capitolo 10

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Bea chiama al telefono Marta per poterci incontrare tutte.
Dopo una quarantina di minuti circa, le raggiungiamo, e tutte insieme entriamo in un locale e ordiniamo da mangiare.
Marta ed Elisa non smettono un attimo di parlare dei loro acquisti, sono tutte e due euforiche.
<<Ci siamo permesse di comprare due cosine anche per voi>> Annuncia tutta contenta Elisa.
<<Sí sono due vestitini, erano troppo carini per lasciarli in negozio, spero che vi piacciano, come sono piaciuti tanto a noi due.>> Aggiunge Marta, sperando di averci fatto in bel regalo.
<<Oh! Grazie mille ragazze, quando rientriamo in albergo, voglio proprio vederli e provarli. A proposito, io e Diletta stasera, volevamo uscire a fare qualcosa di diverso, abbiamo voglia di divertirci. Siete con noi? Potremo andare in qualche localino esclusivo di Tokyo, magari incontriamo quel bel pezzo di figliolo che ha salvato la vita al telefonino di Diletta.>>
Sobbalzo dalla sedia e per poco non mi strozzo con l'acqua... E no! Ci manca solo Bea a ricordarmi Koan.
Devo assolutamente cambiare discorso.
<<Allora Elisa cosa avete fatto oggi? Cosa vi siete comprate? Non vedo l'ora di vedere tutto!>>
Elisa comincia tutta euforica a raccontami tutto quello che si è misurata nei negozi. Lei parla, e dopo un po' non la seguo più, ogni tanto le sorrido, ma ormai la mia mente è volata altrove. Mi trovo spesso a controllare il telefono per vedere se ci sono chiamate da parte sua. Ma dopo quella stupida battuta sul panda che gli ho fatto, dubito che mi chiamerà.
Ma cosa mi è saltato in mente! Avevo davanti a me tutto quello che volevo, il lavoro e...lui...
Cerco di tornare alla realtà, ma il il mio ipnotizzatore Koan si è impadronito della mia mente. In mente ho stampato come un chiodo fisso il suo viso, il suo sguardo ammaliante, la sua mano sulla mia schiena, i brividi!
Lo voglio rivedere! Sì magari Bea ha ragione, in qualche locale esclusivo lo potremmo incontrare.
Cosa sto dicendo! Sarà meglio non rivederlo più. Sono uscita da pochissimo da una storia finita male e già mi sto incasinando in un'altra, è meglio non farmi coinvolgere prima che sia troppo tardi, anche perché sarà una storia a senso unico, e quella a rimetterci sarò solo io.
<<...e cosi ho scelto quello blu mare per te! Con i tuoi lunghissimi capelli castano chiaro ti starà benissimo.
Che ne dici Dile?>>
Per fortuna almeno le ultime parole le ho sentite.
<<Sí, quello blu andrà benissimo. Grazie Elisa>> Mi avvicino e l'abbraccio.
<<A proposito ci devi raccontare la "questione del lavoro", cosa intendevi dire?>>
<<Dai ragazze si sono fatte quasi le cinque. Torniamo in albergo ci riposiamo un po', ci cambiamo e via verso nuove avventure!>>
Grazie a Dio il ciclone Bea interrompe le domande di Elisa, che però sul taxi non sono riuscita a sviare. Me la sono cavata rispondendo vagamente.

Entriamo in albergo e prendiamo l'ascensore, appena si aprono le porte al nostro piano, mi squilla il telefono.
Il mio cuore non so proprio cosa mi abbia combinato, se si sia fermato, o se abbia iniziato a battere a mille all'ora, fatto sta che mi manca il respiro... sé continuo così avrò bisogno di in cardiologo, per fortuna il padre di Bea è un cardiochirurgo molto bravo.
Marta, Elisa e Bea non perdono tempo a fissarmi.
<<Beh! Non rispondi?>>Mi chiede Bea stupita, <<sei bianca come come un lenzuolo, stai bene?>> Insiste preoccupata.
Non le rispondo subito. Prima guardo il telefono che continua a squillare.
<<Sarà...la mia mamma, che...finalmente si è accorta di avete una figlia.>>Balbetto maledizione!
Il numero che mi compare sul display è sconosciuto, e mi agito ancora di più sarà Koan? Oddio devo cercare una scusa per allontanarmi.
Il telefono continua a squillare, potrei perdere la chiamata.
Devo fare in fretta.
<<Sí è mia madre, okay ragazze andate pure in camera vi raggiungo, devo farle una ramanzina, per non essersi fatta sentire tutti questi giorni. Faccio in fretta.>>
<<Okay Dile. Fai pure con comodo. Per un attimo ho pensato fosse Marco, per come sei sbiancata. A dopo. Ah saluta tua mamma!>>
Mi raccomanda Bea.
Per fortuna ci sono cascate!
Appena chiudono la porta, mi metto a correre lungo il corridoio del hotel, dove in fondo trovo una piccola veranda ed esco fuori.
Come premo per rispondere il telefono smette di squillare. Mi fermo e lo guardo fisso incredula.
"No!...no no no! Mi vie viene voglia di piangere... ma quanto sarò imbecille! No! Ti prego se sei Koan richiamami... Ti supplico."
Metto le mani giunte con in mezzo il telefono e me lo porto vicino alla fronte con la testa inchinata e guardo a terra.
Sono bloccata qui, non riesco neanche a muovermi, aspetto di sentire di nuovo squillare.
A questa altezza qui fuori, tira una brezza che mi accarezza la pelle, sento i brividi ma non sento freddo. Solo ora mi accorgo che il pavimento della verandina é leggermente bagnato, alzo la testa e sento le lacrime che mi stanno rigando il viso.
Koan, cosa mi hai fatto? Sono qui attaccata a un filo di speranza che tu mi possa richiamare, e in realtà non so nulla di te, e non smetto di pensare a te.

  Undici anni in più di paradiso (FINE PARTE PRIMA)Where stories live. Discover now