capitolo 17

112 10 0
                                    

Satoshi è lì che mi accoglie con un sorriso.
<<Pronta per la trasferta a Osaka?>> Mi chiede appena mi viene incontro.
<<Beh sì, pronta, e a te chi te lo ha detto?>> Gli rispondo con una punta di imbarazzo.
<<Il Signor... Ono ieri pomeriggio.>>
Ora capisco di cosa parlavano ieri quei tre.
<<Dai vado, c'è Yu in ufficio che ti aspetta.>>
Mi saluta e fa per uscire. Oddio sta andando via mi lascia sola.
<<Dove vai?>>
Gli chiedo disperata, mi vuole lasciare sola nella gabbia della leonessa Yu.
<<Devo occuparmi di alcune cose urgenti, torno subito!>> E via, polverizzato.
Bene, a quanto pare siamo solo io e te, sole in ufficio, alla resa dei conti.
Entro in ufficio in punta di piedi, quasi a non farmi sentire da lei, mi faccio piccola più di quella che sono. Supero la scrivania e mi avvio di corsa alla mia.
<<Buongiorno!>>
Saluto piano, quasi a non farmi sentire.
<<Buongiorno Diletta!>> Risponde lei, senza sollevare gli occhi dal computer, dalla voce sembra di buon umore oggi, o forse ho sentito male!
Io mi accendo il computer, e proseguo con il lavoro interrotto ieri. Noto che ero già a buon punto con una traduzione, mi mancavano solo alcune parole, due per l'esattezza.
Sono immersa nella ricerca di un sinonimi adatto, quando sento Yu che mi chiama, okay ci siamo; via con il sipario la soubrette Yu inizia con le sue battutine sarcastiche.
Oggi non è cose, voglio partire serena!
<<Dimmi Yu hai bisogno di me?>>Le rispondo più cordiale possibile, e ingoio il rospo.
Vedo che si alza dalla sua scrivania e viene verso me. Che è successo, che gentilezza, ha proprio pestato la testa!
<<Diletta, secondo te queste opere di Modigliani, potrebbero attirare le visite al museo qui a Tolyo? Volevo far portare delle opere di artisti italiani.>>
Guardo alcune foto che ha stampato dei dipinti.
<<Sì Yu, credo che hai scelto bene. Amedeo Modigliani è un grande ritrattista, pittore, scultore, uno degli artisti più importanti dell'Italia del novecento. Io lo adoro, è considerato l'icona dell'artista "romantico maledetto"  era bello, geniale e passionale. Questo dipinto si chiama "Grande nudo disteso", e quest'altro " Nudo sdraiato su un fianco".>>
Yu mi ascolta compiaciuta.
<<Diletta, questa chi è?>> Mi chiede facendomi vendere una stampa dove c'è il ritratto di una bellissima donna.
<<Questo è il ritratto della sua amata Jeanne Hebuterne, da qui prede il nome l'opera. Sai lei ha fatto un gesto un po' troppo drastico, per come la vedo io.>>
<<Quale?>> Mi chiede curiosa.
<<Devi saper che Modigliani è morto giovane a trentasei anni, di una malattia, meningite, qualcosa del genere. Lei dal dolore si e suicidata lanciandosi nel vuoto.>>
<<Beh romantica! Non ti pare? Come Romeo e Giulietta.>> Rimango sorpresa dalla similitudine tra le due tragedie.
<<Dipende dai punti di vista... Ma che io sappia Giulietta non era incinta di nove mesi quando è morta per Romeo, come Jeanne!>>
<<Oooh! Che crudeltà>> Esclama Yu.
<<Già!>>
Per un attimo mi viene in mente mia madre, anche lei forse avrebbe fatto un gesto drastico del genere, se non fosse che a lei è andata in maniera diversa, mio padre non è morto; la abbandonata prima che io nascessi, ma a volte si comporta come se lo fosse.
<<Allore Diletta! Cosa ne pensi è convincente?>> Mi chiede Yu distraendomi dai brutti pensieri.
<<Bene... Andrà benissimo! E che ci vorrà un patrimonio per portare qui alcune delle sue opere.>> le rispondo.
<<Beh vediamo! Il Signor Kondo ha molte risorse. Ora se mi vuoi  scusare, vado fuori a vedere se è tutto a posto.>>
Yu mi sorride ed esce dall'ufficio. Yu che mi sorride? Questa è bella..."sogno o son desta"!

Dopo circa mezz'ora Yu entra in ufficio con aria concitata.
<<Diletta abbiamo un piccolossimo problema, solo tu puoi salvarci!>> Si rivolge a me tenendo sempre lo stesso tono di garbo che ha adottato da questa mattina.
<<Si Yu, in cosa posso esserti utile?>> gli domando altrettanto garbata.
<<Dovresti dare una mano a Yvon la nostra guida, segue un gruppo di venti persone  che vengono da Roma, molti di loro non parlano inglese; le faresti da traduttrice? Devi solo tradurre in italiano quello che lei dirà in inglese>>
<<Sì okay! Non sembra complicato.>> Le confermo, ed è vero, però sono tutta un fermento, senza fare neanche una prova...
<<Ascoltami bene, le sale sono cinque: " Sala esposizione" che è proprio la prima qui fuori, la "Sala sculture" in fondo, "Sala dipinti a fianco, "Sala primaria" e "Sala secondaria" dove in genere sono esposte le opere più importanti, ultima "Sala delle opere". La "Saletta delle luci bianche ", quella è esente da guida, entra chi vuole entrare. Tutto chiaro? Tu segui Yvon è andrà tutto bene!>>
Vado, non posso tirarmi indietro, prima o poi dovrò iniziare, ed è oggi!
Mi sistemo i capelli e la divisa ed esco.
Vedo Yvon atorniata da un gruppo di persone, sono tutte sulla sessantina o poco più, appena Yvon mi vede tira un sospiro di sollievo.
<<Bene Diletta per fortuna sei qui! Incominciano, io inizio e tu segui con la traduzione. Semplifica il più che puoi, così faremo presto. Ricevuto?>>
Mi spiega Yvon con fare da guida esperta.

Dopo circa un'oretta siamo all'ultima sala, io e Yvon ringraziamo il gruppo dei signori, e lei gli accompagna all'uscita.
<<Grazie Diletta! Sei stata davvero brava, i signori sembravano proprio soddisfatti della tua spiegazione e si sono pure divertiti. Bravissima, e alla prossima!>>
Si complimenta con me Yvon, ed io la ringraziò tutta gongolante.
Yvon si allontana, io mi avvio verso il mio ufficio, dove mi aspetta la mia scrivania, devo finire quello che ho interrotto prima.
Appena raggiungo la prima sala, non posso fare a meno di notare in fondo quella che dovrebbe chiamarsi "Saletta delle luci bianche" e decido di entrare a dare un'occhiata; il quadro è sempre lo stesso, la stampa gigante con i due signori al centro, lo ricordo proprio così, sempre lì fermo, con le piccole luci bianche che illuminano l'essenziale. Come se qui il tempo si fosse fermato.

È mezzogiorno e ho quasi finito il mio panino, e l'ultima mezz'ora non ha nessuna intenzione di passare. Ho una voglia matta di rivedere Koan e sembra che debba passare un'eternità prima di rivederci.
Visto che per oggi ho finito, mi avvio verso il bagno a cambiarmi. Mentre apro la porta, da dietro sento arrivare una voce.
<<Come crede di cambiarsi Signorina, se la valigia la lasciata in auto?>>
La voce di Koan mi risuona nelle orecchie come una melodia.
Mi giro e il primo istinto è di saltargli addosso e fondermi insieme a lui per sempre.
<<Oh Koan sei già qui! È vero non ci avevo pensato, vado in macchina a prendere qualcosa da indossare.>> Gli dico.
E mi avvio verso l'uscita, ma lui mi afferra per un braccio, la sua presa è forte e decisa.
<<Aspetta ho qui qualcosa per te!>> mi dice sollevando un bel sacchetto di carta rossa per farmelo vedere.
Io intuisco subito... <<Koan, io... non posso.>> gli rispondo confusa.
<<Diletta non ti voglio mettere a disagio, è solo un piccolo pensiero per te. Ti prego accetta!>> Il suo tono è implorante
<<Okay, grazie sei gentile.>>
Per qualche motivo decido di accettare senza fare storie, ed entro a cambiarmi.
Dalla busta tiro fuori un paio di jeans blu di un morbido che non ho mai sentito prima, belli ed eleganti, e una camicetta color crema in un tessuto anch'esso morbido mai provato al tatto. Non riesco a capire che stoffa sia, forse seta, non me ne intendo gran ché, le etichette sono scritte in caratteri kanji.
Indosso tutto e scopro che vestono alla perfezione, mi lascio le ballerine blu tacco tre centimetri ed esco. Koan è rimasto lì ad aspettarmi, e quando mi vede non può fare a meno di avere uno sguardo compiaciuto.
Mi contempla per qualche secondo e poi dichiara che è ora di partire, decide tutto lui, sono nelle sue mani.
Salutiamo tutti ed usciamo. Noto che la macchina non è la solita, più elegante, una di quelle da ricconi, non mi intendo tanto di motori, figuriamoci di quelle di tipo giapponesi.
<<Questa macchina è tua?>>
Gli chiedo.
<<No!>>
Mi risponde secco, e io no oso fare più domande.
<<Con questa auto viaggeremo più in fretta e più sicuri.>>
Aggiunge Koan dopo qualche secondo.
<<La mia valigia è nel portabagagli?>>
<<Sì Diletta! Perché?>> Mi chiede curioso.
<<Volevo solo cambiarmi le scarpe e mettermi un paio più comode!>>
Gli spiego, indicandoli le ballerine ai piedi.
Seguo Koan dietro l'auto, apre il portabagagli, ed io dalla mia valigia prendo un paio di scarpe sportive e le indosso.
<<Ora va molto meglio!>>
<<E adesso è tutto Signorina! Possiamo accendere i motori?>>
Scherza Koan prendendomi in giro.
Salgo in macchina e mi sento subito avvolta dalla comodità e dalla morbidezza del sedile. Certo che però; jeans morbidi, camicia morbida, sedili morbidi... Questo viaggio inizia all'insegna della morbidezza.
Mi giro e guardo Koan guidare, e l'occhio cade subito sul suo profilo perfetto e sulle sue labbra morbide.
Vorrei tanto sapere quanto!




 

  Undici anni in più di paradiso (FINE PARTE PRIMA)Where stories live. Discover now