capitolo 20

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Saliti in auto ripartiamo.
Riprendiamo la superstrada e dopo una decina di minuti siamo fuori dalla bellissima città Nagoya.
<<Koan, ora siamo diretti a Kyoto o a Osaka?>>
<<Nessuna delle due, stiamo andando a Nagahama.>>
Me lo dice come se la conoscessi benissimo. Lo guardo e alzo le spalle i segno di resa.
<<Voglio farti vedere il lago di acqua dolce più grande del Giappone, il lago Biwa e poi lo attraversiamo.
<<Ma così non arriveremo tardi?>> Gli faccio notare
<<Se hai fretta andiamo dritti a Osaka!>> Mi risponde secco.
<<Oh no Koan! L'idea di vedere il lago mi attira moltissimo, e che sai... non mi va di approfittare... insomma i Signor Kondo...>> Glielo ripeto ancora, si lo so sono noiosa!
<<Senti Diletta... al Signor Kondo, non gliene può fregare di meno perché lui in realtà sono...>>
Mi squilla il telefono e lui s'interrompe.
<<Scusa Koan, devo rispondere è Bea, me lo dici dopo>>
Cosa vorrà adesso!
<<Pronto Bea!>>
<<Ciao Dile, siete arrivati? Quanto vi manca per arrivare?>>
<<Oh scusa Bea hai ragione, dovevamo esseri lì fra un'ora, ma ci siamo fermati nella città di Nagoya a mangiare qualcosa e a fare un giro! E ora ne abbiamo in mente un altro.>>
<<Dove?>>
<<Facciamo un giro sul lago Biwa.>>
<<Mmh, romantico!>>
<<Okay Bea! Quando arrivò ti chiamo>>
Lo sapevo! Vuole sempre arrivare lì. Mentre cerco di riattaccare sento Bea.
<<Dile aspetta! A che ora arrivate? La festa Gion ricordi?>>
<<Bea vuole sapere a che ora arriviamo!>>
Chiedo rivolta a Koan.
<<Vediamo... Fra quaranta minuti siamo a Nagahama, meno di due ore di traghetto... Verso le dieci di sera.>>
Precisa lui.
<<Ho sentito Dile Grazie! Comunque quando arrivate chiama. Saluta Koan!>>
Urla dall'altra parte del ricevitore Bea, e riattacca.

Questa giornata si sta rivelando la più bella di sempre.
Siamo in fila al porto di Nagahama e aspettiamo per poter imbarcare anche l'auto.
Saliti sopra Koan si parcheggia.
<<Vieni Diletta scendiamo dall'auto e andiamo sopra, sul ponte.>>
Mi dice Koan, e mi consiglia di mettermi qualcosa per coprirmi bene, pare che quando siamo in movimento si avverte di più il freddo. Io vado dietro l'auto, lui apre il portabagagli e dalla valigia prendo uno scialle bordeaux che ho portato dall'Italia.
<<Tu non ti porti niente dietro?>> Gli chiedo preoccupata, non voglio che preda freddo.
<<Io sono abituato a queste temperature>>

Noto che in questo traghetto viaggia poca gente, oltre a noi due, conto altre sei persone.
Sul fianco dell'imbarcazione leggo la scritta "Nagisa" di colore rosso tutto il resto e bianco.
In cima si può notare sventolare una bandiera bianca rettangolare, con un grande disco rosso al centro, Sol levante, simbolo del paese del Giappone.

Dopo una mezz'oretta di viaggio, Koan incomincia ad agitarsi sul sedile, come se avesse le spine sotto.
<<Vieni Diletta andiamo verso prua. Ti voglio fare vedere una cosa. Qui c'è troppa gente!>>
Troppa gente? Ma dove la vede. Io stavo appunto pensando il contrario.
Lo seguo, e ci dirigiamo dalla parte destra del ponte. A un certo punto Koan si ferma, e si appoggia al parapetto, mi esorta ad avvicinarmi affianco a lui, e vedo che osserva lontano verso le basse montagne della costa.
<<Guardia Diletta, laggiù, osserva, lì si vede Koibito sdraiata lungo la costa che aspetta il suo Koi ni.>>
Mi dice normalmente. Ogni tanto forse si dimentica che non sono giapponese. Lo guardo con la fronte alquanto corrugata, non ho la più pallida idea di che cosa stia parlando.
<<Scusa Koan! di che diavolo parli?>> la mia espressione parla chiaramente.
<<La leggenda narra che, più di tremila anni fa c'erano un ragazzo e una ragazza che si amavano, di un amore mai raccontato prima.
Il padre di lei, le permetteva di vedere il suo amato, solo dieci minuti al gorno,per una piccola passeggiata.
In quel breve tempo che si incontravano, i loro corpi non camminavano fluttuavano nell'aria. L'energia del loro amore era così forte da farli stare al di sopra di ogni altra cosa.
Al padre tutto questo non gli era gradito, quindi cercò in tutti modi di farli incontrare sempre meno, fin al punto da non vedersi più.
A Koi ni, per poter rivedere Koibito, almeno un'ultima volta, il padre gli disse che doveva uccidere il mostro che viveva in fondo al lago di Biwa.>>
<<Vuoi farmi credere che sotto il lago vive un mostro!>> Gli chiedo un po' titubante.
<<Cara Signorina, le ricordo che è una leggenda!>>
Si prende gioco di me.
<<Continuo a non vedere questa fanciulla sdraiata...>> Gli dico mentre mi sforzo di individuarla.
<<Proprio lì, di fronte al suo nasino.>>
Me lo indica, mentre lui si sposta dietro di me e vengo circondata con tutto il suo corpo e le braccia, e racchiusa tra lui e il parapetto.
Torreggia dietro di me e con il braccio teso mi guida.
<<Vedi Diletta, seguì la mia mano guarda: il profilo del suo viso, scendi giù, si vede il collo, il seno, i fianchi, e le gambe leggermente sollevate.>>
Mi elenca tutto minuziosamente vicino all'orecchio, la sua voce ha un tono sensuale, tutto il mio corpo ora invoca il suo contatto, sono ferma, paralizzata, ho paura che tutto questo possa finire.
<<Vuoi sapere come finisce la leggenda?>> Mi sussurra all'orecchio, io annuisco, non mi esce neanche un fil di fiato.
<<La notte prima di avventurarsi negli abissi del lago Biwa per sconfiggere il mostro. Koi ni e Koibito si incontrano di nascosto per un ultimo abbraccio di addio. Koibito, cercò di dissuadere l'amato dalla morte certa.
Ma lui si fece promettere di farsi trovare sdraiata per il suo ritorno così l'avrebbe...baciata...e amata...per sempre!>>
Queste ultime parole le scandisce con voce voluttuosa, sussurrate al mio orecchio. Con il mio corpo lo sento tremare.
<<Ma non lo vide più, e lei è rimasta lì stesa ad aspettare...che un giorno possa...tornare...da lei...per amarla.>>
Mi prende il mento con la mano e lo avvicina alle sue labbra.
Ma ancora una volta...
La voce di un signore che parla in lingua giapponese vicino a noi interrompe l'istante.
Koan si gira, e come lo vede si agita notevolmente.
Il signore si rivolge a lui in modo cordiale. Koan si avvicina e intraprendono una conversazione, tra le parole a me incomprensibili, sento il nome di Kondo, sicuramente è qualcuno che lo conosce. Dopo qualche minuto si salutano e Koan mi porta via da lì.

Entriamo dentro al coperto e ci sediamo a un tavolino per bere e mangiare qualcosa. Koan ordina un piattino di Mochi e del tè verde caldo, è nervoso e distratto, e si guarda intorno di continuo, poi si scusa e si allontana un attimo e fa diverse telefonate.
Quando torna gli chiedo spiegazioni per questo suo atteggiamento. Koan posa nuovamente il telefono in tasca, e si accomoda affianco a me, e riordina alto tè caldo.
<<Koan, c'è qualcosa che ti preoccupa? Sei nervoso, ti giri di continuo...>>
Gli chiedo, basta non sopporto vederlo agitato.
<<Niente di importante! E che ho incontrato gente che conosco...>>
Mi risponde cercando di stare tranquillo.
<<Ha a che fare con il Signor Kondo? Lo sentito nominare a quel signore di prima.>>
<<Hai capito anche altro Diletta, se sì, dimmelo ti prego!>>
La preoccupazione di Koan è eloquente... a questo punto c'entra il Signor Kondo!
<<Stai tranquillo Koan, mi assumo io la responsabilità.
Gli dico che volevo visitare posti nuovi... Cose così... insomma mi inventerò qualcosa al momento...>>
Vedo che mi fissa e sorride.
<<Sei ancora convinta che stai tradendo la fiducia del Signor Kondo?>> mi chiede divertito.
<<Okay finisci il tè, poi andiamo a prendere l'auto fra venti minuti sbarchiamo.>>
Non chiedo più spiegazioni, ora è più rilassato. Non riesco a stare dietro a questo suo umore altalenante, oddio comincio ad accusare la stanchezza.
Altro che festa! Ho bisogno di dormire, sono sveglia dalle sei di stamattina.

  Undici anni in più di paradiso (FINE PARTE PRIMA)Where stories live. Discover now