capitolo 22

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Sabato 09 luglio

La luce del mattino presto illumina la stanza, e la fa apparire ancora più bella, mi sveglio ben riposata e felice, mi tiro su a sedere sul letto e stiracchio tutti i muscoli, ci metto un po' a capire in che giorno siamo: sabato nove luglio.
Sarà che la giornata di ieri è stata lunga e intesa, come due giorni in uno.
Guardo che ore sono; le sette e mezza, è presto!
Chissà se Koan è già sveglio? Mi alzo vado in bagno e poi mi vesto.
Gli indumenti che avevo appoggiato sul letto la sera prima, ora li vedo ben piegati su una sedia all'angolo della stanza, anche questi sono stati spostati da qualcuno ieri sera.
Finalmente pronta, decido di scendete al piano di sotto. Arrivata in fondo alle scale, mi avvio dove suppongo ci sia la cucina; la casa è veramente grande ora con la luce del giorno inizio ad orientarmi, non vedo nessuno, dovrò girare almeno mezz'ora prima di trovare qualcuno.
<<Buongiorno dormigliona!>>
La voce di Koan che proviene dalle mie spalle mi fa trasalire.
<<Koan sei tu? Mi hai spaventata!>> Gli dico ansimando.
<<Hai fame?>>  Domanda.
<<Alla fine eri talmente stanca che ti sei addormentata senza mangiare.>>
<<Scusa, ieri non mi sono accorta che... Ma ora sì ho una fame da lupi.>>
A pronunciare la parola fame, il mio stomaco incomincia a brontolare
<<Non ti devi scusare! Vieni Diletta, di qua.>>
Mi indica dove devo andare, a quanto pare stavo sbagliando strada.
Ci sediamo in un tavolo davanti a una grande vetrata con vista in un giardino pieno di fiori assorti coloratissimi, messi in ordine ben preciso e curati alla perfezione
La tavola è imbandita elegantemente e sopra contiene ogni ben di Dio.
<<Koan, questa sembra più una vacanza di piacere, non un viaggio di lavoro.>>
Gli dico con gli occhi sgranati dalla meraviglia.
<<A proposito di lavoro, mangia che fra meno di un'ora, dobbiamo trovarci al museo di Osaka.>> Precisa.
Il cibo posto sul tavolo è delizioso, e assaggio di tutto.
<<Ti piace?>>Mi chiede Koan mentre mi guarda deliziato.
<<Generalmente la mattina mattina preferisco il dolce; cappuccino e croissant, ma questi bocconcini sono deliziosi e in più sono veramente affamata.>>
Gli rispondo senza smettere di mangiare.
Koan mi guarda divertito, mettendomi in soggezione.
<<Qualcuno ieri è entrato nella mia stanza, mentre dormivo.>>
Gli dico per togliermi dall'imbarazzo. Bene adesso è lui che non sa dove guardare.
<<Non m'importa Koan, se la Signora Yumi sia entrata in camera a imboccami le coperte, è stato un gesto molto gentile. Ricordami di ringraziarla>>
<<Ehm... Diletta io... Scusa, sono stato io ad entrare nella camera. Ho bussato credimi... ti aspettavo per la cena, ma tu non scendevi... Volevo sapere se stavi bene!>>
"Oooh! ma quanto sei carino imbarazzato".
Immaginavo fosse lui... ma vedere che anche a un "dio greco" gli va a fuoco il viso, è uno spettacolo da non perdere.
<<Bene! Se abbiamo finito di fare colazione, possiamo pure andare. Siamo qui per lavorare Signorina sennò chi lo sente il Capo!>>
Mi dice cambiando completamente discorso, adesso da la colpa al Signor Kondo. È alquanto imbarazzato!
Pronti prendiamo l'auto e ci dirigiamo verso il centro di Osaka.
Koan è particolarmente silenzioso.
<<Dormito bene?>> Gli chiedo per fare conversazione.
<<Ehm... Diletta dimmi... ah sì, bene grazie!>>
Risponde distratto.
<<Ti preoccupa qualcosa Koan?>> gli chiedo ed è evidente che ha qualche pensiero, spero non c'entri qualcosa con me! Stiamo bene insieme però ogni tanto si rabbuia.
<<Vedi... il fatto è... Ti è mai capitato di nascondere qualcosa a un tuo amico, ma hai il terrore di rivelarlo per non perdere la sua fiducia?>>
Mi fa un giro di parole, però il senso credo di averlo capito.
<<Beh, fammi pensare... No! C'entra per caso il Signor Kondo?>>
Sono quasi certa che è così, me lo sento!
<<Beh! In un certo senso...>>
<<Lo immaginavo! Abbiamo esagerato ieri Koan, ti prego è anche colpa mia, tu devi dirglielo che c'entro anche io. Ieri ho passato la giornata più bella ed emozionante della mia vita! Mi prendo tutto quello che mi merito.>>
Oddio l'ho detto! In un momento di eccitazione mi sto dichiarando... Sono impazzita.
<<Non è proprio quello che intendevo... Davvero è stata la giornata più bella della tua vita?>>
Oddio l'ha notato!
<<Sai, anche per me è stato così...>>
Mi guarda e mi sorride soddisfatto, ed io soffoco dalla gioia. Se solo lui pensasse di me solo un quinto di quello che penso io di lui...
Ecco che gli squilla di nuovo il telefono, quell'idiota dall'altro capo ha rovinato un così bel momento. Ora che ci penso, c'è sempre un idiota a interrompere i momenti più belli, a parte quando ci pensa lui stesso, come quella volta al privée.

Siamo arrivati e scendiamo dalla macchina, Koan è ancora al telefono, ha una faccia alquanto seccata, dopo due minuti attacca.
<<Scusami Diletta, il lavoro...>>
<<Certo Koan capisco! Era il Signor Kondo?>> Chiedo per cortesia ma so già di sicuro che non si trattasse di lui.
<<No!>>
Un altro no secco.
<<Guarda Diletta, girati!>> E mi rivolta con le mani facendomi girare.
Un clone! "KKondo Art Museum" uguale a quello di Tokyo, rimango a bocca aperta.
<<Che arditezza! Scommetto che anche l'altro a Sapporo è uguale a questo?>> Gli chiedo scontata.
<<Si! Hai indovinato.>>
Mi risponde rassegnato.
<<Come mai il Signor Kondo, questa idea alquanto singolare? Oh, aspetta non capire male a me piace tantissimo!>> Lo rassicuro.
<<Diciamo che... è più una cosa voluta da una donna che fa parte della famiglia del Signor Kondo.
Non chiedermi altro Diletta!>> Mi anticipa. Lo ha capito che avrei voluto saperne di più
<<Dimmi solo se tu la conosci.>>
<<Sì!>>
Altra risposta secca!
Eppure per qualche ragione vorrei sapere delle cose riguardanti il Signor Kondo, ma non riesco a chiedere niente a lui, e come se sapessi di aver una tomba davanti.
<<Vieni Diletta, entriamo dentro rimarrai ancora più sorpresa!>>
Nel farmi strada mi poggia la mano in mezzo alla schiena. Di nuovo stesso identico effetto... appena le sue mani mi toccano, anche attraverso i vestiti, il mio corpo, avverte una scossa di piacere intenso che parte dal collo attraversa la schiena e va a finire dritta allo stomaco, paradiso puro!

Si ferma davanti all'ingresso per aprirmi la porta, io entro, e rimango sbalordita.
Che cosa bizzarra! Anche l'interno è uguale e identico al museo di Tokyo: stessi coloro stesse luci, e stesso sale esposizione.
<<Forte! Sembra di non essere mai partita da Tokyo. Il personaggio che ha architettato tutto questo, deve avere un carattere estroso ed eccentrico.
Un giorno questo Signor Kondo, lo vorrei proprio conoscere.>>
Gli dico, mentre mi guardo intorno tutti i particolari identici, tranne uno: la " La saletta delle luci bianche", qui non vedo nessuna parete che la separa.
<<Comunque, il Signor Kondo con queste stramberie non c'entra.>> Mi ricorda quasi fosse a disagio.
<<Sì lo so... la "donna di famiglia"! Ma se lui le ha dato carta bianca per fare tutto questo, vuol dire che ci teneva tanto a lei.>>
Forse è stata la sua povera moglie morta giovane.
<<Diletta, mi scuseresti un attimo, vado negli uffici a parlare con i dipendenti, tu fatti pure un giro>>
Non aspettavo altro, voglio arrivare in fondo alla "Sala esposizione" sempre se anche qui ha lo stesso nome.
Arrivata in fondo dove dovrebbe esercì la saletta, qui non c'è nulla, tutto aperto, solo qualche vetrina espositore con oggetti ben custoditi all'interno, sembrano degli oggetti di famiglia nobile.

Dopo circa un'ora stiamo transitando per le vie di Osaka, ogni tanto Koan fa qualche sosta, io decido tutte la volte di aspettarlo in macchina o nelle vicinanze.
Lui è davvero indaffarato, io invece sono qui che lo aspetto e basta.
Passa quasi tutto il tempo al telefono, non mi fa fare niente, a volte mi sento d'intralcio.
<<Tutto bene Diletta?>>
Mi chiede, finalmente si accorge che esisto.
<<Sì tutto bene!>>
Gli rispondo seccata, ma in realtà vorrei urlare che non è vero.
<<Okay, giuro, questa è l'ultima sosta, poi andiamo a mangiare. Vieni con me?>>
<<No!>> Rispondo secca.
<<Okay torno subito!>>
Scende dall'auto ed entra in un edificio, sembra una banca, ma sono troppo pensierosa per farci caso.

Finalmente ci fermiamo per mangiare. Sul cibo mi affido a lui, che ordina anche per me.
Siamo in piena conversazione, quando mi rendo conto che non ho ancora chiamato Bea per metterci d'accordo per incontrarci la sera a Kyoto.
A Koan per l'ennesima volta gli squilla il telefono e si sposta per parlare, io ne approfitto per chiamare Bea.
<<Diletta! Quale buon vento ti porta a chiamarmi?>>
Sempre simpatica Bea ultimamente.
<<Senti Bea taglia corto! A che ora ci vediamo stasera, e dove?>>
<<Io Elisa e Marta volevamo uscire verso le otto, mangiare qualcosina fuori. Tu dove sei?>>
<<Stiamo mangiando in un localino a Osaka.>>
<<Ancora! Sono quasi le tre.>>
<<Bea, noi stiamo lavorando!
Dai allora ci vediamo verso le otto, poi decidiamo dove andare. Okay.>>
<<Okay, a dopo, saluami Koan!>>
Chiudo la conservazione, e vedo che ha chiuso il telefono anche Koan, si avvicina al tavolo e si siede accanto a me.
<<Chi era al telefono?>>
Mi  chiede incuriosito.
<<Ah giusto! Era Bea, ci chiedeva se ci sta bene uscire stasera verso le otto a Kyoto per la festa di Gion.>> Lo informo.
<<Sì! A me va benissimo.>>
<<Poi ci mettiamo d'accordo dove incontrarci, forse tu puoi darci una mano, visto che conosci il posto.>>
<<Bene, allora finiamo di mangiare, poi torniamo a casa a rilassarci un po>>
<<Okay!>>

  Undici anni in più di paradiso (FINE PARTE PRIMA)Where stories live. Discover now