Capitolo 28 -Isabel-

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Mi alzo prestissimo, ancora frastornata da quello che è successo ieri sera. Oggi dovrò sostenere l'ultimo esame prima della laurea e non ho la testa per farlo... sono confusa, arrabbiata, delusa... sto male.

Non so che pensare, non voglio pensare...sarebbe tutto più semplice.

Non riesco veramente a credere che mi abbia fatto una cosa del genere, che aiuti lei, in una situazione del genere...dopo il loro trascorso.

Mi ferisce e non so se lui riesce a capirlo o meno.

La mia rabbia sale ancora di più quando mi rendo conto che c'è qualcos'altro che non mi sta dicendo.

Mi vesto velocemente ed esco di casa senza neanche fare colazione. La farò al bar dell'università... devo uscire da qua, ho bisogno di stare da sola, di pensare.

Per questo non l'ho neanche svegliato, gli ho lasciato un semplice biglietto con scritto che sarei uscita.

Era tutto troppo bello, troppo perfetto... mi ero quasi dimenticata cosa si prova ad essere prese in giro dal proprio ragazzo... quasi.

Il dolore si cancella, ma i segni rimangono, sempre. Inutile mentire a se stessi.

Ed io sono consapevole da sola, che di segni addosso, ne porto già abbastanza.

Tre ore dopo esco dall'università diretta al Jeffrey's per andare a parlare con Cam, è giunto il momento di dirgli che aspetto un figlio e di ehm...pregarlo di farmi lavorare. Mi serve quel lavoro, non me ne starò chiusa in casa a far niente per i prossimi mesi.

L'esame è stato più difficile del previsto. E non per colpa mia che a mio parere ho fatto un ottimo esame, ma per la professoressa ... una stronza di prima categoria...per tutto il tempo non ha fatto altro che fissarmi male e sistemarsi quei maledetti capelli biondo tinto, con quelle unghie lunghissime.

Per non dire di come era vestita... sicuramente se fossi stata un ragazzo, avrei avuto serie difficoltà a non fissarle le tette o il fondoschiena.

In ogni caso, sono riuscita a superarlo... prendendo comunque il voto più basso mai preso in questi anni. Erick non ha tardato a prendermi in giro, appena lo ha saputo. Non so neanche dove sia finito, era dietro di me fino a pochi istanti fa.

Bah, non so che dire.

Sto per chiamare Nat per dirle che ho passato l'esame, come facciamo sempre, quando appoggiato alla sua moto mi ritrovo davanti Jake che mi sta fissando guardingo.

Che accidenti ci fa qua? Non ho punta voglia di vederlo, ne di parlargli... anche se, vestito così, mi resta difficile non farlo.

Perché dev'essere sempre così perfetto?

Lo saluto con un'alzata del mento mentre lo supero a testa alta, senza fermarmi... spero che capisca subito come stanno le cose. Ma quando mi sento prendere per un braccio e tirarmi verso di lui, senza che neanche si sia mosso, sospiro ''che ci fai qua?'' guardando male la mano che stringe il mio avambraccio ''ehi, ciao anche a te.. non mi hai neanche salutato stamattina prima di andare via'' mi fa posizionare davanti a lui ''scherzi, spero?'' sospira ''no, non scherzo. Odio litigare con te, odio sentirmi uno stronzo con te'' ''sei uno stronzo, è diverso'' '' e dai, non fare così. Non voglio litigare per giorni'' ''credo che tu sia l'ultima persona che può avanzare pretese al momento... Come ogni santissima volta che ci infili in queste situazioni'' ''senti... non lo faccio apposta'' ''oh, io credo proprio di sì Holders. Tu te le vai a cercare... e io mi sono stancata'' lo guardo ancora peggio.

Mi sono stufata. Sta raggiungendo il limite del sopportabile.

Si passa una mano davanti alla faccia ''dove stavi andando?'' mi chiede cercando di non perdere la pazienza ''fatti gli affari tuoi'' stavolta è lui a guardarmi male, mentre cerca di mantenere la calma. Ma noto dal tic alle labbra che gli è davvero difficile...odia quando gli rispondo così.

Oltre noi, l'infinito #wattys2017 Where stories live. Discover now