capitolo 9

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È proprio lui! Il mio "salvatore di cellulari", lo guardo ammaliata, il suo sguardo magnetico non mi lascia scampo.
Forse gli sto stringendo la mano più del dovuto, ma sento che anche lui non molla la presa.
<<Salve Signorina? Mi ricorda il nome? Ehm... Prego si accomodi.>>
E lui per prima a rompere il ghiaccio, facendo gli onori di casa. Sento una nota d'imbarazzo, non solo fa parte  mia.
Mi accomodo in una delle due poltrone davanti alla scrivania, e lui nella sua postazione, e apre quello che a me sembra un mini computer, con dei tasti touch.
Ingoio a fatica, e poi mi presento.
<<Mi chiamo Malon Diletta, e sono qui per parlare con lei per un eventuale posto di lavoro alla quale io ci terrei tanto.>> Dico tutto d'un fiato, in caso per l'emozione non mi vada via la voce.
Lui digita qualcosa sul suo computer e sembra che non mi stia ascoltando.
Forse mi ha riconosciuta e vuole farmela pagare per averlo quasi ucciso quando gli ho lanciato il telefono.
Ma andiamo non può essere infuriato con me per questo, non lo certo fatto di proposito. É stato un incidente dove nessuno si è fatto male.
Passano alcuni istanti, alza gli occhi e mi guarda.
È proprio bello mio Dio!
Rimango stregata dal suo bel viso perfetto: labbra leggermente pronunciate al punto giusto hmm... il naso perfettamente regolare, capelli un po' lunghi con riflessi più chiari, rispetto ai canoni della popolazione nipponica, ora pettinati e in ordine, sicuramente nel tempo libero lotta con qualche ciuffo ribelle, e infine i suoi stupendi occhi orientali venati da un verde scuro, arma di seduzione. Sicuramente ha origini occidentali, forse il padre, la madre o i nonni.
<<Allora Signorina Malon, giusto? La mia collega mi ha informato che le ha colpito molto il museo d' arte del Signor Kondo, dunque le piacerebbe lavorare lì?>>
Lo guardo stupita, allora ha sentito quello che ho detto, ricorda anche il mio cognome.
<<Pensava non la stessi ascoltando? Io in genere riesco a fare due o più cose contemporaneamente, Signorina Malon.>> Mi assicura con voce dolce e sensuale, poggiando il gomito sulla scrivania e sfregando con il dito indice e pollice alla base del mento.
Cos'è questa una provocazione?
Gli noto fisso al polso, un bracciale del tipo rigido, sicuramente in platino, con sopra una scritta in oro giallo, composta da quattro lettere, sembra un nome cerco di decifrarlo ma non ci riesco.
<<Non avevo dubbi Signor Ono.>> Gli rispondo.
<<Prego, mi chiami pure Koan.>>
Bene, siamo passati all'informale. Forse così mi sciolgo un po' i nervi, sempre sé non mi guarda fisso negli occhi, allora lì non capisco più niente.
Forse in una vita precedente faceva l'ipnotizzatore.
<<È qui in Giappone per cercare lavoro?>>
<<Veramente sono qui a Tokyo per una breve vacanza con tre mie amiche, una è qui fuori che aspetta, mi ha accompagnata.>>
Mi guarda, e sembra che stia a stento trattenendosi dal ridere.
Accidenti! Mi sta prendendo in giro?
<<Mi perdoni non capisco! Sé è in vacanza perché cerca lavoro?>> La sua espressione é interrogativa.
<<Una storia lunga e complicata spiegarla ora...>> Cerco di evadere.
<<Okay capisco! Ha mai lavorato prima d'ora? Mi sembra molto giovane.>>
<<Beh sì! È da quattordici anni che cerco una mia piccola indipendenza. Ho iniziato a lavorare in un albergo a Londra.>>
Mentre parlo cerco in ogni modo di guardare altrove, ma non riesco, il mio sguardo va inevitabilmente da solo alla ricerca del suo.
<<Non era un po' troppo giovane per lavorare?>>
<<Tecnicamente sì! Ma quello che facevo io era un lavoro divertente; intrattenevo bambini, figli dei clienti, in una sala giochi. Non lavoravo molto solo qualche oretta. Lei non può capire quanto si può imparare da loro?>>.
<<No! In effetti non lo so.>>
<<Qualche anno dopo, mi hanno messa alla reception ad accogliere i clienti.>>
<<Dunque lei è inglese?>>
Ancora quel sorrisetto impertinente stampato in faccia, mi sto spazientendo.
<<No sono italiana. Perché c'è qualche problema?>>
Accidenti! Devo tenere a freno la lingua gli ho risposto un po' troppo velenosa, così mi gioco il posto, se mai dovrà esserci.
<<No assolutamente! E che questo spiega tutto!>>
<<Tutto cosa?>> Chiedo preoccupata.
<<La sua parlata inglese.>>
Oddio! cosa vuol dure ? No va bene per il lavoro, lo immaginavo.
<<Oh no, non mi fraintenda! Il suo inglese è ottimo mi creda. È il suo accento...>>
<<Il mio accento? Non capisco?>>
Dove vuole arrivare?
<<Stia tranquilla non centra con il lavoro, e che lo trovo buffo.>>
Lo trova buffo? Ma che impertinente... Finita la carriera lavorativa ancor prima di iniziare.
<<Mi scusi Signorina Malon, non volevo essere impertinente,vedo che c'è rimasta male! Era solo una mi considerazione.>>
Oddio mi ha letto nel pensiero! Ma così uccide il mio ego, ero convinta che la lingua inglese mi avrebbe aperto tutte le porte al mondo del lavoro. E lui lo trova buffo... Se continuiamo di  questo passo mi proporrà di fare il clown al circo, se mai il Signor Kondo ne possedesse uno.
Questo colloquio non sta prendendo la giusta piega!
<<Facciamo così... Parlo con il Signor Kondo, sono sicuro che ha giusto bisogno di nuovo personale, in vista da arrivo di nuovi turisti.>>
Sbaglio, o mi sembra imbarazzato!
Squilla il telefono, alza la cornetta, due parole nella sua lingua e riattacca quasi infastidito.
<<Bene! Se non ha altre domande io avrei finito. Magari la chiamo nel pomeriggio, o al più tardi  domattina. Sicuro le faremo sapere.>>
"Le faremo sapere" le parole magiche!
<<L'accompagno alla porta, chieda pure alla mia collega i fogli da compilare per un' eventuale assunzione.>>
Per fortuna gli abbiamo già compilati o meglio Bea lo ha fatto per me,
spero che possano servire a qualcosa.

Mi alzo dalla sedia, lui nel farmi strada verso la porta, mi poggia la sua mano in mezzo alla schiena. Oddio! Avverto una scossa di piacere intenso che parte dal collo, attraversa la scienza e va dritta come un fulmine fino allo stomaco.
Quando leva la mano per aprire la porta, mi sento la pelle d'oca e un euforico giramento di testa.  Mah... Che diavolo mi succede!
<<Spero di rivederla presto, Signorina Malon.>>
<<Prego mi chiami pure Diletta!>> gli dico con un filo di voce, ho ancora la testa che mi gira.
<<Okay Diletta!>> mi risponde con un sorriso beffardo. Cosa ci ha da ridere ora? Una cosa di lui l'ho capita, è molto bravo a rovinare  i momenti belli.
<<Ripensandoci una domanda ce l'avrei...>> Sono troppo curiosa.
<<Bene sono tutto orecchi!>>
<<Non capisco cosa trova di tanto divertente dal trattenersi dal ridere?>> Oddio l'ho detto davvero! Continuo a non tenere a ferno la lingua, proprio non riesco a stare zitta.
Ma per qualche ragione mi irrita che mi prenda in giro.
<<Scusa, niente di importante, è il suo nome che...>>
<<Il mio nome?>> Oddio cosa vuol dire adesso?
<<Sí, insomma, è un nome che non ho mai sentito.>>
Certo che non lo ha mai sentito, è un nome tipicamente italiano!
<<Sí è buffo! Però mi piace, è come dire... provocante!>>
Ancora quella parola "buffo"! Provocante? Non so sé ho capito bene l'ultima parola? Mi devo ricordare dopo, di tradurre bene questa parola.
Gli stringo la mano e di nuovo quei brividi... Sembra d'acciaio ma morbida come il velluto. Ora leggo bene il nome sul bracciale "Koan"  il suo nome e affianco ci sono incise due ideogrammi giapponesi.
E no basta! A quanto pare io sono solo buffa per lui...
<<Comunque sé il mio nome per te é buffo, il tuo mi ricorda un cartone animato, non so... "Koan il panda" per esempio... Ci scriverò sopra una storia, magari avrà successo tra i bambini.>>
Giro le spalle e non oso guardarlo in faccia, mi diriggo in tutta fretta verso la sala d'aspetto dove trovo Bea ad aspettarmi.
<<Bea sei qui? Dai andiamo...>>
Le metto fretta chiamo l'ascensore e scendiamo verso l' uscita.
<<Dile che hai? Perché tanta fretta? É successo qualcosa?>>
Mi chiede preoccupata.
Mi devo mordere la lingua, questa volta mi sono rovinata da sola, e pensare che, per qualche ragione la speranza la percepivo.
<<No niente! Hai presente "le faremo sapere"...>>
Mento, in parte! Ma sé racconto a Bea realmente come è andata, stavolta mi taglia la lingua. Dopo la fatica che ha fatto per farmi parlare con un responsabile.
In più non mi va di dirle che "l'esaminatore di assunzioni" e il "salvatore di cellulari" sono la stessa persona. Anche perché tecnicamente non ne sono del tutto sicura che sia lo stesso. Insomma lui ha fatto finta di non avermi mai vista, oppure non si ricorda di me.
Io mi ricordo benissimo di lui, e chi si dimentica di uno sguardo ammaliatore come il suo.
Ma insomma guardati Dile, oltre ad essere " buffa" per lui cosa può piacergli di te a uno come lui: bello, intelligente con un buon lavoro...
Una ragazza, ma certo? Avrà già una ragazza, oh no! A questo non ci avevo proprio pensato.
<<Dile, Dile, mi senti?>>
Mi giro verso Bea.
<<Scusa Bea, non ti avevo sentito...>>
Devo smettere di pensare a lui.
<<Me ne sono accorta! Da quando sei uscita da quell'ufficio sei strana. Ci tenevi tanto davvero... Dai tesoro andiamo, raggiungiamo le altre, e poi andiamo a mangiare, dopo un bel pranzetto starai meglio. E per oggi basta! Stasera andiamo fuori a divertirci, offro io d'accordo?>>
<<D'accordo!>>
Spero non faccia altre domande, odio essere evasiva con Bea.




  Undici anni in più di paradiso (FINE PARTE PRIMA)Where stories live. Discover now