paradiso (FINE PARTE PRIMA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora